26 febbraio 2014

BILANCIO DI METÀ MANDATO, DONNE A CONFRONTO


Bilancio dell’Amministrazione di Milano, Giunta e Consiglio, di metà mandato e “donne”. Ne ha scritto Laura Cima qui proponendo un orizzonte nazionale la settimana scorsa, ne stanno discutendo a Milano alcune donne in varie riprese da qualche settimana. Perché fare un bilancio di metà mandato e perché farlo su questo nesso con “donne”? Parto da questa domanda per ragionare di seguito su quali possono essere degli ‘oggetti’, delle ‘questioni interessanti’ su cui riflettere e considero chi potrebbe prendere parte a questo processo, e concludo ribadendo ancora la necessità e il valore di uno sguardo di genere, mentre saranno ulteriori contributi a proporre più dettagliatamente un ‘come’, un percorso per realizzarlo insieme.

08nannicini08FBA distanza di due anni e mezzo dalla vittoria elettorale per il sindaco Pisapia, con il contributo importante del voto femminile, e dell’attivismo protagonista di tante donne in campagna elettorale, cosa è successo? Come è stato realizzato il programma elettorale? Cosa questa Amministrazione può impegnarsi a realizzare entro la scadenza?

Abbiamo una giunta formata di 50% donne 50% uomini, come sollecitato e richiesto allora da lettere aperte di associazioni di donne nel movimento. Il tema di 50&50 permane ancora oggi e ci viene mostrato come ‘novità’ di questo Governo Renzi, eppure in questi giorni molte voci critiche si sono espresse (vedi D’Elia e Serughetti Il Manifesto 21/02) a dire come questo che sarebbe uno strumento di democrazia paritaria si trova situato, in uno specifico contesto in “questa verticale crisi della rappresentanza”.

È sufficiente volere una giunta 50&50 se non sappiamo per cosa si impegna ad operare, su quale programma attivi uno sguardo di genere, se non siamo noi, cittadine e donne di movimento ad attivare un bilancio, per non limitarsi a ripercorrere la richiesta di democrazia paritaria nelle leggi elettorali? Lasciandoci sfuggire la possibilità politica di fare un’analisi dell’esistente, proprio a partire da Milano, straordinaria vittoria che sembra nel frattempo aver sbiadito i suoi entusiasmi? Ragionare su Milano avendo presente un orizzonte nazionale fatto delle tante città amministrate dal centrosinistra o da giunte arancioni (come ancora le chiama Laura Cima) sapendo che parliamo anche di un contesto nazionale e politico.

Il programma elettorale aveva un capitolo chiamato “la città delle donne” che nella premessa recitava: “La nuova Amministrazione orienterà tutte le politiche comunali verso l’uguaglianza tra uomini e donne.”. È possibile ripercorrere questa premessa e far sì che la giunta ci mostri, infine, qual è la visione di città da abitare, dove vivere, dove lavorare, al femminile che ha messo a punto e che ci presenta come meta degli interventi “verso l’uguaglianza”? Non iniziative frammentate, difficilmente ricongiungibili a una visione complessiva, a un progetto, una visione che in questi due anni e mezzo ha dovuto ri-comprendere alcuni mutamenti di fondo.

Cambiamento demografico (aumento di anziani, abbandono delle coppie giovani per la provincia) come viene letto, quali indicazioni dà per politiche pubbliche ad esempio abitative: aumenta il numero di donne che vivono da sole, in varie età della vita, anziane certo, ma anche giovani madri e single in generale, come viene considerato per politiche abitative? Quale confronto si è attivato con Vienna e con Ferrara dove il ‘gender cohousing‘ è già un progetto?

Impoverimento dei ceti medi, delle lavoratrici, come ogni indagine Istat (ma anche Europea, o delle Nazioni Unite) mette in evidenza. Il gap salariale, l’intermittenza lavorativa, le pensioni più basse, il sovraccarico di lavoro domestico e di cura … e soprattutto la contrazione del welfare che nella diminuzione di servizi non significa soltanto riduzione di sostegno alla conciliazione per le donne ma soprattutto diminuzione di posti di lavoro, in tutto il mondo occidentale prevalentemente femminili. Cosa succede a Milano, quali sono per le cittadine le conseguenze e quali gli interventi prevedibili?

Cambia il lavoro, cambiano orari, certezza di pagamenti, accesso alla produzione manuale o cognitiva di tante lavoratrici … quali effetti sulle vite singole, sui servizi?

