10 maggio 2017

LAVORO: MENO UOMINI E PIÙ DONNE. CONDIZIONI SQUILIBRATE

L’esigenza di politiche di genere su Lavoro e Welfare


Lo scorso 23 e 23 aprile, a Roma, centinaia di donne sono arrivate da tutta Italia per ritrovarsi alla terza assemblea nazionale di Non Una Di Meno. Obiettivo: continuare il lavoro di progettazione del Piano femminista antiviolenza, dopo la grande partecipazione allo sciopero #LottoMarzo che ha visto occupate 70 piazze in Italia e centinaia di piazze in 59 paesi nel mondo.

07rossi17FBA Milano, si sa, quasi la metà (48%) della forza lavoro è donna e le donne milanesi che lavorano sono il 65%, contro una media europea di circa 60%. E forse proprio per questo lo sciopero dell’8 marzo è stato così partecipato.

Donne e uomini di tutte le generazioni hanno dato vita a una mobilitazione importante che ha messo in luce la realtà della violenza di genere e ha dato visibilità al Piano femminista antiviolenza. Non Una Di Meno lo sta preparando per dare al Dipartimento Pari Opportunità del Consiglio dei Ministri gli elementi essenziali, perché il Piano nazionale che il Dipartimento stesso sta elaborando possa essere davvero efficace.

Non Una Di Meno ha strutturato il Piano in 8 punti, affrontati in 8 tavoli. Il tavolo Lavoro e Welfare si occupa di analizzare questioni come maggiore disoccupazione femminile rispetto a quella maschile, inattività, disparità salariale, sbarramento di carriere, erosione e negazione sostanziale del diritto alla maternità, mobbing, molestie e violenze.

La violenza economica è una delle forme della violenza di genere ed è spesso una delle catene che impedisce alle donne di intraprendere i loro percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Esaminare la violenza di genere partendo dalla centralità dei temi economici, come lavoro e welfare, consente di affrontarla nel suo aspetto sistemico e non emergenziale.

Consente anche di trattare l’argomento dal punto di vista della prevenzione: non solo soluzioni ex post, ma provare ad individuare ex ante strumenti, misure e pratiche che possano garantire l’autonomia economica e l’autodeterminazione alle donne.

Welfare universale per rispondere alle esigenze delle donne, salario minimo europeo per contrastare i salari bassi, gender pay gap, reddito di autodeterminazione per garantire sussidi alle donne che fuoriescono dalla violenza sono alcuni dei temi che il tavolo Lavoro e Welfare vuole portare come elementi chiave nel Piano antiviolenza.

Il welfare italiano andrebbe modificato anche secondo Cristina Morini – sociologa e saggista: “La crisi del lavoro salariato così come lo conoscevamo è irreversibile e le politiche della piena occupazione non sono ovviamente più attuali. Il welfare oggi a disposizione del lavoro precario è privo di forme di assistenza universale e non è adeguato al nuovo contesto. In particolare le donne hanno dinamiche occupazionali altalenanti, con una conseguente intermittenza del reddito. Diventa fondamentale che la politica progetti forme di sostegno”. Se questo vale per tutt*, è ancor più essenziale per quelle donne che hanno bisogno di autonomia economica per poter progettare il loro percorso di uscita dalla violenza e dal maltrattamento.

L’analisi del tavolo Lavoro e Welfare ha riguardato anche la femminilizzazione del lavoro: da una parte, processo che ha esteso a tutto il lavoro le caratteristiche storiche del lavoro femminile (piena disponibilità del tempo, l’intermittenza e la gratuità lavorativa) dall’altra, modalità di sfruttamento che mette al lavoro le soggettività stesse, dunque forme e stili di vita, capacità relazionali e di cura. Questo processo riguarda in generale il mondo del lavoro, ma è ancora più significativo per le donne che da sempre hanno a che fare con la gratuità del loro operato e con lo scarso riconoscimento sociale.

Per Cristina Morini: “Oltre la femminilizzazione del lavoro è da osservare soprattutto l’aspetto della diminuzione del lavoro maschile. Il cambio di settori e la crisi dei modelli di lavoro più garantito hanno aperto scenari interessanti per l’occupazione femminile, anche se precarietà e basse retribuzioni condizionano ancora molto la condizione delle donne nel lavoro”.

La lotta alla violenza di genere esige anche politiche sul Lavoro e sul Welfare che agiscano per l’autonomia economica e l’autodeterminazione delle donne. Il resto è propaganda.

Stefania Rossi



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti