6 maggio 2015

GIUNTA PISAPIA, PRIMA DI LASCIARE


L’inaugurazione dell’Expo ci ha distratto per qualche giorno, ma presto torneremo a riflettere sulle prospettive per Milano. Ho letto con interesse il punto di vista di Eleonora Poli sulle queste stesse colonne e lo capisco, da parte di chi in questo Sindaco e in questa Giunta evidentemente si riconosceva molto; capisco e condivido anche un certo fastidio verso chi oggi critica soltanto e magari di questa esperienza ha fatto parte, in piccola o grande misura. Credo sia corretto però anche esprimere schiettamente un opinione più variegata, soprattutto per indicare direzioni di miglioramento da tener presenti nel progettare i prossimi cinque anni.

04zinna17FBIl passo indietro di Pisapia, inevitabilmente, ha avuto almeno un aspetto positivo: ci costringe a guardare avanti con un po’ di anticipo, e, per guardare avanti, si parte dal valutare la consigliatura in corso, ben sapendo che c’è ancora un anno perché questa completi il proprio lavoro. Comprensibilmente, Pisapia stesso, nelle sue interviste, rivendica il valore del proprio lavoro e Chiara Bisconti lancia un appello diretto, “non disperdiamo l’eredità di Pisapia“.

Anche Franco D’Alfonso, a inizio aprile, insisteva sulla “continuità” che il prossimo candidato sindaco dovrebbe assicurare e rimproverava ad Ambrosoli di chiedere invece discontinuità. In termini così generici, non si può non essere d’accordo – e non si può non essere d’accordo quando si dice che il candidato “dovrà essere scelto a Milano“, “sarà scelto con le Primarie” e simili cose già condivise da tutti.

Vorrei invece guardare le cose un poco più in dettaglio. Continuità sì, ma cosa vuol dire in realtà? Mantenere la stessa coalizione? Io sono d’accordo, ma dirlo è quasi troppo facile. L’idea di allargarla strutturalmente al centro, accordandosi con l’NCD, è stata già rifiutata da quasi tutti, come inutile e controproducente. Tagliare le ali, anzi l’ala sinistra (Rifondazione, Sinistra per Pisapia)? E perché mai dovremmo farlo? Abbiamo forse da lamentarci? Al contrario, questi alleati hanno mostrato talvolta un franco e leale dissenso, ma sempre nei limiti di un etica di coalizione.

Molto più serio e importante, invece, è il ragionamento da farsi sui contenuti dell’azione amministrativa. Ecco, io in questo campo suggerirei ai candidati, e al Partito Democratico prima di tutto, un atteggiamento di “continuità selettiva“; continuiamo cioè con le cose che sono andate bene, miglioriamo quelle che non hanno funzionato. Sembra ovvio, ma nelle interviste degli Assessori non vedo proprio un atteggiamento di autoconsapevolezza; e questo mi preoccupa un poco. Se si frequentano i quartieri fuori dalla cerchia dei Navigli, le voci dei cittadini spesso sono abbastanza critiche su questo e quell’aspetto dell’azione della Giunta. Andare alle elezioni sulla linea “siamo stati impeccabili, continueremo esattamente così” non mi pare giusto e neanche tanto accorto.

Ci sono cose molto positive, da dire a nostro favore: abbiamo dimostrato serietà e sobrietà del personale politico (niente casa di Batman!); abbiamo rafforzato l’Area C e portato molta innovazione nella mobilità cittadina. Siamo riusciti a realizzare un buon equilibrio fra vincoli di bilancio stringenti e necessità di funzionamento della città. Alcuni assessori si sono fatti notare positivamente per impegno personale, ad esempio Marco Granelli e Carmela Rozza, ma non solo loro. In questi giorni, possiamo darci il merito di una scelta coraggiosa sulle nostre case popolari, che abbiamo affidato a MM. In conclusione, la nostra giunta è stata ed è sicuramente migliore delle giunte di centrodestra.

Però, non dobbiamo essere reticenti, neanche nel riconoscere che ci sono almeno tre campi nei quali si dovrà fare di più e di meglio. Intanto, dovremmo avere una visione dello sviluppo sociale, economico e urbanistico della città a medio termine, un modello da raggiungere, che finora non si è percepito con chiarezza. Per restare al solo sviluppo urbanistico, la giunta Albertini, nel Documento di inquadramento, proponeva “il modello a T rovesciata” – la giunta Moratti Masseroli sosteneva l’idea della “densificazione” della città. Giuste o sbagliate che fossero queste posizioni, viene naturale chiedersi: e la nostra giunta? La risposta non so darmela. Forse, l’assenza di visione non ha effetto visibile nel breve termine, ma la mancanza di scelte e di indicazioni oggi mostrerà i suoi effetti negativi nel 2020 o 2030.

Poi, la giunta viene percepita da molti (forse un po’ ingenerosamente) come “molto attenta ai problemi e alle questioni del centro”, “giunta che guarda solo entro i Navigli”. Abbiamo bisogno di guardare di più ai quartieri esterni: meno tempo per la magnolia di Cairoli, meno iniziative eclatanti a Piazza Castello e più attenzioni dedicata alle aree periferiche. Ci sono punti di degrado edilizio e sociale, ci sono grandi iniziative immobiliari arenate che diventano quartieri abbandonati (ad esempio a sud a via Amidani o via Lampedusa, a nord a viale Bodio e non solo).

Infine, nei programmi del 2011, l’ascolto e la partecipazione dei cittadini erano punti focali, ma, nel tempo, non si sono visti risultati particolari nel riavvicinare i milanesi e le istituzioni; credo che si possa e si debba fare meglio. Il decentramento amministrativo avrebbe potuto essere un lato importante di questo sforzo, e qui di risultati concreti per ora non se ne possono ancora vedere. Sembra paradossale doverlo dire oggi, ma, su questo campo, proprio non abbiamo progredito molto.

Per proporre il futuro Sindaco sono indispensabili le Primarie, certo; ma non facciamone una competizione solo fra nomi e simpatie. Chiediamo, a chi si candida a rappresentarci, di esprimere le proprie idee su questi nodi critici, e decidiamo in base alle risposte che i candidati sapranno darci.

 

Paolo Zinna



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