Alcune esperienze collettive sono sorte in questi anni, proprio perché si è vissuta rinnovata e immaginata la città, alcune nate con una forte connotazione femminile e di genere, protagoniste di innovazioni sociali e culturali, ancora non costituiscono interlocuzione riconosciuta per l’Amministrazione.

Bilancio Comunale è ridotto, lo sappiamo, ai tempi della crisi, è vero che se non ci sono soldi nella casse dei Comuni, non ce ne sono nelle tasche delle cittadine, più ancora che dei cittadini, sarebbe interessante discutere come incrociare questi piani. Il contesto è profondamente mutato dalla campagna elettorale, così il mutamento del dato materiale delle condizioni di vita richiede nuove capacità di analisi e di creare connessioni. Nella diminuzione della popolazione e dei redditi delle donne, che sempre più sono capofamiglia, si radica la diminuzione delle tasse cittadine. Sono innumerevoli i temi per ridurre la disuguaglianza tra donne e uomini e non è questa la sede per stilare un elenco.

Merita invece di essere rammentato che la casa delle donne è stata affidata via bando ad un’associazione ‘Casa delle donne’, che sulla Pubblicità sessista la giunta ha deliberato (tra poco scadono i sei mesi di sperimentazione e ci auguriamo che sia possibile un confronto con gli esiti), certo vi sono singoli punti del programma che si ritrovano nei fatti.

Proporre un bilancio di metà mandato su cosa da questa Giunta è stato fatto, su quale visione abbia disegnato della città, su quali passi e azioni siano possibili entro la fine mandato, significa certo anche dire che le donne, alcune donne, alcune associazioni si stanno incontrando e a partire da questa esigenza stanno ridefinendo le modalità di un ripresa di parola pubblica con l’Amministrazione. Perché dopo la campagna elettorale, che ha visto protagoniste donne del movimento e tante donne in tante realtà variegate, la presa di iniziativa, la richiesta di colloquio e di incontro è stata scarsa, quasi assente, nei confronti del Consiglio e della Giunta..

Alcune tra noi hanno preso parte all’esperienza dei tavoli promossi dalla Presidente della Commissione Pari Opportunità, straordinario laboratorio di innovazione politica e di rapporto tra cittadine e amministrazione. Laboratorio che nel tempo ha perso i contorni innovativi, (alcune ragioni e domande le ho scritte qui (giugno 2013), ma anche queste esperienze sono state caratterizzate da un esercizio dell’ascolto da parte delle assessore/i come di un pratica costante anche se priva di agenda riconoscibile, e una limitata costruzione di risposte. La parola Partecipazione si è consumata, ormai consunta, esangue giace da qualche parte, priva di echi e di significati.

Le voci di associazioni come SNOQ sono state silenti a Milano nel rapporto con la Giunta, e questo pur avendo promosso in città un seminario nazionale sulla Democrazia Paritaria e la Rappresentanza, le donne dei tavoli hanno concluso l’attività (quello degli Spazi diventando La Casa Delle Donne, quello del Lavoro chiudendo l’esperienza: “ricevere risposte cortesi ma indifferenti non ci trova partecipi” quello della Salute presenterà un progetto specifico in Sala Alessi a fine marzo) senza fare il punto sul valore “politico e metodologico” di quel tipo di laboratorio di partecipazione incardinandolo o meno allo Statuto Comunale, i tavoli restano dunque a rischio di estemporaneità, di semplice episodio o al più di singolo progetto. Oggi è il tempo per riprendere l’iniziativa, per le donne del movimento interessate a ‘inventare’ a ‘sperimentare’ anche da parte ‘nostra’ modi di relazione con una Giunta nominata da un Sindaco e da una coalizione che abbiamo voluto e votato.

Il tema del bilancio di metà mandato comprende tutti i soggetti, quelli istituzionali e le cittadine, associate o singole, può proporre una consultazione allargata, può ampliare non solo i numeri della partecipazione, ma anche i metodi, possiamo continuare a discutere e a indicare contenuti e modi qui.

Concludo riprendendo quanto scrivevo a giugno scorso: “La relazione di gruppi di donne, di cittadine non necessariamente tutte legate al femminismo, con un’amministrazione cittadina continua ad essere un tema aperto. Poiché parla chiaramente del rapporto tra potere delle istituzioni con i cittadini/ e le loro articolazioni in gruppi, in movimenti, perché dice di uno sguardo di genere sulle relazioni.” Oggi anche nel proporre un bilancio proviamo a sperimentare modi e forme di congiunzione secondo dialettiche e logiche non meccanicamente derivata dalle pratiche “maschili”.

 

Adriana Nannicini

 



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