29 maggio 2018

ALLA TRIENNALE IL MOMENTO DEGLI AFFABULATORI

Milano 2030 tra leggerezza e sogno


Con le presentazioni di ieri pomeriggio si è chiusa la tre giorni dedicata “ai punti chiave del nuovo PGT ai progetti e cantieri che cambieranno Milano nei prossimi anni” nel quadro di una più ampia operazione partita il novembre scorso intitolata “Milano 2030, idee per la città che cambia.” L’operazione è promossa dall’assessorato all’Urbanistica, Verde e Agricoltura e secondo me, visti gli argomenti trattati negli incontri alla Triennale, si è illustrato qualcosa che assomiglia a un piano strategico per la città con un orizzonte al 2030: qualcosa di ben diverso da un Piano di Governo del Territorio come lo intende la legge Regionale 12.

01editoriale_20Il PGT nelle sue tre articolazioni – Documento di piano, Piano dei servizi e Piano delle regole – mira a definire gli aspetti fisici della città e i relativi cambiamenti e non l’uso della città: parlare di uso della città non è quello che chiede la legge 12 e invece molto si è parlato di uso della città: le relazioni tra l’uso previsto -desiderato- della città e la sua fisicità sono apparse labili, per altro comunque difficili da individuare.

È stato un bene o un male questa sorta di invasione di campo dell’urbanistica della legge 12 verso il più ampio tema della strategia di governo complessivo della città orizzonte 2030?

A mio parere è stato un bene avere uno sguardo lungo ma lascia aperta una questione: quanto di quello che è stato detto è possibile trasferire in un atto amministrativo da sottoporre all’approvazione del consiglio Comunale?

Il PGT è fato di norme, definisce spazi, volumi, destinazioni d’uso e il suo requisito essenziale dal punto di vista giuridico è la sua certezza nei confronti degli operatori e della stessa amministrazione chiamata a farlo rispettare dunque: non può accogliere indicazioni di indirizzi e tantomeno programmi. Inserire questi contenuti anche solo in una lunga premessa è sbagliato oltrecché pericoloso.

Dunque si è fatta una sorta di inversione logica: prima si sarebbero dovuti definire i contenuti programmatici con le relative argomentazioni e poi disegnare un PGT che definisse i contenitori fisici necessari a dar corpo al programma di governo, programma che ci piacerebbe poter chiamare piano strategico di sviluppo.

Nelle tre presentazioni si sono sentite molte cose, alcune già dette anni fa, altre divagazioni di pura fantasia autoreferenziali ma, nel caso fossero operazioni future del tutto prive di quello che concerne la cosiddetta copertura finanziaria. Di più si è evocato il contributo dei privati alla soluzione dei problemi dei beni comuni, contributo di cui ho ragione di dubitare dopo cinquanta e più anni di attività nel settore delle costruzioni: se c’è, è sempre un con cambio sfavorevole per la pubblica amministrazione, sfavore che non compare alle prime mosse ma che col tempo viene fuori.

Affidarsi alla collaborazione pubblico-privato vuol anche dire aspettare che il privato ne veda la convenienza e i tempi delle sue decisioni non coincidono quasi mai con le “necessità” della pubblica amministrazione.

Nemmeno nella fantasia si è mai accennato a un’analisi dei bisogni e dei cambiamenti repentini della realtà come nel caso di prevedere che la “forestazione” urbana possa essere un riequilibrio delle emissioni di Co2.

Il ministro francese della Transizione ecologica Nicolas Hulot ha annunciato – fra gli altri punti del piano governativo di Macron – l’obiettivo di proibire la commercializzazione di veicoli a benzina e diesel per il 2040, meta piuttosto ambiziosa considerando che questi veicoli hanno costituito oltre il 95%delle immatricolazioni francesi nel primo semestre di quest’anno. Tuttavia pensano di farcela visto anche l’orientamento delle case automobilistiche che hanno capito il vento che tira. Se così fosse, e probabilmente lo sarà, uno degli argomenti a sostegno della forestazione non ci sussisterà e contemporaneamente la viabilità urbana sarà diversa. Un fenomeno come tanti altri che cambierà la vita in città.

Di questi “fenomeni” quando si parlerà? Quando si aprirà il dibattito sulla Milano2030 e tra chi?

Secondo le procedure di approvazione del PGT previste dalla legge 12?

Insufficiente e improprio.

Luca Beltrami Gadola



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