12 ottobre 2010

Scrivono vari 12/10/2010


Scrive Gregorio Praderio

Non sono del tutto d’accordo con le opinioni espresse da Paolo Favole sull’ultimo numero di “Arcipelago”. Premetto che in linea di principio sono favorevole ai parcheggi sotterranei per togliere le auto dalle strade; sulla qualità delle sistemazioni a terra e sulla localizzazione dei parcheggi “pertinenziali” anziché “pubblici a rotazione” (che sono cose molto diverse, ma che ahimé spesso vengono confuse) dei progetti milanesi ho invece opinioni abbastanza diverse.

Trovo ad esempio che la sistemazione di piazza Gramsci sia pessima, e che abbia interrotto con architetture di dubbio gusto la continuità del percorso storico Canonica-Piero della Francesca. Trovo poi irragionevole prevedere parcheggi pubblici in piazza S. Ambrogio, visto che la zona è già molto ben servita dai mezzi pubblici e ci sono già parcheggi pubblici sottoutilizzati in via Olona. Si tratta poi di una zona prevalentemente residenziale e di grandi servizi, i parcheggi pertinenziali (riservati ai residenti o agli addetti ai servizi, come era prima) sarebbero stati più che sufficienti; il parcheggio pubblico a rotazione invece inevitabilmente attira traffico in centro, oltre a impedire la limitazione del traffico nella piazza. Si tratta quindi di una scelta sbagliata da un punto di vista trasportistico, prima ancora che di qualità urbana o di rispetto dei luoghi (tema sul quale non entro nel merito).

Ma sono in generale le scelte localizzative del Piano Parcheggi a sembrare del tutto casuali, del genere “mettiamoli dove ci stanno”. Solo così si spiegano certe incomprensibili insistenze (come quella su Piazza Libia, alla fine fortunatamente cassata – credo, almeno) o incongruità come quelle di V Alpini (nel progetto iniziale si prevedeva l’eliminazione di tutta la sosta su strada per residenti all’intorno, perchè mai? Per fortuna l’idea non è stata realizzata anche per le proteste dei cittadini, ecco perché adesso non si lamentano). Anche il cedro di piazza Tommaseo è stato salvato solo per le proteste dei residenti, ricordo.

Bisognerebbe poi forse un giorno chiedersi quali danni abbia provocato alla sosta su strada non richiedere per anni i parcheggi pertinenziali per il riuso dei sottotetti (ovvero ai sopralzi: ma non dovevano avvenire solo in zone già urbanizzate e dotate di tutti i servizi? E i parcheggi pertinenziali non sono appunto urbanizzazioni primarie?) Si tratta ahimé di una vicenda che dovrebbe quindi insegnare qualcosa sui difetti del “commissariamento” (ricordo che appunto l’ex sindaco Albertini agì come commissario dotato di pieni poteri), da molti visto come una cosa pratica e spiccia rispetto alle perdite di tempo del “confronto”. Ma poi se i risultati sono questi…

 

Scrive Danilo Pasquini

 

Caro Arcipelagomilano, ho letto con molta attenzione lo scritto dell’Arch. Paolo Favole in merito alla realizzazione di parcheggi nel sottosuolo di Milano (discorso che si può etendere a tutt le città enon solo). Lo ringrazio anzitutto per i giudizi, per me motivo di un certo senso di orgoglio, che esprime su due parcheggi, ormai da considerare precursori o genitori del sistema (?) parcheggi della nostra città: Piazza Tommaseo e Piazza Gramsci nella realizzazione dei quali ho avuto responbilità professionali sia come co-progettista e Direttore Lavori nel primo sia come parte della equipe di progettazione nel secondo.

Con Paolo Favole abbiamo avuto in comune una (o forse l’unica) delle esperienze più significative di “progettazione partecipata” occorse nella nostra Milano: la “Variante del quartiere Gallaratese e zone contermini” e il Piano Particolareggiato attuativo conseguente negli anni ’70: L’Arch. Favole era nel gruppo dei progettisti nominati dal Giunta Municipale guidata dall’indimenticabile Sindaco Aldo “Iso” Aniasi. Gli altri professionisti sono stati Siulvano Tintori, Amedeo Romanò ed Alberto Secchi. Io ero impegnato nel Comitato “Popolare” di Quartiere e poi dalla nascita del decentramento nel Consiglio di Zona 19, del quale sono stato Presidente dal 1978 al 1985, nella cui circoscrizione era compreso il Quartiere che come tutti sanno non ha dimensioni di isolato ed è stato costruito dai diversi Enti che realizzavano Edilizia Popolare (IACP, COMUNE di Milano, ISES, INCIS, INA CASE ed anche Cooperative).Per tornare alla questione parcheggi sono perfettamente d’accordo con Paolo Favole quando dice che oltre alla battaglia per togliere le auto dalle strade della città quello che conta è la “coperta” che si mette sopra i box. Ambiti urbani non definiti o semiabbandonati per pigrizia al loro destino di “invecchiamento” (verde delle aiuole, cordolatura dei marciapiedi, buche nell’asfalto, graniti e selciati dello stradale vanto di Milano. Panchine tipo”Milano” e non-vivibilità a “misura d’uomo”) se non degrado. Tali ambiti possono essere rimossi dall’abbandono, rinnovati, migliorati resi anche moderni o futuribili se la sensibilità dei cittadini vedesse in queste opere di recupero degli spazi cittadini come un passo concreto verso una fruibilità più civile della città. Penso che la battaglia fatta da alcuni residenti nelle case prossime al parcheggio e contro la pedonalizzazione di Piazza Tommaseo sia emblematica da un lato del senso di possesso “per abitudine” di un pezzo della città pubblica unito alla paura del nuovo, dall’altro dal timore di perdere valore alle loro proprietà.

La questione tocca e toccherà sicuramente il PGT perchè credo che se anche si coistruisse tutto quanto vi è proposto non sarà sufficiente il servizio di rimessaggio privato e occorrerà trovare soluzioni integrative anche in quel poco che resterà di suolo pubblico’immagine di una città meno occupata da mezzi meccanici può sembrare oggi quasi utopica, anche se le utopie sono sempre state la mia personale debolezza. Infatti nel 1979 venni intervistato da un cronista dell’UNITA’ su quesuini prorprie del quartiere gallaratese nel quale all’epoca le auto erano parcheggiate lungo i marciapiedi e in quell’occasione lanciai l’utopia dell’auto sottoterra e di un grande verde a occupare gli spazi lasciati liberi dalle vetture. Dice Favole che i parcheggi nuovi al Gallaratese hanno recuperato a dignità urbana alcuni ambiti di quel territorio destinati come altri al degrado. Oggi bisogna continuare l’impresa e come ho detto prima estesa a tutta la città. Forse qualche ripensamento alla paventata cementificazione di Milano potrebbe nascere o si potrebbe far nascere proprio in questi mesi di discussione del PGT cittadino, nella riconsiderazione dei piani di mobilità quindi in prima linea del trasporto pubblico che deve tornare come negli anni ’30, ’40 e primi ’50 al collegamento non inquinante (no bus) con hinterland. Le metropolitane possono viaggiare su viadotti. Il discorso si fa lungo ma si potrebbe riprendere.



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