23 gennaio 2024

SCHLEIN SI, SCHLEIN NO, MA QUALE EUROPA VOGLIAMO?

Oltre i nomi, ridisegnare il paradigma dove collocare la rappresentanza democratica


Progetto senza titolo (14)

Fra pochi mesi si vota in Europa, ma a chi interessa? A pochi, attenti più ai candidati che ai contenuti. Più al “chi” che al “che cosa”. Politique politicienne, senza offesa per nessuno. Eppure, queste elezioni prossime daranno, con quelle USA di novembre, un indirizzo generale alla nostra vita, a quella delle istituzioni, dei popoli, delle persone e delle imprese.

Chi candidare, ci si chiede. A Roma, il tormentone già annoia e riguarda, quasi, solo Elly Schlein. La segretaria del PD non ha ancora chiarito le sue intenzioni, lasciando spazio al gioco preferito a sinistra: frammentazione degli orientamenti, indebolimento delle volontà, giochi personalistici, narcisismi camuffati da esigenze generali, manovrine di posizionamento. Si intuisce che. per generosità e calcolo, Elly vorrebbe scendere in campo, ma questo suo “dire e non dire” la indebolisce già prima di compiere il passo. 

Consapevole della necessità esistenziale (per lei ed il PD) di dare una forte scossa allo stato delle cose, ne coglie anche il grave rischio: un risultato insoddisfacente la porterebbe sull’orlo delle dimissioni (Gentiloni intanto torna). E con lei andrebbe in crisi anche la prospettiva politica premiata l’anno scorso con la sua elezione. Del resto, Schlein neppure ignora che la vita grama dell’opposizione, la difficoltà di aggregare le tante forze in cui si divide attorno a parole d’ordine e visioni unificanti, è da tempo il vero problema, il “suo” vero problema di dirigente di partito. Così stanno le cose, passato un anno, le vele afflosciate e poca voglia di remare nell’equipaggio. Il progetto è fermo. Vale la pena di personalizzare oltre misura un risultato che, bene che vada, non potrà risolvere le ragioni profonde delle attuali difficoltà, o per alcuni della sua crisi di leadership? Sacrificarsi per una scorciatoia non risolutiva?

Eppure, in teoria, quale migliore occasione delle elezioni europee per riprendere l’iniziativa politica e far vivere in questo scenario le grandi questioni che oggi sono al fondamento dell’orientamento politico, della vita delle democrazie, delle persone e delle imprese. L’edificio europeo vive momenti difficili. A settant’anni dai primi trattati, si affrontano due visioni: una nuova entità sovranazionale o il ritorno alle logiche nazionali, ma non solo. Di qui gli Stati Uniti d’Europa, di là molteplicità di stati e staterelli, “ma non solo”.

Il fatto è che, attorno alla cosiddetta “cessione di sovranità” si è consolidato un paradigma fortemente regressivo in tutti i campi della vita politica, civile, sociale e culturale, fondato su individualismo sfrenato, riduzione del welfare, negazionismo ambientale, disprezzo per i migranti, compressione dei diritti civili, fino alla contraffazione dei valori fondativi dell’identità europea (libertà, tolleranza, inclusione) e della memoria storica dei fatti che l’hanno riaffermata nel secolo scorso.

La questione della sovranità, così determinata, è la questione centrale, la linea di faglia dove si distinguono le grandi famiglie politiche europee. Qui si aggira astutamente la Meloni, che vorrebbe entrare nei giochi dei “grandi”, senza lasciare il kinderheim delle forze minoritarie. Per ora, fa l’occhiolino a tutti e poi si vedrà.

Certo è che la creazione di una moneta unica “scompagnata” da adeguati meccanismi politici di rappresentanza, di pesi e contrappesi, ha generato un ibrido denso di criticità, offrendo buoni argomenti a chi guarda con sospetto ed avversione alla maggiore integrazione europea. La governance confusa che connota le istituzioni europee ha sottratto il governo dell’economia (BCE) alle comunità nazionali, lasciando però sul tavolo l’arma “fine di mondo”, quel diritto di veto che consente all’ultimo degli stati di impedire decisioni comuni, (MES..). Manca la connessione tra decisione e rappresentanza popolare. Da questo quadro istituzionale, un mostro giuridico politico che farebbe orrore a Montesquieu, viene ogni giorno legittimata la polemica contro un’Europa schiava delle elites.  In questo quadro, “Quale Europa vogliamo?”.

