4 aprile 2017

CHI CREDE ALLE GARE NEI TRASPORTI PUBBLICI?

C’è un soggetto pubblico che gestisca bandi, controlli i gestori e sia autorevole?


Instancabile e indomito, Marco Ponti rilancia l’idea della concorrenza nei trasporti di fronte allo scontro tra un sindaco di Miano e un presidente ad interim di ATM (in carica alla data in cui  Ponti ha scritto) che appaiono, a guardare dall’esterno, concordi solo sul non credere alla pratica attuabilità della concorrenza stessa come lui la propone. Ma non è detto che sia così, bisognerebbe capirli meglio e solo loro possono farci capire.

03ranci13FBIl conflitto che abbiamo visto e vediamo sembra tutto interno all’idea che un buon sistema di trasporto pubblico deve essere unitario nell’area in cui opera, quindi in mano a un gestore monopolista, dato che già deve affrontare la concorrenza con il trasporto privato.

In un sistema del genere ci possono essere solo guerre di confine tra aree: Milano con ATM, area metropolitana e Regione con Trenord, Stato con FS-Trenitalia. Stato e Regione si sono alleati e attaccano la città; la città si difende prima (Rota) con un arroccamento, poi (Sala?) con un ritorno all’in-house. Marco Ponti teme che il conflitto finisca con un allargamento alla città dell’alleanza esistente.

È l’idea di base, il monopolio, che Marco Ponti contesta. Rischia di essere ancora una volta considerato visionario, nel senso spregiativo che il termine ha (solo) in italiano. L’esperienza che ho fatto nel settore dell’energia mi porta a dargli ragione. Liberalizzazione e privatizzazioni non indeboliscono lo stato privandolo di uno strumento essenziale, anzi lo liberano dall’identificazione con una sola impresa che potrebbe anche ammalarsi, per naturali vicende, e lo collocano al di sopra delle imprese in concorrenza.

Vedo che l’idea del soggetto unico per il trasporto pubblico dell’area è ampiamente condivisa, come era condivisa venticinque anni fa l’idea del soggetto unico per assicurare il buon funzionamento del sistema elettrico nazionale. Evidentemente si teme lo scoordinamento se non il caos, o l’asservimento alle bieche mire di profitto di una multinazionale. Mi pare che nell’energia questo non sia accaduto, anche se si possono trovare difetti nel sistema che si è creato, come è ovvio.

Marco Ponti delinea una proposta: gare per lotti di dimensione limitata (a Milano sei, in corrispondenza con il numero dei depositi); assegnazione di ciascuna gara in base all’offerta migliore, ma non più di due lotti alla stessa impresa; così nessuna impresa ruberebbe al Comune il ruolo di guida del sistema.

Non essendo uno specialista di trasporti, attendo le critiche che non mancheranno (purché la proposta sia presa sul serio come merita), per approfondire. Ma già ora mi pare chiaro che la proposta vada completata dando corpo e braccia a questo ruolo di guida. Occorre un soggetto pubblico a dimensione metropolitana che fissi gli obiettivi del sistema in base alle scelte dei soggetti politici responsabili, traducendoli in traguardi misurabili ben definiti con la competenza propria di un organo tecnico.

Ne consegue la formulazione di bandi e la gestione delle gare – senza riguardo per la proprietà delle imprese partecipanti e con meticolosa attenzione alla correttezza per evitare di finire nel pantano dei ricorsi -, un’attività di monitoraggio dei risultati e dei comportamenti utilizzando le facoltà di ricorso agli organismi esistenti (Autorità nazionale di regolazione dei trasporti, Antitrust, sistema giudiziario). Eventualmente il soggetto in questione potrebbe godere di specifici poteri di coercizione e sanzione che la norma istitutiva potrebbe conferirgli.

In un quadro di questo genere dovrebbe collocarsi l’evoluzione di ATM, da costola dell’amministrazione comunale a società indipendente pienamente in grado di partecipare a gare in Italia e all’estero, come ha iniziato a fare. La limitazione al numero di lotti che una sola società può vincere nelle gare di Milano potrebbe essere introdotta gradualmente, riconoscendo in una prima fase qualche vantaggio esplicito al soggetto che ha esercitato finora il servizio, anziché ricorrere a vantaggi nascosti.

Da parte sua, il governo, se crede al disegno della concorrenza – e questa è condizione perché ci credano gli altri -, deve darsi una regolata nel rapporto con il sistema FS per confutare con fatti la diffusa credenza che «quelli i soldi li hanno sempre». Ci vuole misura e trasparenza nei trasferimenti finalizzati a coprire gli oneri del servizio pubblico. L’interesse dei cittadini è che il servizio pubblico ci sia, sussidiato quando è necessario, e che il sussidio sia il minimo necessario, quindi di norma attribuito mediante procedure competitive.

 

Pippo Ranci Ortigosa



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