6 ottobre 2020
L’IMBARAZZANTE NODO CHE SALA NON SCIOGLIE
Una città in bilico
Del problema della rielezione del Sindaco ne ho già parlato in due editoriali, il 25 agosto e il 15 settembre scorsi, e quello che scrivo è una sorta di continuazione e lo faccio dopo il post su Facebook dello stesso sindaco del 30 settembre nel quale rilancia l’iniziativa di consultazione della città a partire dal prossimo 12 ottobre e che riporto in calce(*).
Mi ero aspettato che prima dell’avvio di questa operazione il Sindaco sciogliesse il nodo della sua ricandidatura ma non lo ha fatto anzi, a quanto scrive Zita Dazzi su Repubblica Milano l’1 ottobre, a conclusione di questa operazione, prevista per il 7 di novembre: ”Poi si saprà se correrà per la poltrona di primo cittadino”.
Non so se questa affermazione che non compare nel post di Sala sia un pensiero di Dazzi ma temo che corrisponda alle intenzioni del sindaco visto che la Repubblica Milano ne è una sorta di portavoce.
Questo rinvio a dopo la consultazione della città penso sia imbarazzante per i partecipanti ai tavoli e alle consultazioni, ma anche per la città, perché il sindaco ha tutto il diritto di fare una consultazione non a titolo puramente accademico ma proponendosi in sostanza come “esecutore” di una sorta di volontà popolare che ne emergerà: e se rinunciasse alla ricandidatura?
Se rinunciasse alla candidatura il tutto si risolverebbe in un inutile sceneggiata di chi fa solo un’operazione di immagine personale.
Quest’operazione non lascia perplesso solo me, basta leggere i moltissimi commenti al post del sindaco.
Desta anche una certa sorpresa che il PD milanese, il partito di maggioranza relativa in Consiglio Comunale, non batta ciglio e non sia lui a chiedere di fare chiarezza su una questione così importante, questione che apparentemente lascia tranquillo il PD anche se le voci su presunte nuove candidature potenziali circolano con sempre maggior insistenza, al suo interno e in città.
Una nuova candidatura non si costruisce troppo a ridosso della scadenza elettorale e, come tutti abbiamo capito, anche fare nomi troppo presto qualche volta vuol dire bruciarli, tuttavia ci vuole tempo per lanciarla.
Si cercherà un candidato di continuità? Che possa utilizzare il lavoro di consultazione, una sorta di cappotto per tutte le stagioni, fatto da Sala volato altrove?
Un cappotto che probabilmente il PD farà suo con questo dimostrando l’incapacità di una visione politica autonoma ma anche lui affidandosi a “consulenti” o personaggi esterni? Dov’è il dibattito politico? Quello delle idee? Esiste ancora?
Prima di aggiungere qualcosa oltre a quello che ho detto nei miei editoriali precedenti a proposito dell’operazione varata dal Sindaco, voglio parlare della ricerca fatta dal Consiglio Comunale presentata alla fine del mese scorso dal titolo “Milano 2046. Dal laboratorio alla città, dalla ricerca al confronto pubblico: I risultati della ricerca Delphi sul futuro di Milano”. Una ricerca avviata nel 2018 e giunta a conclusione nel settembre di quest’anno.
La ricerca è stata fatta secondo il cosiddetto metodo Delphi e ha coinvolto 235 persone riunite secondo un criterio di competenza e di autorevolezza, a cominciare dagli ex sindaci di Milano, col grande vantaggio che i partecipanti non rappresentavano interessi ma solo se stessi e una visione del bene comune.
Un lavoro prezioso che va letto e che il Presidente del Consiglio Comunale, Lamberto Bertolè il principale animatore, ha presentato dichiarando che questa ricerca è stata condotta tutta prima dell’arrivo del Covid-19 e quindi non tiene conto degli effetti di quest’ultimo.
Allora invece di varare una nuova consultazione perché non procedere ad un “aggiornamento” di questa ricerca, così già ben strutturata e chiedere un nuovo giro aggiornato di pareri alle 235 persone che sul futuro di Milano hanno lavorato per due anni?
La ragione c’è: a Sindaco e Giunta di quel che fa il Consiglio Comunale si interessa poco, e lo si vede spesso e questo è il risultato delle sciagurate riforme dell’amministrazione locale volute da Franco Bassanini, più volte ministro e sottosegretario, deputato e senatore, il devastatore delle amministrazioni locali che con una sua legge istituì l’elezione diretta del sindaco e di una Giunta Comunale fatta di assessori direttamente da lui delegati.
Lo fece allora in nome della “stabilità” delle Giunte, troppo spesso vacillanti, senza bilanciamento dei poteri: dalla instabilità alla cattiva politica.
La riforma Bassanini tolse quasi tutti i poteri al Consiglio Comunale e li consegnò al sindaco che oltre a tenere sotto scacco la Giunta con il ritiro delle deleghe, tiene sotto scacco l’intero Consiglio Comunale: se si dimettesse tutti a casa e nuove elezioni.
Rimpiango i vecchi tempi quando i cittadini eleggevano il Consiglio Comunale e questi nominava sindaco e assessori: oggi ci saremmo evitati questo balletto delle ri-candidature e gli eletti in Consiglio dai cittadini avrebbero un potere reale consono alla delega da loro ricevuta.
Dunque perché mai scegliere la via di una consultazione ex novo? Per avere una visibilità che serva comunque a far carriera sia nel pubblico che nel privato?
