9 aprile 2024

L’AGRICOLTORE CONTADINO, LA NOSTRA SALVEZZA ALIMENTARE

UE e Governi tutelano solo i grandi gruppi. Per noi si mette male


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Mercoledì 6 marzo, quando un gruppo di agricoltori e cittadini si sono incontrati alla Cascina Caremma, Meloni, Von der Leyen e Salvini avevano già promesso di cancellare la diminuzione dei pesticidi e le tasse sui redditi agricoli, accusando di estremismo ecologista se stessi che, poco prima, avevano approvato quelle stesse norme.

Le promesse dei governanti non servono ai nostri agricoltori. Per loro non cambia molto, se quest’anno gli tolgono l’Irpef; non hanno il problema dei pesticidi, perché li usano poco o per nulla, e la rotazione delle colture la fanno da sempre.  Quelle promesse vanno incontro all’agro-industria e ai colossi mondiali che hanno quasi il monopolio mondiale nel commercio di sementi e pesticidi e decidono i prezzi dei prodotti agricoli. Monsanto, Bayer, Cargill e i loro rivenditori (a cominciare dai Consorzi Agrari) continueranno a vendere come prima, e i loro azionisti vedranno i loro guadagni assicurati ancora per qualche anno.

Ma non era quello che chiedevano i nostri agricoltori, e tantomeno i cittadini e gli scienziati: quelle concessioni all’agro-industria non servono né ai nostri agricoltori né a noi cittadini; né all’economia, né al pianeta.

Nella loro lettera Gabriele, Dario, Renata, Niccolò e gli altri fanno notare che gli agricoltori non sono tutti uguali. Purtroppo, fino ad oggi la politica agricola della UE ha premiato soprattutto l’agricoltura industriale, che tende a produrre enormi quantità a prezzi bassi, impoverendo sempre più gli ecosistemi e gli agricoltori contadini, fino al loro collasso.

Quando avverrà, ci perderemo tutti: la nostra salute, quella dei terreni, fiumi e mari, delle falde acquifere e dell’aria che respiriamo. Non ci guadagnerà l’ecosistema in cui viviamo. Il Servizio Sanitario Nazionale, l’INPS e l’INAIL continueranno a spendere un sacco di soldi (nostri) per curare le malattie provocate dall’inquinamento, da una nutrizione troppo povera e cibi di dubbia qualità e provenienza.

  1. L’INCONTRO ALLA CAREMMA: UN INIZIO?

Per discutere di tutto questo ci siamo incontrati la mattina del 6 marzo alla Caremma.

Oltre a Gabriele, nostro ospite, erano arrivati Marco dalle Cascine Orsine e Maurizio dal Cascinello; Peppo dal Poscallone, Valeria dalla Galizia, Renata e Dario dall’Isola Maria; Leonardo era venuto con Elena da Abbiategrasso ed Elisa dalla cascina Zipo; Salvatore era venuto da Legnano, mentre da Abbiategrasso c’erano anche Emanuele della cascina Vecchia Rossa e Antonio, che produce la Birra del Parco; con Paolo due giovani agricoltori de La Terra Trema; Oreste dell’Ecoistituto; Sandro, della Cirenaica e Raffaele, dalla cascina Lema di Robecco; da Milano erano arrivati Pino e Anna di AVEC, Gioia della Casa dell’Agricoltura, Daniela ed Enrico di ForestaMI, insieme a Stefano, che insegna ad Agraria; Davide del DESR con Patrizio della Comunità del Cibo del parco Sud e Renato, degli Amici del Parco Sud; Francesca di Agrestum con Giuseppe di Cascina Santa Elisabetta e tanti altri: tanto da dover aggiungere un’altra ventina di sedie alle trenta già pronte.

  1. PERCHÉ

Quando compro il pane che Valerio prepara con il grano antico macinato a pietra che Monica coltiva ad Abbiategrasso; quando compro da Marco il formaggio “di marcita”, la carne da Emanuele o la verdura, il riso e le uova da Irene e Tommaso, non ho solo risparmiato in salute, evitando pesticidi e glifosato e in prezzo, evitando di sovvenzionare la speculazione finanziaria e gli intermediari. Insieme a loro abbiamo azzerato migliaia di chilometri di trasporto in camion e in nave, evitando di immettere in atmosfera tonnellate di CO2; abbiamo consentito a dozzine di specie di piante, insetti, api, anfibi, pesci, molluschi, uccelli, funghi, microbi e piccoli mammiferi di vivere e arricchire l’ecosistema che ci tiene in vita.

