26 luglio 2017

musica – COMMIATO ESTIVO


Cari lettori, anche questa rubrica chiude per qualche settimana per benedire le vacanze vostre e quelle del suo curatore. Di musica a Milano se ne fa poca durante il mese di agosto e quella poca che si fa, con le dovute eccezioni, è spesso “musica turistica”, per ascoltatori in bermuda.

musica28FBQuest’anno musicale si chiude con un po’ di amarezza. Con la sensazione – spero dovuta al torrido caldo di questi giorni – di un calo della qualità, in controtendenza rispetto alla buona qualità di tante cose che si fanno in questa rinascente Milano. Vorrei sbagliare, ma l’infelice iniziativa dell’integrale delle Sinfonie di Beethoven all’Auditorium, di cui abbiamo detto la settimana scorsa, quei concerti in Duomo e in piazza del Duomo di un mese fa, quel tremendo paginone sul Corriere della Sera di domenica scorsa per “vendere” musica e musicisti come prodotti alimentari di un supermercato (il supermercato in questo caso sono state le Serate Musicali), sono altrettanti segnali di malessere di una città che cerca scompostamente di allargare il pubblico della musica colta.

Si sa che in tanti casi le biglietterie soffrono e gli abbonamenti calano, che i fondi pubblici latitano, che bisogna dunque darsi da fare per intercettare nuovi ascoltatori, ma non tutte le mosse che vengono fatte vanno nella giusta direzione. Non bisogna credere che aumentando il numero di spettatori con operazioni di marketing si costruisca un pubblico che poi duri nel tempo.

Né credo che il problema sia solo quello del pubblico che si allontana dalla musica colta, pubblico al quale si ritiene di dover offrire – ahinoi – qualcosa di più “leggero” o di più “commestibile”; succede anche (mi piacerebbe molto essere smentito) che i fedeli frequentatori delle sale da concerto si stiano rendendo conto di come molti grandi interpreti della vecchia generazione tendano a vivere di rendita, a non studiare più perché il successo è assicurato loro dal solo nome in locandina; che fra le nuove generazioni pullulino maghi della tecnica che hanno assai poco da dire come interpreti; che il marketing – basato sull’appeal degli annunci – abbia spesso la meglio sulla qualità delle prestazioni.

Altra causa di preoccupazione temo sia la mancanza di nuove proposte musicali di ampio e convinto gradimento. La musica contemporanea – fatte sempre le debite eccezioni – continua a essere sostanzialmente disconnessa dal tradizionale pubblico delle sale da concerto; ha i suoi luoghi e i suoi adepti – talvolta un po’ snob e talaltra un po’ radical chic (vorrei sempre potermi ricredere) e in numero solitamente esiguo -, ma quando le novità vengono mescolate al grande repertorio e proposte un po’ proditoriamente al pubblico abituale delle sale da concerto, non ottengono altro consenso che non sia di pura cortesia.

È mai possibile che gli amanti della musica classica siano di fatto costretti ad ascoltare (quasi) sempre lo stesso repertorio, senza mai imbattersi in novità emozionanti, coinvolgenti, credibili? È ovvio che a lungo andare questa situazione finisca per stancare ed allontanare gli ascoltatori. Non sarà colpa dei nostri conservatori, che non riescono più a sfornare compositori felici, solari, radiosi, che sappiano parlare a tutti gli amanti della musica? È un tema molto delicato, non adatto a una nota di commiato come questa, un tema da riprendere.

Per fortuna di musica ce n’è tanta a Milano, persino troppa se si pensa che il pubblico della musica colta è quello che è e che non si può farlo aumentare con gli annunci sui giornali (e comunque non si riuscirà mai a farlo più di tanto). Ma non credo che possano bastare MI.TO. e Piano City a far innamorare la gente della musica. Forse bisognerebbe offrire meno concerti, più mirati a far appassionare gli ascoltatori, non solo quelli che applaudono sempre e a prescindere e che urlano “bravi” come allo stadio, ma anche quelli come me che gli applausi li elargiscono con parsimonia e per questo vengono chiamati “rompiscatole”, o quando va bene “impertinenti”.

Buone vacanze a tutti.

Paolo Viola

questa rubrica è a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org



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