19 giugno 2018

MILANO IL ROSSO E IL NERO. MA NON È STENDHAL

L’asfalto rosso diventa nero. Metafora della politica?


Nell’ultima settimana di maggio il Comune ha annunciato importanti lavori in Piazza 5 Giornate con chiusure al traffico e moltissime deviazioni di linee tranviarie. Tra le altre cose si dice che sarà sostituita con asfalto rosso quel che restava della pavimentazione in masselli. Curiosamente non si è sollevata la solita polemica sulla rimozione delle pavimentazioni in porfido rosso di Cuasso al Monte. Nell’aprile di quest’anno abbiamo pubblicato un articolo a firma Giovanna Franco Repellini(1) che sul problema delle pavimentazioni milanesi dice tutto quel che si deve sapere. Forse la ragione di questo silenzio è che la porzione rimossa è di non grandissima superficie.

01editoriale22FBIo non voglio parlare di masselli, ne ho già parlato anche troppo, ma noto solo che su questa questione il drappello di architetti che sostengono le ragioni storiche della riapertura dei Navigli sono silenti – forse monotematici – e non ricordano che proprio Stendhal lodò i lastricati milanesi, anche se quelli di allora non vi sono più: lo ricordo per sottolineare come le pavimentazioni stradali facciano prepotentemente parte del paesaggio urbano.

Il problema è l’asfalto rosso.

Il Comune dichiara: ” I lavori prevedono anche il rifacimento della pavimentazione con asfalto color rosso, come già fatto in piazza Baracca, per coniugare la sicurezza di uno dei principali nodi di traffico e salvaguardare il carattere storico di un luogo importante per i milanesi.”

Le intenzioni sono buone, i risultati sono pessimi e soprattutto nel migliore dei casi la “salvaguardia del carattere storico” dura due o tre anni, dopodiché il rosso diventa nero. Oltre a costare circa il 30% in più – da 20 € al metro quadro a 30 € -, l’asfalto rosso ha un gravissimo difetto: il cambiamento di colore che avviene sin dai primi mesi, soprattutto in funzione dell’intensità del traffico, rende impossibile fare rappezzi che non siano visibilissimi e, come si dice a Padova “Xe pèso el tacòn del buso”.

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Il nodo delle pavimentazioni stradali è difficile da sciogliere. Le questioni in campo sono tante e alcune apparentemente lontane. Le vie lastricate in masselli, anche se posati correttamente, offrono una superficie “rugosa” che rende queste strade disagevoli comunque ai ciclisti ma soprattutto rumorose per il rotolio degli pneumatici, fastidioso nei mesi estivi: la gente tiene chiuse le finestre e accendere i condizionatori. Se poi i masselli sono sconnessi il rumore si moltiplica. Dunque bisogna riflettere e scegliere per trovare un compromesso tra paesaggio, costi di manutenzione, quiete notturna e benessere dei ciclisti, che non avrebbero più una delle scuse tipiche per andare sui marciapiedi.

Da anni si parla di un “piano delle pietre” ma non se ne trova traccia. È chiaro che sia per ragioni economiche, sia per incapacità tecnica e manutentiva non possiamo permetterci il lusso di mantenere in maniera decente le strade lastricate in masselli: dobbiamo mantenere quelle che paesaggisticamente soffrirebbero di più della sostituzione con asfalto (rosso mai).

Inesorabilmente siamo arrivati a parlare del “manufatto” urbano e del relativo arredo e della sua qualità che è, a dir poco, discontinua. In questi ultimi anni molte zone di Milano sono state interessate da lavori di riordino e di risistemazione: piazze, marciapiedi, piste ciclabili, aree di sosta. L’accuratezza nell’esecuzione e nella progettazione è la più varia, si va da lavori eseguiti e progettati egregiamente a lavori che gridano vendetta al cielo: perché? Da chi dipende? Dalla direzione lavori? Dal fatto che molti appalti sono presi a prezzi insostenibili e si preferisce lasciar correre sulla qualità piuttosto che allontanare l’Impresa e tener aperti piccoli e grandi cantieri, rifare gli appalti con tutto quello che segue in perdite di tempo?

Vecchia storia nazionale, vecchio problema dell’esecuzione delle opere pubbliche che il Codice degli appalti non risolve e delle cui pecche non si parla mai seriamente tra competenti. Visto che ci sono in programma 571 milioni di opere pubbliche per il 2018, 1.396 milioni per il 2019 e 1.891 milioni per il 2020 perché non si va a Roma a discutere di questo maledetto Codice? Persino il Presidente del Consiglio Conte ne ha parlato nel suo discorso di apertura. Lasciamo fare ai giallo-verdi? Non basta parlare di opere pubbliche tra noi e noi.

Luca Beltrami Gadola

1) Giovanna Franco Repellini. architetto libera professionista particolarmente esperta in problemi stradali e relativi agli spazi pubblici urbani . Dal 1995 -1999 consulente del Comune di Milano, per il Settore Arredo Urbano e Direttore dello stesso settore fino al 2001.periodo in cui ha portato a compimento numerosi progetti di spazi pubblici tra cui piazza Scala. Ha Pubblicato il libro: “SULLE STRADE DELLA CITTÀ. Luoghi, progetti, sentimenti”, Franco Angeli Editore.

 



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