16 gennaio 2018

ONORIO ROSATI, L’ULTIMO KILLER

Come uccidere la speranza di governare la Regione


Vorrei rispondere subito ai miei famosi “25 lettori” di manzoniana memoria ma anche rendere ossequio alle stravaganze dell’Agcom(1) che lo chiede ai giornalisti in TV: durante una campagna elettorale dire da che parte si sta. Prima però avverto che userò la parola “sinistra” senza dover spiegare più di tanto cosa intendo, premesso che tutti quelli che dicono che destra e sinistra non esistono più, io invito a cancellarli dalla lista degli amici. Mi rifaccio a Moretti quando in “Aprile” esortava D’Alema a dire una cosa di sinistra: chiedete a chiunque di dire una cosa di sinistra e ve la dirà, di sinistra o di destra che lui sia. La sinistra dunque esiste nella testa della gente. Magari confusa, ma c’è.

01editoriale02FBStessa sorte per “riformismo” (riformista). Per me il riformismo è uno dei modi che ha la politica, e i politici, per realizzare le proprie idee sui destini della società: raggiungere gli obiettivi senza drammatici traumi sociali, senza fare la rivoluzione, per via democratica, spesso logorandosi nel cercare il consenso col dibattito, accettando – quando strategicamente inevitabile – anche il compromesso, purché dignitoso e palese.

Io vorrei essere un riformista di sinistra, forse lo sono già, anche se troppo impaziente, vista l’età, ma confesso, oggi sono arrivato alla rabbia: Onorio Rosati, Liberi e Uguali e l’ultima sciagurata mossa di correre da soli. Verrebbe voglia di cavarsela alla Alberto Sordi: “Ma ‘ndo vai?”. Sarebbe definitivo, derisorio e poco rispettoso delle virtù del dibattito.

Onorio Rosati è un consigliere uscente di Regione Lombardia, non uno qualunque dunque. Ex sindacalista di lunga lena, faceva parte del drappello dei consiglieri di opposizione eletti sulla scia della candidatura di Umberto Ambrosoli presidente.

Ambrosoli avrebbe dovuto essere il capo dell’opposizione ma, lasciato solo, non lo fu: non era un uomo di Partito, così come non era un uomo di Partito Pisapia e non lo è Sala. I partiti a corto di leader scelgono uomini simbolo: Ambrosoli per l’onestà e integrità morale, Pisapia per la partecipazione e la condivisione, Sala per il successo Expo. Sono tutte cartucce che valgono un colpo solo. Per la tornata successiva servono a poco se, per di più, non si è preparati alla sfida elettorale: la sfida elettorale comincia il giorno dopo essersi seduti sui banchi dell’opposizione, non due mesi prima dell’apertura delle urne.

Saper fare l’opposizione, checché se ne dica, è più difficile e faticoso di governare e in questo l’opposizione in Regione ha totalmente fallito, complice, è vero, anche un Regolamento che lascia poco spazio anche ai volonterosi, che comunque furono pochi.

Quando venivano messe in atto tutte le “porcate” della sanità gestita da Comunione e Liberazione dove stavano? Quando i sospetti sul modo di appaltare di Infrastrutture Lombarde erano sulla bocca di tutti, dove stavano? Quando Aler affondava nei debiti e nessuno se ne interessava – se non per strillare allo scandalo di Zambetti e a tutte le inchieste della magistratura – dove stavano?

Poco si è sempre saputo dell’attività dell’opposizione in Regione, che dava la sensazione di un consociativismo strisciante: non c’era nulla da raccontare o mancava l’informazione? In entrambi i casi il deficit di immagine è grave. Al momento delle elezioni si paga.

Non basta muoversi ora per “ascoltare” il territorio, fare tavoli per stendere programmi. Chi è stato all’opposizione per cinque anni non è stato capace nemmeno di ascoltare: l’ascolto di oggi è tardivo, è marketing elettorale, assomiglia ai vecchi attivi di sezione dei tempi del PC.

Si arriva forti a un appuntamento elettorale se, mentre si è stati all’opposizione, si è dato vita a un “governo ombra”. Certo, sarebbe stato faticoso (comunque economicamente ben remunerato).

Questo non è certo quello che ha fatto il PD. Onorio Rosati è stato del PD fino al 17 giugno dell’anno scorso, quando uscì per aderire ad Art. 1 MPD. Dunque c’era. Oggi è alla testa di Liberi e Uguali e guida il suo gruppo, negando qualunque alleanza con il PD nel nome della “discontinuità”.

Quale discontinuità? Quella di non aver saputo fare opposizione?

Il rischio che Liberi e Uguali corre in Lombardia è di non eleggere nemmeno un consigliere; ma, se anche lo eleggessero, che opposizione farebbe?

Peccato buttare due occasioni in un colpo solo: non approfittare dell’uscita di Maroni che evidentemente scompagina la destra, non aiutare la sinistra e non consentire a quelli come me di votare magari uno dei loro possibili candidati compresi nel drappello del Pd. Da soli non li voterò.

Luca Beltrami Gadola

1) Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Un’Autorità indipendente, istituita dalla legge 249 del 1997Indipendenza e autonomia sono elementi costitutivi che ne caratterizzano l’attività e le deliberazioni (dall’omonimo sito).



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