21 giugno 2017

musica – LUCCA, CITTÀ DI MUSICA


Tornare a Lucca e in Lucchesia, dopo lungo tempo, e riflettere sui rapporti che questa cittadina e questa terra toscana – tagliata fuori dai traffici e lasciata un po’ ai margini della storia – hanno avuto con la grande musica è sempre sorprendente. Facciamo fatica a ricordare che vi è nato Giacomo Puccini, abituati come siamo a collocarlo a Torre del Lago e dunque piuttosto tra Viareggio e Pisa (e si sa quanto a Lucca amassero i pisani …), ma chi si ricorda che quattro anni prima di lui vi era nato Alfredo Catalani, un secolo prima Luigi Boccherini e addirittura 170 anni prima Francesco Geminiani?

musica23FBEppure, i legami fra questi musicisti e la loro città natale sono stati assai forti se si pensa che Puccini discende da una famiglia di Maestri di Cappella del Duomo e che sia Catalani (morto di tisi a Milano ad appena 39 anni) sia Boccherini (morto in Spagna dopo una lunga vita trascorsa in giro per l’Europa) hanno voluto esservi sepolti. Geminiani invece, morto a Dublino, dimostrò il suo attaccamento a Lucca tornandoci più volte e fondandovi una Loggia massonica fra le prime in Italia (egli stesso fu iniziato alla massoneria, primo italiano, a Londra nel 1725).

Davanti alla sede dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Luigi Boccherini, una della più antiche scuole musicali d’Italia, si è attratti da un recente monumento dedicato al compositore, in parrucca e codino nell’atto si suonare il violoncello, spesso ignari che fu un grande virtuoso di quello strumento; in un’epoca in cui in Italia la musica strumentale cedeva il passo al melodramma – il veneziano Vivaldi era morto due anni prima e il napoletano Scarlatti sarebbe morto quattordici anni dopo la nascita del lucchese – Boccherini si è dedicato principalmente a scrivere quartetti e quintetti (ne ha lasciati rispettivamente quasi 100 e più di 140!) diventando una sorta di “padre” della musica da camera.

Il povero Boccherini ha passato la vita (a Vienna, a Roma, a Parigi, a Madrid) alla perenne ricerca di protezioni e di guadagni e, dopo esser rimasto vedovo due volte e aver perso tre dei suoi cinque figliuoli, è morto solo, poverissimo e ammalato per essersi fisicamente consumato – il gomito destro e le dita della mano sinistra rovinati – sul suo strumento!

Francesco Xaverio Geminiani era nato solo due anni dopo Johann Sebastian Bach, Georg Friederich Händel e Domenico Scarlatti (una generazione incredibile), era un virtuoso del violino, e anche lui come Boccherini girò l’Europa senza trovar pace: fu a Napoli, allievo di Alessandro Scarlatti, e a Roma ove studiò con il grande Arcangelo Corelli, poi andò a cercar fortuna a Londra dove frequentò Händel (eseguì con lui, davanti al re Giorgio I, le Sonate per violino e clavicembalo che aveva scritto per ingraziarselo); si spostò per un breve periodo a Parigi e, dopo esser tornato a Londra, approdò in Irlanda dove morì ormai settantacinquenne.

La sua vita fu rovinata finanziariamente dalla smodata passione per la pittura (un effetto collaterale del rinascimento, chissà) e alla fine fu anche sopraffatto dal dolore per aver subito, in casa, il furto di un manoscritto cui aveva dedicato anni di lavoro e in cui era raccolta tutta la sua esperienza di musicista.

Altro grande sfortunato è stato Alfredo Catalani che non solo ha passato la vita a combattere con una terribile tisi che prima gli ha decimato la famiglia e poi lo ha prematuramente stroncato, ma ha dovuto anche vedersela con l’ostilità di Verdi e di Ricordi (e persino, duole dirlo, con quella postuma di Abbado e di Muti, che non vollero mai portare alla Scala le sue opere nonostante fossero state molto apprezzate sia da Mahler che da Toscanini). Nei pochi anni che gli sono stati concessi ha scritto ben sei opere: l’unica che ha raggiunto un minimo di celebrità è stata La Wally, una tragedia romantica in ambiente tirolese, su libretto di Luigi Illica, che andò in scena a Milano l’anno precedente la morte dell’autore.

Ha vissuto molto a Milano, dove si era trasferito presto per completare gli studi musicali al Conservatorio (che poi gli offrì anche la cattedra di composizione), frequentando gli ambienti vivaci della scapigliatura e dove si è dedicato, oltre alla musica lirica, alla musica sinfonica, sacra e da camera. Ha scritto tra l’altro tre Sinfonie, una Messa, un Quartetto, Venti pezzi per pianoforte: perché non li sentiamo mai?

Ed eccoci a Puccini, che ebbe una vita sì tormentata ma che non si può definire sfortunata; visse sessantasei anni, metà dei quali nella sua amatissima casa di Torre del Lago, che lo isolò solo apparentemente perché non gli mancarono onori e successi. Il suo legame con la città natale si consolidò anche grazie alla quarantennale convivenza con Elvira, che a Lucca non solo nacque ma celebrò le sue prime nozze e dove, dal primo marito, ebbe la figlia Fosca che fu poi molto amata da Puccini. Non finì bene la vita neppure lui, stroncato a Bruxelles da un tumore alla gola e da una operazione probabilmente sbagliata, senza essere riuscito a concludere la sua Turandot.

Ma Lucca non ha smesso di avere un rapporto privilegiato con la musica. Il suo Conservatorio – che è stato fondato nel 1842 e porta ancora il nome di Istituto Superiore di Studi Musicali – è fra i più apprezzati in Italia e fra i suoi docenti annovera Renzo Cresti, il musicologo autore del recente volume Richard Wagner, la poetica del puro umano (Lucca: Libreria Musicale Italiana 2012), fondamentale contributo alla conoscenza di Wagner e del mondo musicale tedesco nella seconda metà dell’Ottocento. Una conoscenza libera dai tanti pregiudizi che fino ad oggi l’hanno compromessa e che abbraccia i difficili e complessi rapporti fra Wagner e Nietzsche negli anni della loro amicizia.

La bellezza delle sue piazze, dei palazzi e delle mura, la dimensione discreta della città, la sua posizione nel centro del Paese, il suo essere ragionevolmente appartata rispetto ai grandi flussi turistici, questa importante storia dei suoi grandi musicisti, credo che farebbero meritare a Lucca un importante festival internazionale di musica classica – diverso dal turistico e balneare festival pucciniano di Torre del Lago e più simile al vecchio Festival dei due mondi di Spoleto – che le restituisca il ruolo di protagonista nel mondo della grande culturale musicale. Regione, Provincia, Comuni, se ci siete battete un colpo.

Paolo Viola

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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