19 settembre 2017

CITTÀ DEGLI STUDI: 3 DOMANDE A LORSIGNORI

La debolezza degli argomenti di una scelta ancora


Dopo la presentazione del professor Balducci & C. il 18 luglio scorso a Palazzo Marino, avrei voluto intervenire criticamente a botta calda, ma sarei cascato nella completa disattenzione estiva. Ai fini del prosieguo del dibattito tra la cittadinanza attiva da un lato, e l’amministrazione comunale e i responsabili politici della maggioranza, dall’altro, è mancato un serio lavoro di confronto-e-verifica intorno al tavolo con le rappresentanze della cittadinanza attiva.

Le riunioni pubbliche a Palazzo Marino sono state in pratica per poter dire che il metodo di scelta è stato democratico. Inoltre si è cercato di dimostrare che è l’Università che chiede di andare a ex-Expo. Comunque, in uno generale ripensamento urbanistico di questa portata le università e gli enti di ricerca pubblici possono esprimere le proprie esigenze e orientamenti, ma non in modo unico ed esclusivo rispetto alle altre componenti della cittadinanza.

08galanteFBIl trasloco di Statale scientifica da Città degli Studi a Rho-ex-Expo è un fatto politico? Sì. Cercherò di dimostrarlo, analizzando alcune frasi autoconsistenti (in corsivo) espunte da quattro documenti che rappresentano la posizione della giunta Sala e delle forze politiche che la sostengono:

* la Comunicazione stampa del Comune di Milano, del 10 maggio 2017;
* il documento “Da Città Studi allo studio della città” di SinistraXMilano, datato 13 maggio 2017;
* il volantino del PD del Municipio 3 intitolato “Città Studi rinnovata”, diffuso in giugno 2017;
* lo studio del professor Alessandro Balducci, commissionato dal Comune, intitolato “Città Studi 2.0”, presentato a Palazzo Marino il 18 luglio 2017.

Per avere un’immagine urbanistica di questa infelice area ex-Expo basta guardare in Google Map la sua struttura: un triangolo contornato da strade-autostrade di grande comunicazione (A8 – E64 – A62), Milano-Fiera, ferrovia a sud-ovest, con alcuni ingressi, proprio come le porte nelle mura dei ghetti di infausta memoria.

La Comunicazione stampa del Comune di Milano
È intitolata: Città Studi. Comune, Regione, Università e Agenzia del Demanio confermano la funzione universitaria anche dopo il 2022. Mi limiterò a segnalare alcuni punti intrinsecamente critici.
Mantenere [a Città Studi] la funzione universitaria del quartiere … e prevedere un nuovo polo dell’Amministrazione Pubblica che riunisca tutti gli uffici del Demanio a Milano.” Ma come, per mantenere la funzione universitaria si svuotano 100.500 mq di organismi scientifici per sostituirli con una cattedrale di uffici amministrativi?
“… si è fatto il punto sull’attuale situazione delle aree ad oggi occupate dagli studenti che andrebbero a liberarsi“– È uno strafalcione semantico. Le università, in particolare quelle scientifiche, in tutto il mondo, sono “occupate” strutturalmente dai ricercatori-docenti che lì sviluppano il proprio curriculum scientifico individuale e di gruppo, durante anni di ricerca, e in base a esso sono in grado di insegnare agli studenti.
Nella lunga comunicazione stampa si tacciono le vere ragioni dell’operazione: l’errore di investire tanti soldi in Expo2015 ha lasciato grossi debiti da sanare.

Il documento di SinistraXMilano
Anche in questo caso tralascio un’analisi puntuale, preferendo segnalare alcune questioni salienti: a proposito della nuova area scientifica a ex-Expo dice: “… costruire strutture e infrastrutture moderne, che permettano agli universitari di studiare meglio, ma anche di avere alloggi a prezzi compatibili e cibo di qualità … accedere a servizi, divertimento …” – Tutte cose che già esistono a Città Studi dove, semmai, potrebbero essere potenziate. Oggi studenti e docenti uscendo a piedi dai dipartimenti sono in città. Da ex-Expo dovrebbero venire in città.

Le strutture delle facoltà scientifiche in Città Studi non sono adeguate …” – Non è vero, specialmente per il quadrilatero Ponzio – Celoria – Golgi – Venezian e piazza Aspari (Farmacologia). I dipartimenti di Fisica, Chimica, Bioscienze, Farmacologia, Virologia, Scienze Alimentari, Scienze della terra sono stati tutti costruiti a iniziare dal 1975-1980 e non sono ruderi che “cadono a pezzi”; l’edifico di Informatica è oggi in fase costruttiva terminale.

