26 giugno 2013

MILANO. PARTECIPAZIONE: DOPO LA SPERIMENTAZIONE COSA?


Tempo di bilanci anche per le donne che hanno partecipato ai Tavoli della Commissione Pari Opportunità: ultima e quarta assemblea in Sala Alessi il 28 maggio, e in seguito altri incontri formali e meno, tra l’Acquario e altrove. A settembre scorso, su queste colonne, ho posto a questa esperienza alcune domande e qualche annotazione, alcune ancora attuali, altre il cui grado di consapevolezza si è fatto più urgente. Bilancio di due anni di un’esperienza di sperimentazione di questi “tavoli” con la nuova Amministrazione: dispositivi, processi, esiti, orizzonti aperti. Evidenzio alcuni punti, certa di non esaurire la quantità né tantomeno la qualità di questi due anni.

Dispositivi, tre tavoli su tre temi: Lavoro, Salute, Spazi, e per un breve lasso di tempo anche uno su Violenza, due incontri annuali in Sala Alessi, ciascuno di due ore. I primi derivati dal secondo, articolazione in gruppi aperti e focalizzati su un tema, su un mandato della Presidente Commissione Pari Opportunità (CPO) che diceva “proposte concrete da sottoporre all’Amministrazione a costo zero”. Tra i due “dispositivi” una evidente relazione, perché l’incontro di Sala Alessi è stato il luogo per presentare le proposte elaborate dai gruppi per l’amministrazione.

Dunque incontri di informazione, ma anche di richiesta di legittimazione del processo messo in atto, di validazione dei temi e della loro articolazione. Qualcuna ha ipotizzato che fosse facile mettere in atto un meccanismo circolare tra le 400 persone di Sala Alessi e le 30 che prendevano parte a ogni gruppo. L’ultima assemblea aveva un tema specifico: “Città delle donne e partecipazione“. Sono stati presenti il Presidente del Consiglio Comunale, l’Assessore ai Servizi Sociali, la Delegata del Sindaco per le Pari Opportunità (PO), la Presidente e la Vice Presidente della Commissione PO. Dai rappresentanti delle istituzioni abbiamo colto interventi tesi a rinnovare l’ascolto e l’apprezzamento. Del resto questa Amministrazione fa dell’ascolto una pratica costante anche se priva di agenda riconoscibile, e una limitata costruzione di risposte.

Nel mezzo tra dispositivo e processo considero i mandati ricevuti in fase iniziale da Anita Sonego: “proposte concrete a costo zero” e successivamente “prendete contatto direttamente con Assessori competenti e funzionari”. Questi binari in qualche senso “strutturali” hanno giocato a nostro sfavore, o meglio, noi, ai Tavoli non siamo state sufficientemente attente e interessate a decostruirli, noi stesse probabilmente affascinate dall’illusione di affrettarci su una via di partecipazione, facendola forse coincidere con un vero “patto di legislatura”. Infatti la relazione da intrattenere con assessori/funzionari a cui portare le nostre proposte non è mai stata chiara: le nostre erano da considerarsi proposte esigibili, necessarie monitorabili da parte nostra? Proposte da inserirsi in quale contesto più ampio? Il rischio della frammentazione che acquista in concretezza e perde in soggettività è sempre stato lì, presente e taciuto.

In più, e faccio riferimento soprattutto al tavolo che ho frequentato, quello del lavoro, la dicitura del mandato “proposte concrete e a costo zero” ci ha situato, con una dose di nostra ambivalenza (o almeno di alcune di noi) su un crinale tra “gender expert” e invece cittadine che costituivano forme e laboratori di cittadinanza attiva, di partecipazione politica… . Dato che “esperte di genere” infatti alcune, molte delle donne che partecipano lo sono, (per professione cultura, esperienze e passione) i nostri interlocutori hanno potuto, tacitamente, considerarle come portatrici di una generosa attività di collaborazione competente a costo zero! Mentre il versante delle “cittadine politicamente attive” avrebbe posto domande anche di tipo formale (riconoscimento, modalità di istituzionalizzazione etc) che non tutti erano pronti ad affrontare: per alcune delle partecipanti sarebbe stato limitante dell’autonomia e della soggettività, per nessuno certo nell’Amministrazione, né i politici né i funzionari.

