26 luglio 2017

sipario – DUE “LAGHI” DI LACRIME E CATARSI


Teatro alla Scala di Milano, recite del 19 e del 20 luglio 2017.

Il lago dei cigni. Balletto in tre atti e quattro scene su libretto di Vladimir Petrovič Begičev e Vasilij Fëdorovič Gel’cer. Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Coreografia di Marius Petipa (scene 1 e 3) e Lev Ivanov (scene 2 e 4), integrata e riallestita in filologico da Aleksej Ratmanskij. Scene e costumi di Jérôme Kaplan. Luci di Martin Gebhardt. Coproduzione tra Opernhaus Zürich e Teatro alla Scala.

Vittoria Valerio [19], Martina Arduino [20] (Odette / Odile). Claudio Coviello [19], Nicola Del Freo [20] (Siegfried). Alessandro Grillo [19], Mick Zeni [20] (Rothbart). Daniela Siegrist [19], Caroline Westcombe [20] (Regina madre). Andrea Pujatti (Wolfgang, il precettore). Antonino Sutera [19], Marco Agostino [20] (Benno, il migliore amico di Siegfried). Pas de trois scena 1: Martina Arduino, Chiara Fiandra, Antonino Sutera [19]; Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Marco Agostino [20]. Piccoli cigni: Denise Gazzo, Marta Gerani, Jennifer Renaux, Dyugu Eliz Erkut (sostitute di Stefania Ballone, Antonella Albano, Agnese Di Clemente) [19]; Denise Gazzo, Dyugu Eliz Erkut (sostituta di Stefania Ballone), Antonella Albano, Marta Gerani [20]. Grandi cigni: Francesca Podini, Virna Toppi, Alessandra Vassallo, María Celeste Losa. Cigni solisti: Virna Toppi e Alessandra Vassallo. Danza spagnola: Giulia Lunardi, Paola Giovenzana, Edoardo Caporaletti, Emanuele Cazzato [19], Emanuela Montanari, Marta Gerani, Riccardo Massimi, Massimo Garon [20]. Coppia ungherese: María Celeste Losa e Marco Agostino [19], Chiara Fiandra e Maurizio Licitra [20].

Corpo di ballo del Teatro alla Scala e allievi della scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretti da Frédéric Olivieri. Orchestra del Teatro alla Scala, direttore: Michail Jurovskij.

Quando il teatro commuove – nel senso suo proprio di trasmettere sentimenti e suscitare emozioni corrispondenti -, è un successo che viene premiato con la standing ovation. Il pubblico ha espresso il proprio plauso proprio con la standing ovation per l’interpretazione straordinaria di Martina Arduino con Nicola Del Freo del 20 luglio scorso; e il carico emotivo diventa ancora più forte per chi come me ha avuto la fortuna di assistere anche alla recita del giorno di prima di Vittoria Valerio e Claudio Coviello.

sipario28Due Laghi diversi, che toccano l’apice emotivo in momenti diversi, pur se entrambe le artiste mi hanno ‘confidato’ di sentirsi come nate nel secolo sbagliato. Infatti, le due interpreti di Odette e Odile sono particolarmente sensibili al richiamo e al fascino romantici del diciannovesimo secolo. Martina Arduino si mostra più fedele alla “lezione di Ottocento” di Ratmanskij nella «ricerca del dettaglio […], della raffinatezza del movimento per renderlo delicato e antico». La sua Odile è un forza tecnicamente, per la solidità e precisione, basti l’attacco della variazione con piqué en dehors en face e doppia pirouette attitude en dehors – in sintesi: difficilissimo! -; ma anche attorialmente, perché sottilmente cattiva e intrigante. Come Odette mostra tutta l’afflizione con la tensione muscolare negli épaulements di torso e spalle e la sua gioia di amore trovato e riscatto nelle sissonnes e batterie in controtempo alla fine della variazione dell’atto I scena 2.

sipario28FBVittoria Valerio porta in sé quella nozione di ballerina drammatica, cioè ‘narrativa’, abile e chiara nella «mimica e nei dialoghi» che avvicinano «molto i personaggi al pubblico» trasformando la trama in un «libro aperto». La sua Odette davvero «non è una creatura animale, ma è una donna con le sue passioni ed emozioni»: infatti, teneramente accarezza il suo principe con le mani di piume e si abbandona al suo conforto. Valerio presenta un’Odile «donna seducente» che circuisce e ammalia il cuore di Siegfried come il rond de jambe à l’air stringe in attitude il corpo del principe alla schiena del Cigno nero.

