28 marzo 2017

UNA GARA PER IL TRASPORTO PUBBLICO A MILANO

Mai, potrebbe vincerla qualcuno diverso da Atm!


Cosa significa mettere in gara un servizio pubblico? Tutto il contrario di quello che vogliono farci credere i fautori del “capitalismo municipale”. Nel caso dei trasporti, il comune innanzitutto garantisce agli utenti la socialità del servizio: tariffe, frequenze, fermate, pulizia, etc. Poi chiede alle imprese con la gara «Chi domanda meno sussidi per garantire questo servizio per X anni (da 5 a 7 di solito)?»; nulla di più lontano da una vera liberalizzazione. Anzi, poiché si “rischia” di risparmiare soldi, con i risparmi si potrebbe potenziare il servizio o ridurre le tariffe ai più deboli (non ai ricchi).

07ponti12FBMa il sindaco Sala circa una settimana fa ha pubblicamente dichiarato che «la gara non è certa, si pensa ad una soluzione “in house”» (cioè ad un affidamento diretto ad Atm). E non c’è da stupirsi. Occorrerebbe una gara, quando Atm è continuamente descritta come un mostro di efficienza? Viviamo già nel migliore dei mondi possibili, e il dettaglio che Atm costi ai contribuenti un milione al giorno è trascurabile, il comune di Milano è ricco sfondato. Qualche maligno potrebbe dire: «Ma allora perché non fare comunque la gara, visto che Atm la vince di sicuro, tanto più che il giudice (il Comune) è anche padrone di Atm?». Questo piccolo conflitto di interesse in fondo è una faticosa conquista di anni di lotte anticoncorrenza dei comuni italiani per non correre inutili rischi … .

Ma forse qualche rischio c’è, meglio stare sul sicuro ancora di più, ci sono certi barbari stranieri che per farci dispetto forse sarebbero disposti persino a chiedere al Comune, cioè ai contribuenti, meno soldi per fare il servizio. Ci possono certo essere ostacoli normativi di origine europea che costringono a fare queste fastidiose gare, ma cosa possono questi burocrati di fronte alla ferma e concorde volontà politica degli enti locali di tenersi ben strette fonti di “voto di scambio” con sindacati e fornitori, e posti ben retribuiti nei Consigli d’Amministrazione a fine carriera?

Già si è visto in passato il peso di questa ferma volontà politica: su più di un centinaio di gare fatte in Italia, le aziende possedute dai “Comuni-giudici” hanno quasi sempre vinto, senza che nessuno fiatasse. Tutte aziende efficientissime dunque in casa propria, forse non meno di Atm. Ma forse si può suggerire al sindaco Sala un ottimo e dignitoso compromesso (non fare la gara del tutto pare brutto): si può benissimo fare una gara finta, e, come abbiamo visto, in Italia è possibile attingere a solide e ben collaudate esperienze.

Innanzitutto si può fare la gara con un enorme lotto unico per tutta la città (non importa se è stato ampiamente dimostrato che con queste dimensioni non ci sono economie di scala nel settore). Poi mandare messaggi politici chiari che non sono graditi intrusi. Difficile che qualcuno rischi per poi trovarsi a lavorare con il comune arrabbiato perché il suo concorrente ha perso.

Poi il bando di gara può essere “cucito addosso” ad Atm, richiedendo competenze specifiche per ogni tipo di mezzi che Atm usa (è già successo), ed altre clausole progettate ad hoc, anche magari per mandare deserta la gara costringendo al rinnovo dell’affidamento ad Atm.

Vediamo invece uno scenario fantascientifico nel quale davvero il comune manifestasse la volontà di ridurre sia i costi, che l’attuale altissimo potere politico (“clout”) del concessionario unico dei trasporti pubblici (in grado di paralizzare la città). Innanzitutto farebbe un numero di lotti proporzionato alle uniche economie di scala esistenti, cioè i depositi attuali, che sono sei, più un lotto per le metropolitane. Poi limiterebbe la possibilità allo stesso concorrente di vincere più di, diciamo, due lotti, in modo da tenersi stretto il potere reale, e di poter sostituire quell’impresa vincitrice che si comportasse male con un’altra già operante. Poi potrebbe fare quella che si chiama “competizione per confronto” (Yardstick Competition), premiando le imprese che ottengono migliori risultati durante in periodo di gestione, e viceversa.

Ma come si è detto, questo in Italia è fantascienza: meglio andare nella direzione opposta, non fare la gara, fondersi con Trenord, e alla fine cedere tutto a Fsi, che, come disse una volta giustamente l’assessore Maran, «quelli i soldi ce li hanno sempre» (peccato che siano soldi nostri).

L’AD Mazzoncini di Fs d’altronde non ha appena dichiarato che «per la Lombardia sono disponibili 13 miliardi»? Poi Fs ci ha già anche un pezzo di M5, e le aree degli scali dismessi … lasciamogli completare l’opera.

 

Marco Ponti

 



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