Gli alberi e i cespugli che i nostri agricoltori-contadini (per usare l’utile distinzione proposta nella lettera citata) hanno piantato e curano nei loro campi migliorano la fertilità dei suoli, trattengono l’umidità, frenano il surriscaldamento, evitano il dilavamento dei terreni e assorbono CO2 e i loro suoli fertili e vivi lo fanno in modo ancora più efficace. Per questo le norme europee del Green New Deal che indirizzano verso un’agricoltura ecologica sono fondamentali per garantirci la possibilità di vivere bene in un ambiente favorevole alla vita.

Da cittadino, posso limitare i miei consumi di risorse non rinnovabili, ma non ho un ruolo diretto nella conservazione del territorio agricolo che mi circonda. Questo lo fanno gli agricoltori contadini, e io ci tengo moltissimo che chi produce il cibo che mangio sia contento e non rischi di chiudere, e desidero che la loro situazione possa migliorare: non solo perché mi piace la passione e l’amore con cui lavorano la terra e allevano i loro animali; non solo perché i loro prodotti sono più saporiti, sani e freschi di quelli del supermercato: io compro da loro perché permettono a me e a tutti noi di vivere meglio, in un ambiente più sano.

La buona agricoltura produce salute, benessere e vantaggi per tutti (anche quelli che non comprano i suoi prodotti). Produce quelli che gli scienziati chiamano servizi eco-sistemici, che hanno un enorme valore per la vita di tutti: un valore che può essere quantificato economicamente e che dovrebbe essere riconosciuto.

Ai nostri agricoltori Monsanto, Bayer, Cargill e i loro rivenditori (a cominciare dai Consorzi Agrari) vendono poco o nulla, e i loro azionisti non ne sono contenti. Ma noi sappiamo che la nostra salute dipende, oltre che dalla qualità di ciò che mangiamo, da quei servizi gratuiti che un ecosistema sano ci offre gratuitamente. Se i nostri agricoltori contadini stanno meglio e mantengono la salute dell’ecosistema ne consegue che noi, il Servizio Sanitario Nazionale, l’INPS e l’INAIL risparmiamo un sacco di soldi, mentre finanza speculativa e multinazionali guadagnano un po’ meno.

Purtroppo, i governanti nostrani ed europei si sono sbracciati nell’affermare che le richieste dell’agro-industria erano giuste e sacrosante, e hanno promesso di cancellare decenni di mobilitazioni e conquiste a favore della nostra salute e dell’ambiente, tacciandole di “estremismo”.

  1. IDENTIFICARE BISOGNI E OBIETTIVI COMUNI

Forse parlarci non basterà a risolvere tutti i nostri problemi, ma credo che cercare insieme soluzioni condivise, che facciano l’interesse di tutti e non solo di pochi, sia la strada giusta.

In fondo, non facciamo che riprendere l’insegnamento dei nostri trisavoli, nonni e padri quando capirono che, separati, avrebbero continuato a essere deboli e, da soli, non sarebbero riusciti a cambiare le cose. Capirono che, per avere un futuro migliore, con più benessere, giustizia e diritti per tutti, dovevano collaborare e aiutarsi reciprocamente: così inventarono e crearono le prime società di mutuo soccorso, i primi sindacati e le prime cooperative.

Chiediamoci: oggi di cosa abbiamo bisogno, noi agricoltori e cittadini? e quali potrebbero essere gli strumenti per ottenerlo? Sostanzialmente, si tratta di due cose, diverse ma complementari:

A. abbiamo bisogno di cibo sano e di qualità per tutti, e non solo per chi se lo può permettere;

B. abbiamo bisogno di evitare il collasso dell’ecosistema;

Ed è dimostrato che è impossibile arrivare ad A e B senza una maggiore giustizia nella ripartizione delle risorse e della ricchezza che produciamo. Sembra proprio che i nostri interessi vadano in direzione contraria a quelli della finanza speculativa e delle grandi multinazionali del cibo.

