24 settembre 2021
Caro cardinale Krajewski, da quando lei si è calato nella centralina elettrica nell’immobile di via Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, per ripristinare la corrente di cui erano state private 450 persone, io continuo a leggere e rileggere le notizie che ne aveva dato la stampa il 12 maggio 2019. Per esempio, leggo e rileggo: “Gli occupanti hanno accumulato un debito di 300 mila euro. Il porporato: “È stato un gesto disperato”. Salvini: “Ora paghi gli arretrati”.
Leggo e rileggo queste parole e provo a immaginare come ha fatto, caro cardinale, a calarsi nella centralina elettrica. Al momento della prima lettura ho pensato: sarà un uomo ancora giovane, agile, piuttosto magretto. Poi ho visto il suo volto sorridente su Internet, ho letto notizie su di lei. Però su Internet il colore dei suoi occhi non si vede.
Mi viene in mente il piccolo principe quando arriva sul quinto pianeta. Lì non ci sono case e non ci sono abitanti, eppure c’è un lampionaio che accende e spegne un lampione perché questa è la sua consegna. Il piccolo principe pensa: “Forse quest’uomo è veramente assurdo. Però è meno assurdo del re, del vanitoso, dell’uomo d’affari e dell’ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. È una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è bella”.
Io, caro cardinale, penso che la sua occupazione in Via Santa Croce in Gerusalemme sia stata veramente utile e bella, e, soprattutto, coerente con la sua consegna.
Leggo e rileggo: “La scorsa notte la luce è tornata a Spin Time, nel palazzo occupato di via di Santa Croce in Gerusalemme 55, a Roma, al buio e senza acqua calda da lunedì 6 maggio. Ma i problemi per le 450 persone che ci vivono – tra cui quasi 100 minori – non sembrano cessare. Mentre Comune e Municipio sono in contatto con gli occupanti alla ricerca di una soluzione, per far fronte a un debito accumulato di 300 mila euro con la società fornitrice di energia, è intervenuta la Santa Sede.
Come raccontano infatti gli attivisti, a staccare i sigilli e ripristinare la corrente elettrica è stato Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa. “Il Cardinale è arrivato nel pomeriggio, ha portato regali a tutti i bambini e ha promesso che se entro le 20 non fosse stata ripristinata la corrente nello stabile l’avrebbe riallacciata lui stesso”, spiegano gli occupanti. “E così è stato – continuano – Padre Konrad si è calato nel pozzo, ha staccato i sigilli e ha riacceso la luce. E si è preso, a nome del Vaticano, la piena responsabilità dell’azione con la prefettura e con Acea.
Leggo e rileggo le sue parole, caro cardinale, riferite dall’Ansa: “Sono intervenuto personalmente, ieri sera, per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi”.
Altre parole richiamano la consegna: “Questo gesto, sottolineano ancora le fonti vaticane, ‘è stato compiuto dal cardinale Krajewski nella piena consapevolezza delle possibili conseguenze d’ordine legale cui ora potrebbe andare incontro, nella convinzione che fosse necessario farlo per il bene di queste famiglie’”.
Leggo e rileggo notizie che mi fanno capire qualcosa di questo stabile di via di Santa Croce a Roma: “È stato occupato 12 ottobre 2013 da Action a scopo abitativo. L’ex sede dell’Inpdap, da anni in abbandono, fu occupata, liberata ed aperta da subito per diventare la casa per centinaia di persone bisognose. Lo spazio è anche al centro di un progetto che i ragazzi di Scomodo stanno cercando di portare avanti per creare una grande casa aperta alla città 24 ore su 24”.
“Siamo increduli, quello che è successo la scorsa notte è qualcosa di incredibile, Non possiamo altro che ringraziare il cardinale”, ha spiegato Paolo Perrini, presidente di Spin Time. “Il cardinale, che già in passato è stato nostro ospite perché viene a prendersi cura di anziani, malati e bambini che vivono nella struttura – ricostruisce quanto accaduto Perrini -era arrivato nel pomeriggio di ieri, verso le 17, a bordo di un furgone carico di regali per i più piccoli. Sapeva che eravamo da tre giorni senza corrente.
