14 aprile 2020

NIENTE SARÀ COME PRIMA! SARÀ MEGLIO O PEGGIO?

Una domanda. Qualche risposta.


Foto di Nicolò Maraz - Milano deserta

Foto di Nicolò Maraz – Milano deserta

Lo scorso 28 marzo ho scritto una lettera agli autori di ArcipelagoMilano chiedendo loro una riflessione sulla ripartenza di Milano e come vorrebbero che avvenisse. Sono giunti moltissimi articoli, ancora ne sono in arrivo e li pubblicheremo tutti nelle prossime settimane. Gli autori hanno dato vita a una sorta di tavolo virtuale di discussione che sono certo proseguirà. Un grazie agli autori.

La stessa domanda me la sono fatta pure io. Sarà meglio o peggio? Temo peggio ma non disperiamo.

Purtroppo un primo segnale del peggio l’ha dato il sindaco Sala indicando recentemente Renato Mazzoncini, (ex numero uno di Ferrovie dello Stato), per il consiglio di amministrazione di A2A, l’azienda energetica posseduta da Milano e Brescia. C’eravamo illusi che, com’era stato lasciato trapelare in passato, Milano si considerasse in qualche modo vittima di Mazzoncini che aveva sottratto le aree degli scali ferroviari ai suoi legittimi proprietari: i cittadini milanesi. Non era così. Mazzoncini andava premiato!

Qualcuno ha detto che il Covid-19 sarebbe stato una cartina di tornasole. E’ vero. Ci ha fatto capire da che parte sta Sala. E pensare che tra le mie proposte ci sarebbe quella di metter mano al PGT, dimenticare il passato, cancellando in autotutela lo scempio della convenzione sugli Scali, ripartire da zero, farne uno nuovo che prenda atto di uno scenario completamente diverso dove l’assessore all’Urbanistica non avrà più bisogno di dipingere le piazze per salvarsi l’anima.

Questo comunque è Sala che come responsabile milanese della protezione civile non ha nemmeno fatto quello che la legge gli imporrebbe.

Un peggio latente poi c’è: perdita definitiva di elementi di democrazia e libertà perché sotto sotto, come per il virus dove ci sono più contagiati di quanto si veda, così tra i politici ci sono più sovranisti di quanti non lo dichiarino apertamente.

Prima di parlare del “meglio” qualche considerazione.

Che sentimenti mi animano nello scrivere? La rabbia, l’amarezza e lo sconcerto.

La rabbia per aver visto morire inutilmente tante persone, una nuova “strage degli innocenti”. Ho pietà per tutti ma soprattutto per gli anziani e non lo faccio per difesa della mia classe anagrafica. C’è una ragione particolare. Muoiono gli anziani, ma anche i meno anziani e con loro scompaiono i loro saperi, un patrimonio insostituibile. Il Covid-19 è una potente macchina che ha interpretato ad abundanziam lo spirito rottamatore di Renzi: far fuori i vecchi.

Nelle tribù ai primi passi della storia dell’uomo c’erano, ascoltati, gli anziani. Il consiglio degli anziani era un organo di tutte le comunità, un “senato” spontaneo e rispettato. Giovani e vecchi governavano insieme.

Oggi di quella tradizione ci sono ancora solo alcuni “anziani” ancora in circolo che sono ahimè parte della gerontocrazia politica ma soprattutto economica e che non fanno onore alle loro canizie.

L’amarezza, che mi accomuna con molti dei nostri autori, è quella di esser rimasti inascoltati. Questo non ci autorizza certo a dire la classica frase “noi l’avevamo detto”. Non lo dobbiamo dire perché sarebbe ammettere la sconfitta. Resistiamo. Ricominceremo a dire le stesse cose sperando che sia la volta buona. Accantoniamo l’amarezza.

Lo sconcerto. E questo è il peggio. La lettura dei quotidiani e le notizie che ci arrivano dagli amici a vario titolo coinvolti nella lotta contro il virus, per non parlare di quelli malati entrati e fortunosamente usciti dal girone infernale che si chiama “sanità lombarda”, ci fanno scoprire l’assoluta inadeguatezza di chi ci amministra: Gallera, Fontana, Sala per parlare solo dei più visibili.

Ma quello che negli ultimi giorni mi ha più colpito è la nostra città: “Milano attrattiva”, Milano Smart City”, “Modello Milano”, che vede crescere i contagi e i morti. La Milano internazionale, motore d’Italia, di fronte all’inefficienza dello Stato e della Regione che oggi brilla persino per il fallimento dell’ospedale in Fiera, non ha fatto nemmeno ciò che altre amministrazioni hanno saputo fare: provvedere direttamente a comprare per ogni dove mascherine, guanti e camici per proteggere i medici di base milanesi, ai quali andavano anche date mascherine a disposizione negli ambulatori da far indossare ai pazienti prima di visitarli. Tanto per dirne una, la prima che mi viene in mente.

Il cahiers de doléances sarebbe infinito e dunque inutile proseguire nell’elenco anche perché molti degli articoli che pubblichiamo vertono proprio su queste inadeguatezze clamorose.