Per raggiungere l’obiettivo A: consentire a tutti di accedere a un’alimentazione sana, basata su prodotti di qualità, è necessario avere a disposizione una maggiore quantità di prodotti agricoli di qualità, e dunque ampliarne progressivamente la produzione da parte degli agricoltori contadini. Dato che l’estensione del territorio agricolo non è modificabile, questo può avvenire solamente diminuendo la porzione di terreni oggi usati dall’agro-industria per produrre cibo di qualità inferiore. Inoltre, è necessario che i cittadini abbiamo un reddito che permetta loro di acquistarli a un prezzo accessibile.

Per l’obiettivo B: riuscire ad evitare il collasso dell’ecosistema, dobbiamo accelerare la conversione ecologica.  In agricoltura significa migliorare e ampliare la produzione dei servizi eco-sistemici di cui la nostra vita ha bisogno. Il che comporta, ancora una volta, favorire l’ampliamento dell’agricoltura virtuosa a scapito di quella estrattiva praticata dall’agro-industria.

  1. COME RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI?

A) Può essere raggiunto intervenendo sia sui processi di distribuzione che sulla struttura dei prezzi dei prodotti agricoli dei nostri agricoltori contadini. Oggi in Italia la struttura dei prezzi è opaca, e rende impossibile capire le cause della enorme differenza tra il prezzo pagato al produttore e quello pagato dal consumatore. La questione della struttura del prezzo è stata posta dagli agricoltori francesi, che hanno ottenuto che questa venisse dichiarata in etichetta[1]. Ma da sola questa soluzione non è sufficiente: per il cibo, come per l’energia, sarebbe necessario tagliare molti passaggi, evitando o contenendo i costi di trasporto e stoccaggio, la speculazione e l’intermediazione finanziaria. Questo sarebbe possibile consentendo a tutti i cittadini di accedere direttamente ai prodotti a km zero, acquistandoli direttamente dai produttori anche sui mercati cittadini, dove gli agricoltori devono poter vendere direttamente. Una riorganizzazione dei mercati e degli altri spazi di vendita finalizzata al prioritario interesse pubblico di garantire nel contempo il reddito degli agricoltori e l’accesso per tutti al cibo di qualità, dovrebbe diventare una delle priorità non solo dei governi, ma anche delle amministrazioni locali.

B) Per assicurare e mantenere la capacità dell’ecosistema di produrre ed erogare gratuitamente i servizi eco-sistemici necessari alla vita di tutti i viventi, bisogna premiare le attività agricole di conservazione, manutenzione e miglioramento dei servizi eco-sistemici, avviando politiche che ne promuovano il restauro e la ricostruzione, dove le diffuse pratiche di economia estrattiva dell’agro-industria lo hanno impoverito. L’attività degli agricoltori contadini che assicurano la continuità di componenti fondamentali dell’ecosistema, quali una ricca biodiversità e il mantenimento, controllo e gestione di funzioni vitali dei cicli dell’acqua, dell’azoto e del carbonio è indispensabile, e ci impone di cambiare il nostro concetto di attività agricola, che non produce solo cibo, ma garantisce alla comunità la continuità di servizi eco-sistemici vitali.

Dobbiamo pertanto chiedere che vengano aggiornate le politiche economiche europee, nazionali e locali, orientandole non solo al sostegno della produzione di cibo di qualità ma anche al pagamento dei servizi eco-sistemici ottenuti grazie alle attività agricole, e ridefinire la struttura dei prezzi dei prodotti agricoli.

Sul questo argomento e sul conseguente reddito degli agricoltori, è necessario operare una distinzione che è stata finora trascurata, ma risulta fondamentale in un’ottica di conversione ecologica, partendo dalla constatazione che non tutto il lavoro degli agricoltori è dedicato alla produzione di cibo. In quello che chiamiamo “lavoro dei campi” si possono distinguere 2 attività principali, tra loro complementari ma diverse: la prima e più evidente, è quella destinata alla produzione di cibo e degli altri prodotti agricoli; la seconda, complementare alla precedente, è un lavoro distinto e diverso e consiste in tutte le attività che sono necessarie e indispensabili per mantenere sano, vivo e attivo l’ambiente in cui opera l’agricoltura contadina, senza le quali essa non sarebbe neppure possibile.  Quest’attività non crea solo le condizioni indispensabili alla produzione agricola, ma produce benefici di cui usufruisce ogni essere vivente e l’intera società umana, senza cui non sarebbe possibile la vita umana come la conosciamo.