I principi sono abili interpreti, diversi per fisico e assuefazione al palco. Claudio Coviello mostra una grande presenza scenica e sa dare una psicologia a un personaggio che coreicamente è molto sacrificato, la sua variazione nel famoso pas de deux è stata interpretata con notevole personalità, come un vero primo ballerino sa fare, nella speranza di maggiore risalto e visibilità per le prime successive. Nicola Del Freo l’anno scorso debuttò in Siegfried e a poco a poco maturerà l’aspetto teatrale, dietro la tecnica al momento ‘nasconde’ una certa timidezza che si evince dall’effetto a tratti ‘bruciato’ della pantomima, cioè cinematrografico, troppo veloce per i tempi del teatro dal vivo; ma ha fatto un’esplosiva e perfetta variazione dell’atto II scena 3, grazie al lavoro corporeo di morbidezza, sprint muscolare e grande controllo.

Dei cosiddetti personaggi ‘minori’ – se ne esistessero davvero nel teatro -, apprezzo molto la scenicità di Mariafrancesca Garritano e Virna Toppi nel valzer delle pretendenti, nonché la malizia non volgare ed esplovità gitana della seguidilla andalusa di Marta Gerani, Emanuela Montanari con i partner Massimo Garon e Riccardo Massimi, un passo a quattro perfettamente in linea drammaturgica e coreica con l’ingresso di Odile e Rothbart, che anticipa in qualche maniera la seduzione del pas de deux del Cigno nero.

Mick Zeni, interprete di artisticità autentica, ha saputo dare al ruolo di Rothbart – ridotto a marionetta nella versione in filologico di Ratmanskij – uno spessore non altrove raggiunto, meritando così l’uscita privata sul proscenio insieme ai protagonisti delle serata Martina Arduino e Nicola Del Freo. Sempre Virna Toppi si è distinta come cigno solista e grande cigno, nonché nel pas de trois dell’atto I scena 1, mostrando una notevole versatilità all’interno della stessa serata – quattro parti, di cui almeno due tecnicamente impegnative e complesse -, che non è sempre facile riscontrare.

Nelle due serate il passo a tre di apertura si è distinto per la scelta degli interpreti, in particolare degli uomini Nino Sutera e Marco Agostino. Entrambi personalizzano molto la coreografia in una ricerca di virtuosismo, che insieme alle velocità della partitura rendono il pas de trois un momento quasi di equilibrismo “ansiogeno”, che attira e mantiene l’attenzione del pubblico da subito. Non mancano tre velocissime pirouettes al garretto e kaziole disteso a Marco Agostino, né brillantezza di basso gamba e salto alto e allo stesso tempi ‘in battere’ della musica per Nino Sutera.

Due serate di vero teatro, ottocentesco ma anche da ventunesimo secolo, per il Lago dei cigni di Ratmanskij con Vittoria Valerio, Claudio Coviello e Nino Sutera e con Martina Arduino, Nicola Del Freo e Marco Agostino, capaci di intrattenere, trasportare nel passato, ma soprattutto far vivere al pubblico la vicenda in un’esperienza tragica di lacrime e catarsi, che termina con l’apoteosi del trionfo dell’amore nell’Aldilà. Una purificazione dell’anima che arriva dall’arte per cominciare le ferie estive con la consapevolezza che per fortuna e grazie ad alcuni grandi artisti l’Arte ancora non sta morendo.

Ci rivediamo a settembre con il Festival MiTo – Settembre in Musica e i suoi eventi di danza in giro per Milano, con Onegin di John Cranko alla Scala e con l’autunno di danza contemporanea al Festival MilanOltre al Teatro Elfo Puccini di Milano.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): 1. Martina Arduino e Nicola Del Freo nel passo a due del Cigno nero; 2. Vittoria Valerio e Claudio Coviello nella scena 4.

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi e di Chiara Di Paola
rubriche@arcipelagomilano.org



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