24 Aprile 2018

MILANO UNA VECCHIA PENSIONATA?

Segnali di una città che cambia


In tre giorni successivi, il 14, il 15 e il 16 scorsi, tre quotidiani hanno parlato di Milano puntando il riflettore su tre aspetti diversi della vita della città che, letti in successione, aprono uno scenario interessante: uno spunto per riflettere sul futuro. Solo per caso questi articoli arrivano a ridosso dell’apertura del Salone del Mobile e del Fuorisalone che con il loro successo travolgono tutto e tutti con una ventata di ottimismo e di soddisfazione in particolare per quel che riguarda il numero dei visitatori: come per Expo siamo di fronte ad un evento certamente pop.

editoriale16FB bIl 14 sulla pagina milanese di la Repubblica esce un articolo che parlando di pensioni sottotitola: A Milano sempre più pensioni d’oro. Purtroppo nel sentimento comune il termine “pensione d’oro” non è lusinghiero per chi la percepisce anche se dietro possono esserci lunghe vite di lavoro e quindi cospicui versamenti agli istituti previdenziali: sono anche il segnale di rapporti di lavoro regolari e quindi di imposte personali importanti. Purtroppo, come si legge nell’articolo, il divario tra uomini e donne è sempre troppo alto non solo come somma percepita, ma soprattutto nel divario tra percettori: “Tra i pensionati d’oro oltre i 5.000 euro, la differenza è ancora più ampia: i maschi sono 5.780, le signore solo 465.”. Questo dato rispecchia certamente una situazione molto grave nel passato: stiamo parlando di persone che sono uscite dal mondo del lavoro anni addietro e dunque forse lontano dalla realtà attuale.

Quest’articolo va riletto dopo la lettura del Corriere della Sera Milano del 16: vi si parla dell’invecchiamento della popolazione milanese la cui età media supera i 45 anni e che vede assottigliarsi la popolazione giovane. Ci sono interessanti diversità tra quartiere e quartiere ma io concentrerei l’attenzione sulla popolazione di pensionati cui non fa esplicitamente cenno il Corriere ma, come scrive la Repubblica, sono passati da 402 mila a 391 mila, meno il 3,2%.

Questo calo è destinato ad aumentare anche semplicemente per ragioni anagrafiche e non solo per esodo da Milano di chi cerca condizioni di vita diverse e meno costose. Milano dunque deve prepararsi a essere una città nella quale i consumi, in particolare quelli della fascia media, sono destinati a diminuire, percentualmente anche in modo sensibile. Aggiungo che i pensionati concorrono molto spesso al sostentamento dei figli e dei nipoti, una sorta di sostegno al reddito fatto in famiglia, e spesso si fanno garanti di crediti per l’acquisto della prima casa dei giovani. Dunque un quadro per il futuro in forte mutamento del quale tenere conto.

Per rimanere sulla popolazione, l’articolo del Corriere riporta le parole del demografo Gian Carlo Blangiardo: “Se vogliamo mantenere una città vitale bisogna giocare tutto sulla natalità, aiutare laddove c’è interesse ad avere figli …”. Ma più avanti parla anche dell’invecchiamento degli immigrati, quella “forza lavoro” sulla quale contiamo per pagare in futuro le nostre pensioni. Detto di passaggio, Milano Città Metropolitana non se la passa meglio, anzi.

Un quadro difficile che si chiude con il Sole 24 ORE che titola Investimenti, Milano batte Roma 11a 1. Questo genere di campionati non mi affascina molto ma da milanese noto che gli investimenti del Comune son calati rispetto alle previsioni, anche se di poco, ma che per farli si ricorre a importanti alienazioni del patrimonio comunale, si vendono i gioielli, e che per converso l’onere per il personale è ancora molto, troppo alto come il debito pubblico.

Torniamo per un attimo al Salone del Mobile e Fuorisalone. Spero che il Comune faccia un attento lavoro di analisi per capire alcune cose che determineranno, immagino, le scelte future anche per dar corpo a una parte del piano strategico di lungo periodo che andrà fatto, e in parte si sta facendo, con il gruppo di lavoro Milano 2046. Chi sono i visitatori arrivati a Milano? Da dove vengono? Spinti da quale interesse? Che benefici economici hanno portato alla città? Chi sono i principali beneficiari? Quanto di strutturale si sta consolidando?

Milano merita un’attenzione e una capacità di analisi maggiore che nel passato perché le decisioni dei prossimi due o tre anni saranno decisive per il suo futuro.

Aspettando un piano strategico condivisibile ma anche discutibile.

Luca Beltrami Gadola

editoriale16



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