23 settembre 2015

DA EXPO A DOPO EXPO I PROFESSIONISTI IN CAMPO


Nell‘editoriale della scorsa settimana Luca Beltrami Gadola descrive con un punto di vista fortemente critico la situazione che si è venuta a creare attorno alla questione del dopo Expo e del recupero di oltre un milione di metri quadri della manifestazione che, almeno per quanto riguarda l’affluenza di visitatori, capi di stato e star, sta ottenendo un grande successo.

Infatti sui padiglioni da salvare e sulle funzioni da insediare nelle aree che si libereranno, in troppi si sono espressi in modo episodico e contradditorio, mentre sono noti e di ben altra natura i problemi da affrontare.

02battisti32FBPrima di tutto lo spropositato costo delle aree che, originariamente agricole e private, sono state rese edificabili prima di essere acquistate a caro prezzo dalla Regione, dai Comuni di Milano e Rho, da Fondazione Fiera e dalla Provincia – oggi Città Metropolitana – e che, gravate da tale onere, sono state assegnate a Arexpo Spa con il compito di recuperarle e valorizzarle.

Poi l’assenza di chiare indicazioni sulle condizioni in cui le aree si troveranno quando, entro giugno 2016, saranno riconsegnate a Arexpo dopo che i vari Paesi avranno smantellato i loro padiglioni. Una fase della durata di otto mesi molto rischiosa, se non si riusciranno a mettere in sicurezza le aree stesse, gli impianti e gli edifici da conservare.

Inoltre la vischiosità delle procedure burocratiche per programmare e realizzare gli interventi, anche dovuta al fatto che trattandosi ormai di aree pubbliche la loro assegnazione ai soggetti che vorranno insediarvisi potrà avvenire solo tramite bandi e gare il cui esito potrebbe essere impugnato, interrompendo e rinviando tutto alle calende greche. Ma si spera che Raffaele Cantone, presidente Anac, almeno questo, riesca a evitarlo.

Infine la necessità di misurarsi con un complesso processo di urbanizzazione da governare con una continuità e una coerenza che, come denuncia Beltrami Gadola, non potranno certo essere garantite dall’attuale coacervo di responsabilità e competenze della Regione, dei Comuni di Milano e Rho e della Citta Metropolitana, che hanno già manifestato orientamenti molto differenti.

Il bizantinismo della situazione è quindi dato per scontato ma non sono d’accordo, come lui afferma, che l’advisor debba intervenire solo dopo che sia stata espressa a livello politico “un’opinione precisa sul destino di queste aree” per il semplice motivo che tale possibilità non esiste a priori, ma si concretizzerà proprio se l’advisor sarà in grado di mettere a disposizione del soggetto che ne governerà il processo, le analisi, la metodologia e gli strumenti per assumere le proprie decisioni.

Il recupero urbano di un’area di tali dimensioni e complessità non può certo essere un’operazione di breve periodo, ma va programmata su un arco di tempo pluriennale e governata con strumenti e poteri adeguati, avendo come riferimento uno scenario entro il quale muoversi e precisi obiettivi da perseguire. Senza cercare di attenersi a un progetto rigidamente definito che sarebbe certamente superato ancor prima di avviarne la realizzazione.

Ne sono convinto e lo sostengo con cognizione di causa perché, come alcuni ricorderanno, fin dal 2008, dopo alcuni dibattiti organizzati dall’Ordine degli Architetti si erano tenuti diversi incontri nel mio studio da cui era uscita la petizione per una Expo diffusa e sostenibile che aveva raccolto quasi 1500 adesioni .

Tutto era partito dalle indagini fotografiche promosse dallo stesso Ordine sulle condizioni di grave degrado in cui si trovavano le aree che avevano ospitato le Esposizioni Universali di Hannover, Siviglia e Lisbona e il rischio che ciò si potesse verificare anche a Milano era stato alla base dell’impegno per cercare di evitarlo a Milano. Ora che Expo sta per finire, non sarebbe certo ammissibile sottrarsi a questa sfida.

E infatti partecipando all’ultimo bando di Arexpo Spa il gruppo (1) di cui faccio parte, formato da professionisti, docenti ed esperti, che affiancano il Gruppo Arcotecnica Spa e F&M Ingegneria Spa, si è aggiudicato l’affidamento dell’incarico per lo “sviluppo di metodologie di analisi e la valutazione delle potenzialità del sito Expo dopo l’evento” e funzionerà come advisor per conto di Arexpo, per programmarne il recupero urbano.

Il compito è veramente molto arduo ma credo che, impegnandosi seriamente, sia possibile mettere a disposizione del soggetto istituzionale che ne avrà la responsabilità, le analisi, la metodologia e gli strumenti necessari a governare la complessa operazione. E sulla questione sono d’accordo con Beltrami Gadola che individua nella Città Metropolitana il contesto territoriale di appartenenza e nella sua Amministrazione il soggetto competente.

Pur riconoscendo che sia molto urgente assumere le decisioni necessarie ad avviare l’attuazione degli interventi, il processo non potrà essere che di lunga durata anche per evitare decisioni improvvisate e favorire invece la possibilità di assumerle nel modo più coerente e appropriato.

Infatti chi avrà il compito di realizzare questo grande intervento dovrà assolutamente evitare, come ha giustamente sostenuto Vittorio Gregotti, di farne una periferia offrendo invece ai Comuni del nord ovest un riferimento di centralità sovracomunale di cui necessitano e creare allo stesso tempo uno dei nuovi poli che contribuiranno a strutturare la Città Metropolitana.

E visto che Expo è considerato il grande evento che tutti ci riconoscono, spero proprio che il dopo Expo possa essere l’occasione per tornare a dimostrare che a Milano esiste ancora una cultura urbana e architettonica che sa riferirsi in modo originale e attento a quella tradizione della propria modernità per la quale, in un non lontano passato, è stata ammirata nel mondo.

 

Emilio Battisti

 

(1) Emilio Battisti pianificazione e progettazione urbana; Antonio Belvedere diritto urbanistico; Ennio Brion strategie immobiliari; Roberto Camagni Economia urbana e territoriale; Sandro Favero partner fondatore di F&M Ingegneria; Alessandro Galbusera housing sociale; Giorgio Goggi mobilità e studio dei flussi; Paolo Inghilleri beni ambientali e culturali; Fabio Iraldo economia della sostenibilità; Andrea Silipo ingegneria finanziaria e analisi economiche (Arcotecnica Group spa); Giorgio Spatti logistica e trasporti; Tommaso Tassi infrastrutture e viabilistica (F&M Ingegneria Spa); Paolo Viola progettazione urbana (Arcotecnica Group Spa); Mario Zambrini sostenibilità ambientale (Ambiente Italia Srl).

 

 

 



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