Nonostante l’interesse espresso dalla Presidente della Commissione Affari istituzionali (nonché vice presidente della CPO) Marilisa D’Amico per una integrazione delle modifiche dello statuto di Milano sia nel maggio che a dicembre 2012 che di nuovo in Sala Alessi adesso. Purtroppo senza giungere a proposte fattive. Non si tratta, credo, di operare una modifica, o un addendum che sia esito di “aggiornamento” tecnico, sono convinta invece che discutere anche degli articoli che sostengano le forme e gli obiettivi della partecipazione sia un compito che abbiamo all’orizzonte a breve, considerando che Milano sarà Città metropolitana, e un’interlocuzione con un futuro statuto metropolitano ci riguarda in effetti proprio a partire da questi due anni di esperienza in corso.

Sui punti del riconoscimento istituzionale e sugli imprevisti della “concretezza” si scriveva già a settembre. Un bilancio di un’esperienza di laboratorio politico osserva anche i processi e non può prescindere dalle relazioni tra i soggetti, e su questa scena i soggetti sono stati numerosi così gli intrecci e le relazioni tra di loro: i Tavoli (o meglio ciascheduno ha avuto storie e percorsi separati) e le tante figure dell’Amministrazione, tavoli e Sala Alessi, tavoli e Presidente della CPO, e la Delegata del Sindaco… processi molto frequentati, se non partecipati, e quali gli esiti?

Il risultato visibile e tangibile è certo l’assegnazione a seguito di bando all’Associazione Casa delle Donne di uno spazio interno all’edificio comunale di via Marsala 8. Ottenuto lo spazio il Tavolo spazi confluirà nella suddetta associazione o, dopo aver trovato casa a una Associazione proverà a soffermarsi sulle case dove le donne abitano? Le smallfamilies a capofamiglia femminile, le donne single anziane sempre più numerose, forse anche isolate? Quali progetti di co-housing al femminile come a Vienna, come a Ferrara si potranno sviluppare anche per pressione e suggestione di queste forme di partecipazione? E quanto ampia e partecipata potrebbe diventare una sua elaborazione?

Esito diverso per il tavolo Lavoro invece: qualche mese fa ha deciso di considerare chiusa l’esperienza: varie proposte presentate a varie assessore hanno avuto ascolto e risposta positiva e nessun esito nei fatti. In questi termini le possibilità di partecipazione sono ancor meno che quella della partecipazione di ascolto, e poiché siamo convinte che il tema del lavoro e del lavoro delle donne di e a Milano sia “il cuore del problema” nella città, come e prima ancora che nel paese, il ricevere risposte cortesi ma indifferenti non ci trova partecipi.

I luoghi per ragionare sul lavoro nella città alle donne non mancano, mancherà quello di una relazione con l’amministrazione. L’interlocuzione potrà avvenire da altri punti. Come riprenderà questa esperienza a settembre? Mi auguro che il progetto di messa in opera di una Casa delle Donne in via Marsala non venga considerato il luogo che congloba tutte le attività e intelligenze.

La relazione di gruppi di donne, di cittadine non necessariamente tutte legate al femminismo, con un’amministrazione cittadina continua a essere un tema aperto. Poiché parla chiaramente del rapporto tra potere delle istituzioni con i cittadini e le loro articolazioni in gruppi, in movimenti. I tavoli della CPO e le assemblee delle cittadine di Sala Alessi hanno provato a sperimentare modi e forme di congiunzione secondo dialettiche e logiche non meccanicamente derivata dalle pratiche “maschili”.

Modi, funzionamenti, quote di decisionalità messe in gioco da parte delle amministrazioni, bilancio di genere e crisi che non accenna a finire. Come evidenzia una prima valutazione, certo ancora provvisoria e parziale.

 

Adriana Nannicini

 



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