Interrogarsi su chi ci rappresenta (a Roma ed a Milano) non può sfuggire alla preliminare messa in chiaro di un’Europa fondata sulla volontà popolare e sulla maggior rilevanza degli organismi rappresentativi. Non solo, oltre le architetture istituzionali, il paradigma democratico dovrebbe declinare un’identità sovrannazionale che garantisca libertà e benessere, nel mentre cediamo sovranità nazionale. Sul lato dei diritti universali e dell’equilibrio dei poteri dello stato,  o su quello delle “democrature”, dove la maggioranza può fare ciò che vuole per il semplice fatto di esserlo. Orban o Scholz, Meloni o Sanchez? Macron o Le Pen? E dove e come un orizzonte accettabile in materia di welfare, sostenibilità ambientale, occupazione, governo dei dati, delle tecnologie, dell’intelligenza artificiale, della manipolazione e produzione mercificata della vita.

Su di un fatto sono tutti d’accordo, non si dà alcuna struttura statuale solida se al suo fondamento non si trovano alcuni essenziali principi socio politici identitari e condivisi: quale paradigma sostiene oggi la costruzione europea e quale dovrà sostenerla per trovare, con il consenso popolare, anche la forza per superare le sfide attuali e future? La domanda, tanto elementare da essere banale, ci coglie in seria difficoltà, ma questo è il tema decisivo di queste prossime elezioni europee.

Altro che “Elly sì o Elly no”. Ragionare, come alla fine si deve, sulla scelta dei migliori candidati a decidere sul bene comune, rischia di non essere efficace se non si definisce il quadro complessivo, il paradigma a cui deve (dovrebbe) ispirarsi una proposta generale di cambiamento, andando ben oltre gli schemi contrattualistici e corporativi che anche a sinistra prendono maggior piede.

Schlein raccoglie nella sua persona, nella storia e nella geografia delle sue tante origini, gran parte della vicenda europea e delle ragioni che hanno fatto vivere fin qui l’istanza comunitaria.  Tra queste anche l’unitarietà, sofferta e tragica ma non per questo infondata, di un popolo europeo che eccede i confini tra est e ovest. Sarebbe una grande candidata, e del resto, ha già vissuto con successo l’esperienza europea.  Ma oggi il suo ruolo è tanto diverso da una pur esemplare testimonianza. A lei, ed al giovane gruppo dirigente che guida, tocca di elaborare e comunicare efficacemente un paradigma aggiornato dell’Europa che vogliamo, consapevole di quanto consenso la sinistra abbia sacrificato in questi ultimi anni sulla scena europea, per necessità e per scelta.

Oggi il PD è all’opposizione, non ha responsabilità di governo pur mantenendo una visione responsabile delle cose, gode di maggior libertà che nel passato. Chiami Meloni e Salvini a rispondere dei disastri e dei fallimenti,  passati e prossimi. Gli argomenti concreti non mancano: dal PNRR all’abbandono del SUD, dalle pensioni alla sanità pubblica ed al reddito di cittadinanza, dalla transizione ambientale ai diritti delle donne, tutti “marcatori” di una moderna identità europea. Si esca da una afasia preoccupante e da parole d’ordine giuste ma minoritarie: le ultime da Gubbio ci dicono di congedo parentale, fine vita e migranti.

Schlein colga l’opportunità del momento, aggiorni il profilo di una forza politica e di una proposta capace di parlare alla più ampia platea di persone sui temi chiave: ambiente e lavoro, imprenditorialità ed equa ripartizione della ricchezza, diritti individuali e coesione sociale, vita e pace.

Vecchie parole, nuove parole.

