6 febbraio 2018

IL TRENO DI PIOLTELLO E LA RESPONSABILITÀ POLITICA

Aziende pubbliche e chi ne risponde: un problema di sempre


Come andrà a finire la vicenda del treno deragliato a Pioltello con le sue tre povere donne morte? Come sempre. All’inizio volano gli stracci e arrivano gli avvisi di garanzia al manovale che ha messo un pezzo di legno sotto il binario per rimediare a una traversina malandata proprio là dove c’era il giunto tra i binari. Per il momento si sta salendo la scala gerarchica e siamo ai gradini bassi; spetterà al Pm risalire la scala ed è facile prevede che si arriverà a Renato Mazzoncini, amministratore delegato di FS ferrovie italiane, la holding che possiede Rete Ferroviaria Italiana che si occupa dei binari, e Trenitalia che si occupa del trasporto ferroviario.

01editoriale05FBLa prima domanda che viene spontanea è se ci vorranno, come per il disastro ferroviario di Viareggio, 8 anni per arrivare a sentenza. In questi casi come in tutti i casi di incidenti e disastri – ferroviari, stradali, marittimi e aerei – chi ha diritto al risarcimento del danno deve aspettare a lungo e questo è un secondo danno: alle sofferenze, alle cure, alle invalidità non si provvede quando la gente ha più bisogno di sentir vicine le istituzioni dello Stato e il risarcimento arriverà, se arriverà, quando la fase acuta e urgente sarà già passata.

Il giorno in cui il tribunale discuterà delle responsabilità sento già nelle orecchie le frasi ad effetto dei difensori di Fs Ferrovie italiane e di Trenitalia: “Le nostre ferrovie sono tra le più sicure d’Europa, abbiamo meno incidenti per chilometro di rete ferroviaria di chiunque altro”. E così via sciorinando statistiche. Tutto vero, ma le statistiche in questi casi sono come il pollo di Trilussa, chi ne mangia due e chi nemmeno uno, media uno a testa. Noi dobbiamo guardare dalla parte di chi non ne mangia.

E’ prevedibile dunque che il Pm faccia risalire le responsabilità a Mazzoncini come fece il suo omologo per il disastro di Viareggio mandando davanti ai giudici Mario Moretti, consigliere delegato di FS Ferrovie italiane al momento del sinistro.

Questo è quello che fa il sistema giudiziario occupandosi delle responsabilità penali, e quindi personali, ma ci sono anche le responsabilità politiche.

Il contratto di servizio, quello che regola i rapporti tra lo Stato e la sua azienda FS Ferrovie italiane, è firmato per conto del Governo dal ministro delle infrastrutture Delrio e, nel caso di Trenord, la società coinvolta nell’incidente di Pioltello, penso anche dall’Assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia, Alessandro Sorte, perché la Regione Lombardia è socia al 50%.

In un Paese normale, quello nel quale la responsabilità politica non si nasconde dietro il potere giudiziario, il ministro Delrio avrebbe dovuto immediatamente convocare Renato Mazzoncini e chiedergli conto dell’accaduto: Mazzoncini ora, e Moretti ai tempi, avrebbero dovuto offrire le dimissioni come responsabili in prima istanza dell’organizzazione delle loro società e dunque a maggior ragione per i problemi della sicurezza dei viaggiatori che sono stati loro affidati da Governo e Regione.

Ma non ci risulta che sia andata così e forse il ministro Delrio potrebbe anche rivedere il contratto di servizio, la ripartizione dei fondi e cosa rappresentino quelli destinati alla sicurezza, pochi rispetto ad altre voci. C’é ancora tempo: il contratto di servizio scade nel 2020.

La sicurezza è un tema non solo limitato alla difesa dagli immigrati come vuole la destra in campagna elettorale.

Riflettere sulle risorse investite nel trasporto ferroviario non sarebbe male, magari raccomandando a Mazzoncini di occuparsi di più di alcune linee frequentate dai pendolari che viaggiano come bestie in un carro merci e meno di acquisire Anas per diventare “uno dei maggiori players d’Europa nel settore dei trasporti”. Il terzo per la cronaca. Una volta si diceva “piccolo è bello”, oggi bisogna dire “grande è pura vanità di manager”.

Luca Beltrami Gadola



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


23 aprile 2024

L’ERRORE DI CAMBIAR NOME ALL’URBANISTICA

Luca Beltrami Gadola



9 aprile 2024

MILANO PREDONA

Luca Beltrami Gadola



19 marzo 2024

MILANO E IL CAPITALISMO RELAZIONALE

Luca Beltrami Gadola



5 marzo 2024

COMUNE DI MILANO: PSICOTERAPIA DI GRUPPO

Luca Beltrami Gadola



6 febbraio 2024

UNA GRETA THUNBERG PER L’URBANISTICA MILANESE

Luca Beltrami Gadola



23 gennaio 2024

NECESSE EST

Luca Beltrami Gadola


Ultimi commenti