Un’altra affermazione di SinistraXMilano è degna di particolare rilievo (in questo caso positivo!): “L’area ex-Expo, abbandonata o privatizzata, sarebbe una sconfitta… Potremmo discutere per anni sulle scelte sbagliate di Regione Lombardia e di Letizia Moratti“. – Meno male che SXMi ha il coraggio di dire la verità! Bisognerebbe aggiungere a questa affermazione che il sindaco Pisapia, all’inizio del mandato (i lavori per Expo non erano ancora iniziati), dopo una lunga pausa di riflessione, ha deciso di procedere (seconda scelta sbagliata). Oggi, proprio per evitare una terza scelta sbagliata, molto più grave delle precedenti, bisogna trovare soluzioni diverse per l’utilizzo di quell’area: ad esempio, un parco pubblico di 100 ettari. Appare piuttosto mistificatorio cercare di dimostrare che la scelta di spostare Statale scientifica a ex-Expo, sia una scelta ottimale dal punto di vista tecnico: “… si tratta di una area fondamentale [?] altamente accessibile [?] e infrastrutturata, che può diventare un modello di sviluppo urbano [?] …” – Ma vogliamo scherzare?

Il volantino del PD del Municipio 3
Dopo varie richieste (inevase) dall’interno del PD per discutere il problema in modo esaustivo su un tavolo specializzato, è circolata una prima bozza, seguita dal testo definitivo distribuito nel quartiere il 26 giugno scorso. Innanzitutto va esaminato il titolo Città Studi Rinnovata – Cosa vuol dire “rinnovata”? Il volantino lo spiega: “Si trasformerà in un polo inter-universitario di rilevanza europea” – Cioè, secondo gli estensori del volantino, finora è stato un polo di secondo ordine, con scarsa qualità scientifica? Questa formulazione suona come un insulto ai matematici, fisici, chimici, biologi, geologi che vi hanno lavorato finora con produzioni scientifiche di ottimo livello e rapporti internazionali.

Nuove facoltà e una cittadella della Pubblica Amministrazione (Uffici del Demanio) ne faranno parte … Nella riunione del 10 maggio [vedi sopra] si è convenuto di mantenere intatta la vocazione universitaria del quartiere” – Non si riesce a credere che la riduzione secca del 60% degli attuali spazi di ricerca e didattica, e la loro sostituzione con gli uffici del demanio (1600 amministrativi) possa essere spacciata per un “rinnovo” di Città Studi. Nel restante quadrilatero Colombo – Celoria – Ponzio – Botticelli (area non vendibile perché demaniale e vincolata), dopo lo svuotamento di Agraria, Veterinaria, Scienze Alimentari, Medicina triennio, verrebbero collocati scampoli e spezzoni di risulta di Statale-Umanistica, Poli-Architettura, Milano-Bicocca, più un museo dei diritti umani (che era stato previsto precedentemente di insediare nel Cimitero di Musocco!). Il “rinnovamento”, di cui parla il volantino, si commenta da sé.

Lo studio Città Studi 2.0
Nell’intervista pubblicata dal Corriere il 27 marzo 2017 il professor Alessandro Balducci aveva affermato: “Tutti gli insediamenti della Statale, tranne qualche eccezione, cadono a pezzi e sono in gran parte degradati. Una situazione inadeguata per un’università che vuol competere nel mondo … “ – Ci aspettavamo che Balducci il 18 luglio presentasse una dettagliata documentazione tecnica sul degrado dei singoli edifici di Città Studi, attualmente occupati dai ricercatori-docenti, dalla quale emergesse la “inadeguatezza” di quegli edifici, quindi l’impossibilità di ristrutturarli. Invece non dice nulla!

Viceversa, l’indagine sintetica sul campo del professor Riccardo Ghidoni (presentata a Palazzo Marino il 19 maggio 2017) riporta per ciascuna delle 20 sedi della Statale a Città Studi: Dipartimento, Proprietà, Anno di costruzione, Grado di occupazione, Condizioni strutturali e edilizia. Essa smentisce nettamente la valutazione sommaria del professor Balducci, sopra citata, che viene sbandierata negli altri tre documenti come motivo della non idoneità strutturale della situazione attuale. In effetti la “inadeguatezza” è una falsa motivazione.

Tre domande al Comune, alla Regione, al Governo
1. Come mai nella relazione Balducci, commissionata dal Comune di Milano, non esiste alcuna dettagliata e credibile analisi per dimostrare la “inidoneità” dell’area Celoria – Golgi – Venezian – Ponzio alla permanenza di strutture di ricerca qualificate a livello internazionale?

2. Come mai tra le tante aree dismesse-abbandonate di Milano, per trasferirvi la Statale -scientifica, è stata scelta la ex-Expo la più infelice da tutti i razionali punti di vista?

3. È serio definire “rinnovamento” l’eliminazione dei dipartimenti scientifici e la loro sostituzione con gli uffici dell’Agenzia del Demanio ?

 

Ennio Galante



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