6 settembre 2011

EDILIZIA, FINANZA, SPECULAZIONE E TANGENTI


Un articolo comparso recentemente su Breakinviews ad opera di Fiona Maharg-Bravo conferma una volta di più le nostre opinioni sulle conseguenze economiche della speculazione immobiliare. “Uno dei dati più preoccupanti dell’economia spagnola” è il numero degli immobili invenduti: una zavorra di 700.000 case. Ma perché questo stock “zavorra” l’economia? Perché, potrebbe pensare il cittadino, l’economia non va avanti lo stesso. Le case restano lì, chi se ne importa?! In effetti le case se, ipotizziamo, fossero state costruite da un grande magnate con soldi tirati fuori direttamente dalla sua cassaforte, potrebbe essere così. Se qualcuno ha fatto un investimento, o una speculazione, sbagliata, peggio per lui. Se vuol recuperare qualcosa, che venda a metà prezzo.

Ma le cose non stanno così, e quelle case sono davvero una zavorra. “Le banche posseggono una crescente quota di queste case invendute, poiché continuano a pignorare gli immobili dai costruttori edili falliti. Nonostante gli sforzi per liberarsene, stanno ancora accumulando più immobili di quanti riescano a venderne”. È più chiaro? Lo snodo centrale della moderna economia è la banca, o meglio è il sistema del credito.

“Il credito – spiegava il grande economista Schumpeter – è essenzialmente creazione di potere d’acquisto al fine di cederlo all’imprenditore, e non semplicemente trasferimento di potere d’acquisto… Attraverso il credito si apre agli imprenditori l’accesso al frutto dei beni della società, prima che abbiano acquisito il normale diritto su di essi”. Le banche, ci dice l’economista, non sono semplici intermediari finanziari, ma, attraverso il credito, creano davvero moneta: anzi, in una economia moderna, il credito è il modo essenziale attraverso cui viene creata moneta.

“Attraverso il credito si apre agli imprenditori l’accesso al frutto dei beni della società, prima che abbiano acquisito il normale diritto su di essi. In un certo senso esso sostituisce temporaneamente questo diritto con la finzione di esso”. Creare denaro in questo modo, attraverso una “finzione”, è utile, addirittura necessario all’economia di scambio, dove prevale la proprietà privata, perché solo in questo modo è possibile lo sviluppo. È il credito che consente di superare quello che è un vero e proprio “ponte sull’abisso” tra immobilità e sviluppo.

Il dispositivo si inceppa pericolosamente quando i beni creati attraverso “la finzione” del credito rimangono invenduti per troppo tempo, a causa di una sovrapproduzione o di prezzi eccessivi. L’intero processo può essere definito come inflazione da credito, e qui i problemi, per l’economia, sono davvero seri. Ovviamente tutto questo non vale solo per le case: anche le automobili, se sono troppe e troppo care, restano invendute e i banchieri che hanno finanziato i produttori di veicoli non saranno troppo allegri: non capita mai, però, che le banche creditrici, si prendano in bilancio, a ristoro dei crediti erogati, qualche migliaio di automobili nuove.

Con le case è diverso, perché sono beni “immobili”, sono soggette cioè a un deperimento di valore molto lento nel tempo e le variabili anzianità – tecnologia – obsolescenza non sono così significative come nei beni strumentali (ad esempio un’automobile o un computer). Così, invece di svalutare le case invendute, ammettendo l’errore (che, in caso di bolla, è un errore sistemico, cioè non riguarda singoli costruttori o speculatori, ma il sistema finanziario – costruttivo nel suo insieme) e quindi le perdite, si seguono altre strade. Ovviamente il motivo per cui il sistema fatica ad ammettere le perdite e segue strade alternative è un motivo forte, tuttaltro che insignificante.

Non è solo per ingordigia, cioè che immobiliaristi e banche non ammettono le perdite: i debiti e i crediti (rispettivamente per i costruttori e per le banche) così accumulati possono rappresentare un problema serio per l’economia, perché le banche, scarsamente capitalizzate, sono troppo esposte. Hanno “creato” troppo denaro a credito e ora che il mercato è fermo quel denaro si sta rivelando non solo una “finzione” temporanea (in attesa di essere convalidato dalle vendite), ma una finzione tout court, cioè si sta rivelando falso. E con questo risultano falsi anche gli attivi corrispondenti delle banche, le ipoteche e tutte le poste finanziarie a garanzia di quei crediti ormai inesigibili.

Per difendersi, le banche acquisiscono quindi grandi quantità di immobili, trasferendo l’esposizione dal credito a beni in un certo senso più solidi, ma fortemente ‘illiquidi’, cioè difficilmente trasferibili. I bilanci sono formalmente e temporaneamente salvi, ma l’economia è ferma. Le banche, coi bilanci così infettati di asset sopravvalutati (valori immobiliari irreali), evitano i fallimenti ma, in un certo senso, cessano di fare le banche. E per di più sono prese di mira dalla speculazione. Il sistema si “avvita” e uscirne diventa sempre più complicato.

Non è successo solo in Spagna. Il premio nobel Stiglitz sostiene da tempo che anche negli USA occorre ammettere le perdite e deprezzare le ipoteche e l’economista Kobayashi parla di lezione inascoltata del Giappone, dove l’economia, nonostante tutti gli aiuti alle banche, cominciò a riprendersi solo quando i bilanci delle banche furono ripuliti e i mercati ripresero fiducia. Ora la Maharg-Bravo applica lo stesso schema alla Spagna e sostiene che “quanto prima le banche toglieranno dai loro bilanci questi pesi morti, tanto più facile sarà aumentare il credito. Ciò aiuterebbe anche a ridare fiducia al sistema finanziario e potrebbe rivelarsi più efficace che aggiustare alla meglio l’aliquota Iva”.

E in Italia? Da noi siamo ancora più indietro, siamo ancora nella fase della crescita della bolla. Incredibile a dirsi, ma è proprio così. Piani casa, l’edilizia “vero volano dell’economia” (dichiarazioni del governo), turismo “immobiliare” al 20% del Pil (idem), città satelliti in ogni città (Berlusconi), ecc. E la sinistra? Rimando alla vicenda Mezzani – Uniland e al ruolo che vi hanno avuto il Banco emiliano romagnolo e il Consorzio Cooperative Costruttori. Si capiscono una sacco di cose. Se il sistema cooperativo diventa la cassa di compensazione del sistema immobiliare e ne prolunga l’agonia favorendo all’infinito la speculazione sugli immobili e il ristagno del credito e dell’economia siamo veramente nei guai. E qui rimando, a puro titolo esemplificativo, alle vicende Falck (Sesto San Giovanni), Miluce (Milano), Santa Monica (Segrate), Parco delle Cascine (Pioltello).

Abbiamo detto in più occasioni che occorre partire dal governo locale. Per ora la consapevolezza del problema pare davvero scarsa e le nostre amministrazioni locali sembrano voler correre in aiuto alla speculazione più che dare un contributo all’economia reale. Le tangenti sono solo l’aspetto residuale, e talvolta inevitabile, di questo sistema.

Mario De Gaspari



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