Giuseppe Ucciero



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  1. Luisa GiudicottiVoi tutti che non fate che critcare Elly Shlein, avete qualcuno di meglio da lodare? Smettetela e datele una mano, siamo giá abbastanza nella merda senza che continuate a cagarvi addosso!
    24 gennaio 2024 • 06:20Rispondi
  2. giuseppe uccieroGentile Luisa, siamo d'accordo su di un punto. La situazione del PD non è buona, come scrive in ottimo francese. Proviamo a fare un passetto avanti, ragionando sulle cause. D'accordo, Renzi ha quasi distrutto il partito, le correnti lo lacerano, Bersani ha accettato la riforma Fornero .. , il mondo è cattivo, la Meloni anche, c'è un sacco di persone che non fanno nulla di buono,... ero rimasto senza benzina, era crollata la casa (Blues Brothers). Però un qualche bilancio di un anno di segreteria, lo vogliamo proprio evitare? Come tanti, ho sostenuto Schlein, ho presentato la sua mozione, e non vedo di buon occhio i Gentiloni di ritorno, ma neppure ho gli occhi foderati di prosciutto. Ci sono limiti di direzione e di sensibilità politica? Spesso in difesa, quasi afasica su molte questioni, per le europee la tira in lungo, si fa crocifiggere perfino da un sant'uomo come Prodi, infine lancia le battaglie per il congedo parentale ed il fine vita, importanti ma non proprio centrali. Se per lei va bene, avanti così.
    24 gennaio 2024 • 17:37Rispondi
  3. ENNIO GALANTEIo mi aggiungo alla Luisa Giudicotti nella insoddisfazione per il torpore intellettuale del PD. Dopo sei anni in questo partito, ma con una esperienza multi decennale nei vecchi partiti di sinistra, avevo già criticato (su Domani del 2 gennaio 2022 ) l’impostazione tattica di Enrico Letta basata sulla ricerca delle alleanze (Il Campo Largo) prima di irrobustire culturalmente il PD. Nella mia esperienza la ricerca delle alleanze deve venire dopo. Non mi sbilancio a parlare di egemonia cultural-politica. Ma in effetti è il mio costante retro pensiero. Purtroppo le agorà dem. lanciate da Enrico Letta, che hanno avuto una ottima realizzazione (oltre 900 gruppi di discussione ed elaborazione) non hanno ricevuto una altrettanto grande accoglienza nel partito. Come conclusione siamo ancora a chiederci, come scrive la Giudicotti, se Ucciero (ed altri) hanno un nome alternativo. Io ovviamente dissento da questa impostazione personalistica della politica. La politica deve nascere e nutrirsi di conoscenze e produrre idee nuove per risolvere gli enormi problemi che l’Ambiente porrà, dei quali si vedono già gli inizi con il climate change. E’ molto probabile che, come con la pandemia del Covid-19, ci si dovrà preparare a diversi modelli socio-economici, quindi a diversi stili di vita, a diversi prodotti-e-mercati, a diverse aspirazioni delle persone. Le idee nuove è necessario che si comici a forgiarle ora. La sinistra per essere progressista deve iniziare a studiare subito, a due livelli: uno specialistico (ad es. un centro studi permanente composto da una cinquantina di volenterose personalità esperte in vari campi del sapere) ; un altro, parallelo, pure permanente basato sullo studio ed elaborazione collettiva, sul modello delle agorà perfezionate (se necessario) e rilanciate. Sia il primo che il secondo livello è necessario che non vengano “gerarchizzati” (cioè stiano lateralmente alla piramide circoli-federazioni-organi regionali-organi nazionali del partito). Naturalmente il PD dovrà non ragionare più in termini preelettorali, di correnti e poltrone (ricordiamo Zingaretti!).
    25 gennaio 2024 • 19:24Rispondi
  4. giuseppe uccieroEgregio signor Ennio E' proprio vero. Non c'è nulla di più inedito della carta stampata (ed on line). Ho speso 7.558 caratteri per dire che prima delle candidature ci sono i contenuti e lei mi dice "Come conclusione siamo ancora a chiederci, come scrive la Giudicotti, se Ucciero (ed altri) hanno un nome alternativo. Io ovviamente dissento da questa impostazione personalistica della politica". Si rilegga bene l'articolo. Vedrà che sottolineo costantemente la carenza, grave, di elaborazione ed iniziativa politica del PD, evidenziandone la lunga deriva. Dove divergiamo allora nel giudizio sig, Ennio? Faccio fatica a capirlo. Chiamo in causa la segretaria Schlein per il semplice fatto che purtroppo anche quest'anno passato stato il suo segno non ha segnato un cambio di passo. O mi sono perso qualcosa? Davvero, se ho una preoccupazione è che le speranze e le energie suscitate dal suo nome vadano disperse e non mi colloco nel campo di chi pensa ai nomi prima che ai contenuti.
    27 gennaio 2024 • 17:26Rispondi
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