11 settembre 2012

IL GOVERNO E I TRASPORTI: SOLO SENZA DENARO PUBBLICO, CIOÈ LE AUTOSTRADE


Occorre osservare che tra le molte virtù internazionali del governo Monti (riassumibili nel fatto che oggi si può andare all’estero senza vergognarsi), non vi è quella della coerenza nelle strategie per gli investimenti. Si sono sentite mirabolanti affermazioni del superministro Passera, di ottanta (o cento) miliardi di soldi pubblici per grandi (o enormi) opere, di cui non sembra esserci più traccia, a parte affermazioni di facciata del tipo “la TAV si farà”, e simili amenità davvero poco meditate.

Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere. I dubbi sulla sensatezza delle grandi opere berlusconiane, poi rapidamente diventate “bipartisan”, serpeggiano ormai anche nel centro destra, e in Confindustria. Emergono, anche se ipocritamente in sordina, priorità diverse, quali per esempio il piano per le città (che forse interessa anche Milano), che da un punto di vista macroeconomico, cioè per la crescita, è certamente più sensato, creando, per ogni Euro pubblico speso, più occupazione e, si spera più in fretta, che non le grandi opere. Il paese ha bisogno di occupare gente rapidamente, e a basso reddito, non solo o non tanto per obiettivi sociali, ma per rilanciare la domanda interna, soprattutto ora che la crisi fa venire al pettine nodi purtroppo notissimi, di industrie senza speranza, tenute in piedi per decenni con denari pubblici (si veda il drammatico caso sardo, sul quale si versano insopportabili lacrime di coccodrillo da tutte e le parti politiche e sindacali).

Sul versante delle infrastrutture, sembra prendere maggior forza l’estensione di internet veloce rispetto al cemento. Per i trasporti appare evidentissimo che si faranno soprattutto autostrade. Il motivo è semplice, e forse fortunato: le autostrade le pagano in gran parte gli utenti (anche se non sempre il 100%, come i concessionari tendono a far credere…), mentre le ferrovie le devono pagare tutte i contribuenti, cioè le casse pubbliche. E spesso le casse pubbliche oltre all’investimento debbono pagare anche i costi di esercizio… Con lo Stato in bancarotta, l’alternativa alle autostrade in un ottica di minimizzazione della spesa proprio non c’è. Gli utenti ne pagano i costi di esercizio e gran parte dei costi di investimento senza fiatare, dopo aver contribuito con molte decine di miliardi alle casse pubbliche con le astronomiche accise attuali sui carburanti, sempre lamentandosi poco. Questo a un economista fa venire in mente una osservazione radicale: se la “disponibilità a pagare” per usare le strade è così sproporzionatamente più alta di quella per usare le ferrovie, forse il trasporto stradale, per passeggeri e merci, serve di più di quello, sussidiatissimo, ferroviario. Ma certo questa osservazione non rientra nel “politically correct”, che sostiene, a torto, che le ferrovie siano essenziali per l’ambiente.

Però in questa scelta obbligata del governo Monti c’è una grave lacuna, rilevantissima per le realtà urbane e regionali: la viabilità locale, dove si svolge il 75% del traffico, e dove vi sono i maggiori problemi ambientali, di congestione, e di costi per le famiglie e per le imprese (il 70% dei pendolari si muove in macchina, e questa percentuale può essere forse un po’ ridotta solo per i movimenti degli impiegati verso i centri urbani più densi…. gli operai continueranno ad andare in macchina, cfr. la ricerca del Censis sul tema).

Per la viabilità locale non c’è un Euro, e i rischi che manchino le risorse anche per l’ordinaria manutenzione non sono trascurabili. Il problema ovviamente non è che gli automobilisti non paghino per la viabilità locale (pagano altroché, cfr. le tasse sui carburanti). Ma quei soldi vanno altrove, forse giustamente, ma certo non sarebbe iniquo sul piano distributivo rendergliene un po’ con strade più scorrevoli (l’inquinamento è fortemente legato alla congestione: a 30km/h una macchina che viaggia a singhiozzo inquina il doppio di una che viaggia regolarmente a 60, alla faccia dell’ultima proposta davvero molto discutibile del Comune di Milano….). Ma anche rendendo le strade locali più sicure: in autostrada, nonostante le maggiori velocità, ci sono molto meno morti per chilometro percorso. E non è difficile capire perché: ai concessionari autostradali certo i soldi non mancano per eccellenti manutenzioni, ottima segnaletica ecc. (si tratta sempre, si intende, di soldi degli automobilisti, categoria silenziosa e disinformata. Ma in fondo, parliamo di perfidi inquinatori, ricchi e irresponsabili, che girano in SUV par capriccio….).

 

Marco Ponti



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