5 ottobre 2010

BERLUSCONI: ATTENTI AI SUOI SILENZI


 

Berlusconi ci indigna quando parla e ci preoccupa quando tace. Il suo discorso milanese di domenica al Castello Sforzesco non ha nemmeno sfiorato due temi che per Milano sono essenziali: ha taciuto sulla candidatura di Letizia Moratti e sul problema dell’Expo.

Dei due silenzi il primo, la candidatura di Letizia Moratti a sindaco, ha molte regioni e prima tra tutte quella che la Lega ancora martedì sera a l’Infedele con Lerner sulla 7 si è pronunciata per bocca di Igor Iezzi, segretario provinciale della lega Nord di Milano, non so con quale consenso dell’interessato, dichiarando che il candidato sindaco a Milano è Bossi e siccome per il governo la Lega è l’alleato indispensabile, coma da più parti si è detto, quello che la Lega vuole si fa: se non si esige proprio quello è comunque una buona materia di scambio. Staremo a vedere ma dobbiamo sapere che i destini di Milano non sono nemmeno nelle mani dei milanesi di centro destra, ammesso che vogliano avere un’opinione e non preferiscano schiacciarsi pigramente su quelle del capo ma sono nelle mani di chi, Roma ladrona o no, proprio a Roma decide anche per Milano alla faccia del federalismo e delle autonomie locali.

Ma veniamo al secondo silenzio: Expo. Quest’argomento, vitale per Milano, non è stato nemmeno sfiorato. Perché? Non credo che basti dire che Berlusconi pensi solo ad attaccare la magistratura nel disperato tentativo di rinviare processi che lo vedrebbero soccombere. Anche se la sua dote di conoscitore dell’animo delle folle è in ribasso non gli è venuta a mancare del tutto e probabilmente è giunto alla conclusione che in questa vita, vissuta solo giorno per giorno, ai Milanesi dell’Expo tra cinque anni non può importarne meno: allora perché parlarne andando a sostenere interessi a lui lontani o addirittura a lui nemici. Se è vero che per Assolombarda, l’associazione locale degli industriali, l’Expo è un obbiettivo irrinunciabile, le dichiarazioni della Mercegaglia ma anche quelle di Marchionne non gli hanno fatto piacere. Ma anche qui c’è lo zampino della Lega e soprattutto del ministro Tremonti che non ha mai visto di buon occhio questo grosso investimento dagli esiti incerti e soprattutto fortemente voluto da Formigoni e dalla Compagnie delle Opere con i suoi intrecci di potere.

A tutto questo dobbiamo aggiungere le contraddizioni di Letizia Moratti. Ha strigliato i suoi assessori invitandoli a tralasciare le grandi opere ma in chiusura di mandato ha ordinato loro di dedicarsi a operazioni di effetto immediato e di rapida visibilità. Questo si chiama amministrare saggiamente una città pensando al futuro ma anche ammettere che le grandi opere a Milano hanno vita grama, non rispettano i termini di consegna e condannano parti della città a disagi infiniti e alla lenta agonia delle attività commerciali coinvolte, insomma fanno fare cattiva figura a un’amministrazione che non governa e che non sa gestire le proprie strutture burocratiche e che invece promette di tutto. Cosa vogliamo di più? Siamo una remota e irrilevante provincia dell’impero? No, siamo solo una sorta contado dove ricchi vassalli e amministratori maneggioni si accapigliano mentre la gente, rassegnata, assiste alla propria decadenza.

 

L.B.G.



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