Appena giunto ha chiamato al telefono in prefettura e al Comune di Roma chiedendo di riattivare, entro le 20, l’energia elettrica altrimenti lo avrebbe fatto lui stesso. E così è stato. Alle 20:15 circa, il cardinale è tornato, ci ha spiegato che era competente di energia elettrica perché prima di prendere i voti, in Polonia, aveva lavorato nel settore, ha di nuovo chiamato le autorità cittadine per esplicitare il suo intento, poi si è calato nella buca dove c’è il nostro impianto di media tensione, ha attuato una serie di manovre, come si usa nel gergo tecnico, e la luce è tornata. Non so bene come abbia fatto, ma lo ha fatto”.
Però, caro cardinale, nel nostro Pianeta in certi casi arrivano le camionette della Polizia, mentre il piccolo principe nel Pianeta del Lampionaio vede che non c’è posto, neanche per una camionetta.
Leggo e rileggo: “La corrente è stata riattivata attorno alle 22, ma immediatamente Areati spa, che gestisce l’infrastruttura per il gruppo Acea, si è accorta dell’anomalia ed è giunta sul posto scortata da alcune camionette della Polizia. Gli occupanti, al grido di “senza luce non si vive”, hanno presieduto in massa la cabina elettrica fino alle 3 di notte circa, quando le forze dell’ordine hanno abbandonato lo stabile. È stata indetta un’assemblea pubblica, domani alle 18 a Spin Time, per spiegare l’accaduto”.
Ora, caro cardinale, le dico perché le scrivo questa lettera aperta. È perché, da quando ho letto come lei interpreta la sua consegna, con il sostegno del Vaticano, io ho aperto il mio cuore alla speranza che lei faccia un passettino a Milano. Se viene, la accompagniamo a conoscere almeno un bambino senza casa, di così tanti che ce ne sono, e poi la accompagniamo a vedere le cosiddette periferie, intese come quartieri di case popolari. Ci sono anche case senza luce e senza gas, in queste case popolari? Erogazione chiusa perché le bollette non sono state pagate? E come si fa, quando il gas non arriva? Si fa con la bombola? E quando la corrente non arriva, come si fa? Si fa con l’allacciamento nell’impianto delle scale? Si fa con le candele?
Vedrà con i suoi occhi che cosa vuol dire abitare, vivere nell’Altra Milano, dove i poveri diventano sempre più poveri, mentre a Milano i ricchi diventano sempre più ricchi. “Il problema più grave della società è l’ingiustizia”, così ha detto il cardinale Martini, ma ora a Milano i tempi del cardinale Martini, della sua consegna, sono lontani.
In basso abbiamo ascoltato le parole di papa Francesco: “Bisogna prendere coscienza della necessità del cambiamento”. In basso cerchiamo di fare qualcosa per cambiare le politiche, e anche noi stessi, è la nostra consegna. Però dal basso si vede come sarebbe utile e bello se fossimo ascoltati, di più, anche da quelli che non operano in basso, ma cercano di fare qualcosa contro l’ingiustizia.
Per esempio, leggo sul SOLE 24 ore, inserto della domenica, 26 settembre 2021, un articolo di Filippo Del Corno, assessore alla cultura nelle giunte guidate dai sindaci Pisapia e Sala: “Mettere la cultura al centro della città. Il mestiere dell’assessore. A fine mandato, dopo otto anni alla guida delle politiche culturali di Milano, un bilancio su quanto fatto e una riflessione sul futuro di questo settore strategico”.
Sull’inserto della domenica del Sole 24 Ore scrive anche il cardinale Gianfranco Ravasi. Io il cardinale Gianfranco Ravasi lo vedo lassù in cima, so che la sua occupazione è veramente utile, è bella come quella del lampionaio, perché lui si occupa del conoscere, del pensare, di quest’altra luce. Come può essere il cambiamento in questo campo, nella relazione fra noi e il cardinale Ravasi?
Caro cardinale Krajevski, se viene a Milano proviamo ad ascoltare il nostro cuore e a pensare insieme, per esempio, a come si potrebbe rispondere a Filippo Del Corno, dal basso, com’è la verità della questione delle politiche culturali del Modello Milano, nella realtà della Città divisa fra ricchi che diventano più ricchi e poveri che diventano più poveri. Se viene a Milano proviamo a pensare: come riusciamo a fare qualcosa per il cambiamento di cui parla papa Francesco?
Franca Caffa
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