Da alcuni di questi articoli emerge però un dato veramente drammatico. Quasi tutto quello che si dovrebbe fare per ripartire presuppone due cose: una riorganizzazione rivoluzionaria della burocrazia e una classe politica diversa.

La rivoluzione della burocrazia non sarebbe impossibile ma qui il cane si morde la coda: per farla ci dovrebbe essere una classe politica diversa perché la burocrazia campa sull’incompetenza della classe politica ridotta ad ancella della burocrazia.

Una classe politica diversa. Questo è il vero dramma. Dove la si trova, se a cercarla dovrebbero essere i Partiti stessi ormai estranei al Paese e in grado di muoversi solo per cooptazioni? E’ una domanda alla quale io per primo non so rispondere: mi di-spero ma spero che il miracolo si compia.

A questi nostri articoli altri ne seguiranno e comunque la nostra agenda non si ferma: parleremo anche della “decrescita felice” e del suo massimo ideologo, Serge Latouche, confrontandola con la nostra “crescita infelice”; parleremo del nuovo modello economico e sociale di cui si vagheggia e ci domanderemo, anzi vorremmo sapere, cosa hanno detto i governanti a Vittorio Colao a questo proposito.

Ho molto parlato del peggio e nulla ancora del meglio. Il meglio è una speranza. La speranza che tutti quelli che si sono rimboccati le maniche, che hanno lavorato a rischio della propria vita, che hanno dimostrato che ancora una volta il Paese è migliore di chi lo governa, serbino la memoria di chi è morto e diventino un’incalzante forza del cambiamento.

Per il momento non ci resta che augurare buona lettura e buona fortuna!