Torniamo alla struttura della consultazione di Sala. Si parla di 7 tavoli per sette temi ma ne manca uno essenziale: il tavolino a tre gambe di un medium che interroghi il Covid e gli chieda quando si leverà di mezzo.
Questa è la vera domanda alla quale non si sa rispondere: tra un anno? Due, forse molto di più? Se ne parla quotidianamente e le avvisaglie non sono rassicuranti.
Una questione fondamentale perché, se quantomeno non ci si dà anche solo accademicamente un orizzonte temporale, è impossibile suggerire idee o strategie come vorrebbe il Sindaco.
La durata del Covid-19 è determinante visto che più rimane tra di noi, con la conseguente modifica dei nostri comportamenti, e più quei comportamenti diverranno definitivi, strutturali, con tutto quello che ne consegue.
Il primo sintomo l’abbiamo avuto con la questione del lavoro da remoto che in ogni caso non scomparirà ma che, per quello che resterà, ripropone la questione del trasporto pubblico, dell’edilizia destinata al lavoro d’ufficio, per i servizi di ristorazione, per il commercio e per molto altro ancora.
Cosa si sa sino ad ora? Quello che i ricercatori di tutto il mondo stanno facendo per rispondere a una prima domanda: la reazione della gente alle nuove condizioni di vita durante la pandemia.
È il quadro restituito dall’indagine “L’Italia ai tempi del Covid-19”, condotta dai ricercatori Iassc (Institute for advanced study of social change), l’osservatorio permanente sul mutamento sociale del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Milano-Bicocca.
Ne anticipa i contenuti un suo comunicato stampa (28.09.20) del quale riporto un passaggio molto interessante: ”Aumentano i casi di insonnia, se il 54,1 per cento del campione confessa difficoltà ad addormentarsi (40 per cento un po’, 14,1 molto), quando prima dell’emergenza era appena il 35,6 per cento (29,5 e 6,1). Per quanto riguarda invece le dipendenze, un italiano su cinque (il 20,8 per cento) ha iniziato o ricominciato a fumare o fuma più di prima, anche se il 15,2 per cento lo fa di meno. Tendenza opposta in ambito di consumo alcolici: è diminuito per un quinto del campione (19,4 per cento), aumentato per circa un decimo (11 per cento).
In ambito lavorativo, i punti critici segnalati sono l’aumento dell’intensità del lavoro (per il 28 per cento del campione, seppure per un terzo dei rispondenti l’intensità sia diminuita), dei rischi per la salute (39,8 per cento degli intervistati) e del conflitto percepito tra impegni professionali e famigliari (per un italiano su quattro, il 27,6 per cento del totale). Reddito e stipendio, poi, sono in flessione per il 34,9 per cento degli intervistati. Per circa un terzo degli italiani, la qualità del lavoro è così peggiorata, soprattutto per chi è in possesso di un titolo di studio universitario.”.
Cercare fin da adesso lo scenario di una nuova normalità e attrezzarsi per gestirla è quantomeno prematuro: oggi posiamo limitarci a mettere qualche cerotto qua e là e rimediare ai guasti passati di sempre, a farlo non si sbaglia mai.
Sciogliere nodi inutili, anche questo farebbe bene.
Luca Beltrami Gadola
*
Qualche settimana fa avevo lanciato l’idea di chiedere alla città, in considerazione delle lezioni che la crisi del Covid sta dando a noi e a tutto il mondo, di impegnarsi direttamente in una profonda riflessione sul futuro di Milano. La città ha risposto immediatamente e le migliori espressioni del mondo della ricerca, dell’università, delle imprese e del terzo settore hanno espresso la consueta vitalità con cui Milano interpreta le sue prospettive. Nasce così un’iniziativa che parte dal 12 ottobre, coinvolge tutte le componenti della città e si articola su sette temi.
I sette temi rappresentano le sfide a cui Milano intende rispondere in modo articolato ed efficace per disegnare il suo nuovo futuro: La metropoli dei quartieri, In transizione ambientale, Una città in salute, Smart&working, Il bisogno di Milano, Nascere, crescere e vivere a Milano, Una città che crea, sa e forma
I lavori si articoleranno in momenti distinti. Inizieranno con la creazione di un tavolo di lavoro per ogni tema composto da esperti delle materie provenienti da realtà pubbliche e private. A questi tavoli, ospitati nelle sedi di alcune delle più prestigiose istituzioni della città scelte per la loro competenza nelle materie in questione, si discuterà, a porte chiuse, dei temi per elaborarne i principali contenuti.
I risultati di questi lavori saranno presentati poi in sette giornate diverse, ognuna dedicata a un singolo tema.
Queste giornate, a loro volta ospitate nelle diverse sedi del Piccolo Teatro e trasmesse on line, vedranno la presentazione di ogni tema e la loro discussione da parte di rappresentanti dei saperi, degli interessi e delle rappresentanze di tutta la città.
Il risultato di questi confronti sarà patrimonio collettivo di tutta Milano e dei suoi interessi.
Infine è mia intenzione, successivamente, organizzare una serie di dialoghi (anch’essi trasmessi on line) durante i quali mi confronterò con personalità del mondo della politica, della conoscenza e della creatività per raccogliere le loro idee e i loro spunti sul futuro di Milano. L’obiettivo è chiudere il tutto per il 7 novembre.
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