Il costo di questa specifica attività dell’agricoltore contadino, che garantisce all’intera collettività il beneficio dei servizi eco-sistemici indispensabili alla vita, oggi viene caricato interamente sul prezzo del prodotto agricolo.

Trattandosi di un vantaggio che viene fruito da tutta la comunità, esso dovrebbe essere pagato dalla comunità attraverso i finanziamenti pubblici che, in Europa, sostengono l’agricoltura. Da un lato, dovrebbero essere quantificati i costi economici di questa specifica attività; dall’altro, dovremmo calcolare i benefici economici – in termini di salute pubblica, ma anche climatici, ambientali, psicologici, igienici ed energetici, che la comunità ricava da questa specifica attività agricola. Una volta identificati costi e benefici, avremmo la base per calcolare il valore e il costo del lavoro agricolo dedicato alla loro produzione e mantenimento, in quanto attività indispensabili alla vita.

  1. NOI COSA POSSIAMO FARE?

5.1 ALLEARCI E CERCARE ALLEANZE

Oggi noi, agricoltori contadini e cittadini, abbiamo molto da perdere: salute, reddito, lavoro, qualità della nostra vita; il mondo come luogo piacevole in cui vivere, costruire relazioni sociali e di solidarietà tra umani e coi viventi, la possibilità di produrre e consumare cibo sano e di qualità in un ambiente non solo adatto alla vita umana, ma vivibile e gradevole. Abbiamo interesse ad allearci, e cercare alleanze con tutti quei soggetti che provano lo stesso disagio e lo stesso bisogno di cambiare e invertire la tendenza al peggio, che ora appare inarrestabile.

5.2 CREARE LUOGHI DI DISTRIBUZIONE DEI PRODOTTI A KM ZERO CHE CONSENTANO LA SOCIALITÀ E LA RECIPROCA CRESCITA CULTURALE

Oltre che cercare interlocutori nelle istituzioni e sui media in grado di affiancare e sostenere le nostre proposte, abbiamo bisogno di trovare o creare luoghi comuni e facilmente raggiungibili, in cui praticare un mercato autogestito tra produttori e cittadini, sulla base di regole condivise di definizione dei prezzi del cibo, per conoscere ciò che si acquista, chi lo produce e come lo produce; in cui creare dibattiti e occasioni per incontrarsi e ricostruire comunità, riducendo la solitudine di tutti, che è la principale causa della nostra convinzione di non contare nulla.

5.3   CREARE PASSIONI, SOGNI E STRATEGIE

Diffondere l’amore e la passione per le attività degli agricoltori contadini dovrebbe essere un nostro obiettivo, su cui cercare alleanze con cui inventare nuovi strumenti de-istituzionalizzati di comunicazione e condivisione degli obiettivi. Senza alleanze, ovvero senza amore, saremo sconfitti.

5.4   CREARE CULTURA, DIBATTITO E MOBILITAZIONE POLITICA

Abbiamo visto quanto la mobilitazione degli agricoltori, per quanto determinata, persistente e diffusa in tutta Europa sia stata poco compresa dai cittadini e del tutto fuorviata dalla comunicazione mainstream e da forze politiche che hanno cercato di strumentalizzarla a fini elettorali. Molte richieste sono state così del tutto ignorate e sono rimaste senza risposta. Sarebbe necessario cominciare ad immaginare modi di comunicare efficaci e in grado di raggiungere, se non il grande pubblico generalista, almeno porzioni rilevanti di popolazione che condividerebbero i nostri obiettivi e le nostre proposte, se li conoscessero.

Luca Bergo

[1] https://ilfattoalimentare.it/prezzo-minimo-garantito-prodotti-alimentari-proposta-macron.html;

https://agriculture.gouv.fr/egalim-1



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