15 febbraio 2011

IL VUOTO È SPRECO. RIUSARE SEMPRE


Che cos’è il riuso temporaneo? Edifici, aree urbane e spazi aperti sono soggetti a cicli di alto e basso utilizzo, nel corso dei quali vi sono dei momenti di transizione, di incertezza e di immobilismo. Crisi economiche, instabilità del mercato finan-ziario, deindustrializzazione, cambiamenti politici, portano spesso al collasso delle vecchie destinazioni d’uso e quando ancora non vi sono nuovi programmi e progetti di riuso, allora si verifica un “gap temporale”. Le cause del ritardo nella riqua-ificazione degli spazi in abbandono sono molteplici, spesso dovuti ai costi elevati di riqualificazione e bonifica ambientale, alle opposizioni politiche e alle proteste locali per progetti decontestualizzati, o alla lentezza nell’approvazione di piani e progetti di recupero, o ancora allo scarso interesse economico di alcune aree. E’ in questo tempo di mezzo tra vecchia e nuova destinazione d’uso, che è possibile sperimentare attività e progetti temporanei (usi ad interim), che possono offrire nuovi scenari di rigenerazione urbana (http://www.temporiuso.org/). 

Arsenali portuali e scali ferroviari abbandonati, fabbriche e centri commerciali dismessi, cascine e capannoni agricoli in disuso, palazzi e appartamenti vuoti in città, uffici e negozi sfitti e ancora slarghi e spazi interstiziali tra infrastrutture, campi incolti e terrain vagues… Uno sguardo attento e ravvicinato a molti spazi e terreni vuoti che non trovano ancora un nuovo utilizzo definitivo in alcune città europee, ci mostra come in assenza di sviluppo immobiliare, molte aree sono diventate un terreno di sperimentazione per differenti popolazioni, nuove forme di arte, musica, cultura pop, come pure il luogo di avvio per associazioni legate al sociale con progetti di abitazioni temporanee per studenti o ancora spazi per eventi ludici, per il giardinaggio, per il commercio informale dei mercatini. L’incertezza e apertura di questi luoghi ha catalizzato nuove forme di città (Oswalt 2003), ispirato attività e progetti temporanei, ha permesso l’avvio di economie informali e nuovi servizi autorganizzati per i contesti locali. Usi inaspettati che hanno spesso accelerato processi di ripresa economica. 

Gli spazi vuoti possono essere intesi come riserve urbane per la sperimentazione dei sogni collettivi… Per periodi di tempo mutevoli sono spazi resistenti alle pressioni e speculazioni economiche, liberi di accogliere e lasciare sedimentare un capitale sociale. Questi luoghi divengono un laboratorio dove osservare le tattiche di autorganizzazione della città post-capitalista. Prendiamo per esempio “Constituting the Interim. La Costituzione dell’uso temporaneo” elaborato tra Rotterdam e Belgrado dagli STEALTH.unlimited. Può il periodo d’uso temporaneo offrire opportunità per usi non convenzionali di sfruttamento del suolo urbano, grazie alla coalizione tra attori che vi vogliono investire energie e progettualità? Può l’uso temporaneo avere una sua Costituzione e status indipendente, che possa stimolare un contributo alla rigenerazione urbana e un suo riconoscimento pubblico? Gli STEALTH.unlimited raccontano l’excursus storico degli ultimi venti anni di battaglie, occupazioni e rivendicazioni di spazi in abbandono nel porto di Amsterdam da parte di attivisti ed artisti che grazie alla loro capacità creativa, imprenditoriale e gestionale hanno convinto la Pubblica Amministrazione di Amsterdam ad avviare di recente uno sportello comunale per il riuso temporaneo (http://bureaubroedplaatsen.amsterdam.nl/) con una mappatura on-line di spazi vuoti, la possibilità di avviare progetti di riuso temporaneo con un accompagnamento da parte di tecnici comunali per la stesura del businessplan e il ricollocamento in altri spazi vuoti terminato il periodo di riuso temporaneo. 

A Brema gli architetti AAA – Autonomes Architektur Atelier negli ultimi tre anni partendo da alcuni progetti sperimentali di riuso temporaneo di spazi quali condomini popolari in abbandono, negozi sfitti, spazi aperti nel vecchio porto hanno potuto definire strategie d’intervento che hanno convinto l’Assessorato all’Urbanistica, all’Ambiente e alla Cultura di Brema ad affidare loro un incarico quale Agenzia per spazi sfitti e utenti temporanei (Zwischennutzung Zeit Zentrale). Nel contesto tedesco gli usi temporanei sono permessi dal codice urbanistico, stanno assumendo sempre più importanza nel dibattito sulla competitività urbana legata alle classi creative e sono riconosciuti quale elemento strategico di un più lungo processo di rigenerazione urbana. 

 

Made in Mage 22.01.2011

A Milano l’obiettivo dello spazio Made in Mage, inaugurato il 22 gennaio, è quello di promuovere e sostenere le realtà artigianali e creative legate ai temi della moda e del design sostenibile, assegnando spazi per atelier e laboratori in comodato d’uso gratuito con spese di gestione e start-up per tre anni, presso gli ex Magazzini Generali Falck (Ma.Ge), parte del patrimonio di archeologia industriale di Sesto San Giovanni. Il progetto Made in Mage nasce come ricerca del laboratorio multiplicity del DIAP del Politecnico, ha istituito un bando “Invito alla Creatività MADE in MAGE”, definendo le modalità di attivazione di un progetto di riuso temporaneo con la proprietà, la selezione degli usufruttuari e del soggetto gestore, le infrastrutture leggere per poter riattivare uno spazio con un businessplan limitato.

Le esperienze straniere e i primi progetti pilota di Temporiuso forniscono allora alcuni strumenti e spunti metodologici che potrebbero essere condivisi: l’avvio di bandi di assegnazione e concorsi d’idee per il riuso temporaneo, lo start-up e gestione di spazi a uso temporaneo, la creazione di un database accessibile per incrociare domanda e offerta di questi spazi, fino all’individuazione di un modello gestionale tramite uno “Sportello per il riuso temporaneo”. Percorsi virtuosi legati alla condivisione di spazi e saperi, alla ricaduta sociale e territoriale di nuove forme del lavoro e di rigenerazione urbana: l’auspicio di questi primi progetti pilota e l’appello a ricercatori e attivisti italiani è una richiesta di confronto e di maggiore sinergia, così che le pratiche di riuso temporaneo possano finalmente entrare a far parte dell’agenda e delle politiche pubbliche di molti comuni italiani, valutando di volta in volta il modello gestionale adeguato al contesto locale. 

Isabella Inti

 

riuso: spazi per atelier e laboratori agli ex Magazzini Generali Falck

 



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