7 febbraio 2023

L’EFFETTO WOW DI CHEONE

Non tutti i graffiti hanno lo stesso valore


Progetto senza titolo (4) (1)

Quello del graffitismo urbano è un fenomeno poliedrico: se non mancano purtroppo atti di vandalismo e imbrattamento degradante, sempre più spesso rimaniamo sorpresi da forme espressive raffinate, autentiche espressioni artistiche lasciate sui muri di mezzo mondo dai writer.

La loro creatività rende più gradevoli gli spazi urbani, colorandoli con tratti decisi e sgargianti, sfumature e giochi di luce, a volte con vernici fluorescenti e fotocataliche, capaci anche di eliminare i batteri e catturare le sostanze inquinanti.

L’arte urbana concorre alla riappropriazione degli spazi pubblici, alla riqualificazione dei quartieri e alla rigenerazione degli edifici, in altri termini a creare bellezza e decoro urbano.

Milano è all’avanguardia in Europa come luogo dell’arte urbana e la sua edilizia industriale offre grandi pareti incolori, anonime facciate cieche, che diventano scenari perfetti su cui lasciano il loro segno artisti locali e di fama internazionale, spesso sostenuti da firme prestigiose della moda made in Italy e da media company.

Attraverso la street art viene costruita anche una narrazione di eventi di significato storico, che ci appartengono. Per celebrare la Giornata della Memoria, per esempio l’artista, AleXsandro Palombo ha realizzato sui muri esterni della Stazione Centrale due disegni dei Simpson, immaginandoli deportati nei lager nazisti. I vent’anni dalla fine del regime dell’Apartheid e della conquista della democrazia in Sudafrica sono stati celebrati con un murales dedicato a Nelson Mandela,  realizzato sul muro di recinzione della Fabbrica del Vapore.

In epoca di pandemia Pao ha regalato alla città un messaggio di speranza con un grande fiore rosa in vetroresina, sbocciato all’inizio della primavera poco lontano dall’Arco della Pace e nel quartiere Quarto Oggiaro di Milano l’artista Cheone ha realizzato,  con il patrocinio del Municipio 8, un maximurale dedicato agli eroi in corsia, medici e personale sanitario  dell’ospedale Sacco,  volti coperti dalla mascherina che sembrano gigantesche fotografie per il realismo che li caratterizza.

In tutti i piani dell’hotel NHOW in via Tortona a Milano è in corso – e sarà visitabile fino al 3 maggio –  la prima personale di Cosimo Caiffa, in arte Cheone, A beautiful mind, una selezione di opere che ripercorrono in senso cronologico gli snodi importanti della parabola creativa dell’artista.

I murales, spesso commissionati da brand famosi e da enti pubblici, hanno vita breve e sono destinati a sparire per lasciare spazio a immagini nuove, ma grazie alla mostra è possibile immergersi nelle testimonianze di arte di strada di Cheone, oltre a scoprire il suo vasto repertorio espressivo di pittura, scultura e installazioni.

Fin dagli esordi, oltre trent’anni fa, Cheone sceglie di essere un artista figurativo e approccia il murales con la tecnica della pittura a olio, appresa a Gallipoli in bottega dal suo maestro Uccio Scarpina, insieme all’arte delle statue in cartapesta per feste patronali, dei fantocci per il rito del fuoco di San Silvestro e dei “mamai” per la Settimana Santa.

Da sempre vive il muro come una tela d’artista, come un buco con cui giocare, superandone le costrizioni e i confini,  con un effetto “fuori campo” che oltrepassa strade, ponti e marciapiedi e contamina con i disegni lo spazio circostante. Si creano così effetti visivi inattesi e illusori, sorprendenti e tridimensionali.

In ogni opera il suo primo obiettivo e desiderio è creare meraviglia e sorpresa attraverso il suo mondo giocoso, oggi scoperto anche attraverso gli occhi di suo figlio di quattro anni. È  quello che gli piace chiamare l’effetto WOW, lo stupore che riesce a suscitare nello spettatore che guarda con un sorriso i suoi Titani, giganti buoni umani o animali, così come le api e le coccinelle, le farfalle e le lumache realizzate con materiale riciclato.

La scena poetica di un vasetto di amarene che si rovescia, mentre api e farfalle prendono il volo, è diventata un’icona a Borgo Panigale, sul muro perimetrale della sede storica di Fabbri 1905. A Milano la parete cieca di Casa Maiocchi, uno storico palazzo in corso di Porta Romana al civico 111 è ammirata e fotografata, prima per una grande opera trompe l’oeil che ricorda Casa Batllò di Gaudì a Barcellona e poi per due mani che accolgono e liberano in volo delle farfalle colorate, che vanno a posarsi sui balconi dei palazzi circostanti.

Come spiega lo stesso Cheone “l’opera è un’immagine che regala colore, leggerezza e gioia. È tempo di volare verso nuovi orizzonti con ottimismo per uscire da periodi incerti e oscuri”. Con questo stesso  entusiasmo si è impegnato anche in un progetto con i ragazzi detenuti presso l’Istituto Penale per i Minori Cesare Beccaria, che ha saputo coinvolgere attivamente in un’opera, ora esposta al quarto piano del NHOW.

Rita Bramante

 



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