Luca Beltrami Gadola



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  1. Roberto BrambillaFaccio parte di www.listacivicaitaliana.org un piccolo gruppo di cittadini e cittadine che vogliono creare una forza politica a partire dai principi della Costituzione del 48 e della nonviolenza. Condividiamo buona parte del suo scritto. In questo momento stiamo lavorando per chiedere alle istituzioni di non indebitare l'Italia con l'estero ma di affidarsi al risparmio interno. Trovate tutto sul sito citato e qui www.pianodisalvezzanazionale.it Firmate la petizione e diffondetela. A breve anche proposte concrete per uscire dalla crisi della politica. Grazie e buona giornata
    15 aprile 2020 • 08:04Rispondi
  2. Silverio GuantiCarissimo Luca non sai quanto ho apprezzato il tuo articolo: sincero, autentico senza alcun timore di essere giudicato. Si in alcuni Paesi e forse una volta anche nel nostro molti vecchi erano considerati “tesori viventi”. Sono in ospedale Covid19 così dicono anche se molti non sanno nulla di questo virus e come si propaga, e non sai quanto sto imparando sul modello bio-medico non più sufficiente e sui luoghi della medicina. La comunicazione dei dati a partire dall’OMS senza alcun controllo, affidabilità e trasparenza è stato il primo errore. Credo che il PM10 abbia influito a Milano e abbiamo copiato il modello delle megalopoli cinesi o della burocrazia di Bruxelles. Sono stato infettato da un infettivologo che lavorava nell’Unità di Crisi costituita nella DG Welfare e l’ultimo giorno il 10 marzo per scambiarci il numero di telefono ci siamo avvicinati un po’ troppo. Dopo 14gg ho cominciato a stare male. L’ho vista brutta adesso sto recuperando le forze. Ho tanto da raccontarti ancora ma bisogna ripartire a ridisegnare la nuova Milano , è complesso ma non lasciare agli incompetenti e burocrati questi ruoli. Chi ha capacità ruolo esperienza etc e capacità di riflettere su gli errori fatti ha la responsabilità di farsi avanti. Basta con le fatue contrapposizioni ideologiche. Un grande abbraccio a distanza Silverio
    15 aprile 2020 • 08:50Rispondi
  3. Claudia BruniIn tutta franchezza vorrei dire che citare in questo delicato momento la questione degli scali ferroviari mi sembra fuorviante e inopportuno. Vorrei invece sottolineare l'operato del sindaco Sala che si sta prodigando giorno dopo giorno per la sicurezza e la protezione dei suoi cittadini e soprattutto per sostenere le fasce più deboli. In un momento direi drammatico non mi pare il caso di farne un bersaglio e soprattutto di accomunarlo alla sciagurata o quanto meno oscillante e confusa gestione della nostra regione lombardia i cui antichi errori stanno venendo clamorosamente al pettine. Fare di tutta un'erba un fascio non aiuta nessuno e anzi disorienta. Lo ritengo inoltre un atteggiamento piuttosto arrogante e quel che è peggio molto distruttivo di cui in questo momento non c'è affatto bisogno! Claudia Bruni
    15 aprile 2020 • 16:11Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaGentile Claudia Bruni, le mie critiche al comportamento del sindaco Sala contenute nel mio editoriale concernono in primo luogo al mancato esercizio dei suoi poteri così come definito dalla legislazione corrente. No potendomi dilungare in questa sede le suggerisco di guardare questo documento https://www.safetysecuritymagazine.com/articoli/le-competenze-del-comune-e-del-sindaco-nel-nuovo-codice-della-protezione-civile-in-materia-di-sicurezza-dei-cittadini/ .Concordo con lei che la maggior responsabilità del disastro si da attribuire alla Regione. Quanto al dovere di comunicazione ai cittadini non si è considerato, tanto per fare un esempio, che comunicazioni via internet, le sole fatte, lasciano fuori la parte più fragile della popolazione ossia gli over 60 e Milano è una città con una popolazione anziana molto consistente. Per il resto il mio articolo riguardava il futuro della città e su questo mi lasci dire che, visto il passato, le cose da farsi saranno esattamente all'opposto di quel che si è fatto in particolare in materia urbanistica negli ultimi anni. Non credo per finire che sia arrogante esprime le proprie opinioni.
      16 aprile 2020 • 12:09
  4. Vittoria MoloneAngosciata e indignata condivido quanto scrive Gadola. Ma come fare per cambiare le cose? Speriamo che emergano persone degne che ci diano qualche speranza. In compenso, tante persone straordinarie, che si dedicano con grande generosità a curare, aiutare il prossimo e a lavorare per la comunità.
    16 aprile 2020 • 07:29Rispondi
  5. Sandro LeccaIo partirei dalle storie dei ricoverati, come quella di Silverio, e dei parenti delle vittime. Andrebbero raccolte, condivise e pensate, perché sono già memoria del futuro. Rifondare il sistema sanitario e del welfare è un passaggio fondamentale, che si lega a tante altre questioni. La salute - dell'uomo, degli animali, della terra - può essere la chiave di volta per un'immaginazione collettiva che ripensi il mondo e lo rimetta in piedi. Bisogna riprendere le battaglie per il diritto alla salute degli anni 70, in un contesto del tutto diverso e per tanti aspetti più drammatico.
    16 aprile 2020 • 18:21Rispondi
  6. Silvana bianchiPremesso che sto dalla parte di una regione che si è trovata per prima una situazione mai vista con solo l opportunità di vedere una provincia cinese come esempio che trascinava fuori dalle case uomini e donne recalcitranti e piangenti, ritengo che il più grande errore sia stato continuare a costringere migliaia di persone a accalcarsi nel metro senza invogliare le migliaia di pendolari a usare la propria auto o distribuire gratuitamente il carsharing liberalizzando ztl e parcheggi
    18 aprile 2020 • 14:29Rispondi
  7. DanieleNiente sarà come prima, ...probabilmente molto cambierà , starò curiosamente a vedere, ma siamo sembrerebbe ad un svolta che indica che in fondo, molto infondo sarà la tregua del contagio, ma vedo cosa che mi da veramente fastidio, questo continuo, " si però loro non hanno fatto, in compenso hanno detto, vi invito a tenerne conto..." BASTA, non hanno capito che sono loro lo sperato cambiamento, VIA via tutti questi che raccolgono voti sulla pelle di quei poveri sfortunati che ci hanno lasciato, politici non senza loro colpe che difendono il loro tornaconto, aria nuova dovrà esserci, ma se le prerogative iniziali sono queste sarà molto difficile spazzarli via, poi torneranno dietro le loro scrivanie sulle sempre più comode poltrone, maneggeranno le leve del comando e dell'informazione, ci faranno credere d'essere i migliori, e via cosi, barra a dritta, e noi belli inquadrati in fila con la matita in mano verso le cabine non del mare ma nelle ex aule di scuola, poi fate attenzione, i giorni scorsi eravamo i vecchi, quelli NDA, ma dai prossimi giorni saremo la parte migliore della comunità, la memoria storica, perchè ogni testa bianca o di radi capelli, sarà un voto, da quì si intende facilmente con chi siamo e dove stiamo andando, per questo cambierà ben poco.
    20 aprile 2020 • 09:58Rispondi
  8. Marco Guido PontiMolto condivisibile e coraggioso: Sala con la sua fulminea capacità di cambiar casacca è un asset oggi del PD ma un domani chissà... Unico critica da uno che ha lavorato 13 anni nei paesi più poveri del mondo: la crescita per loro è stata felice, 50 anni fa c'erano 4 miliardi di abitanti, di cui 2 facevano la fame. Oggi siamo 7,5 di cui 1 fa la fame. E l'alimentazione è solo uno delle dozzine di indici positivi per gli ultimi della terra: istruzione, sanità, condizione femminile ecc.. Solo a noi ricchi snob piace lamentarsi...
    20 aprile 2020 • 16:32Rispondi
    • Daniele,Marco Ponti, Sala come Fregoli, uno da avanspettacolo che si cambiava in pochi secondi, ma non faceva danno a nessuno, nemmeno il Signor Sindaco, crea solo collaterali disagi, nel non vedere con sincerita' quanto lo circonda.
      20 aprile 2020 • 23:20
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