5 aprile 2010

CHI È CONTRO L’ABORTO NON È PER LA VITA


Di nuovo si parla di aborto e soprattutto s’interviene sulle modalità con cui l’aborto viene procurato: pillola o intervento chirurgico sono modalità dell’aborto e quindi è oltremodo propagandistico attaccare la pillola RU, in luogo di affrontare la modifica della legge sull’aborto. Mi pare che torni a farsi sentire in modo preoccupante la mentalità maschilista dell’uomo italiano, che non collabora in casa, che lascia la cura dei figli tutti alla donna, che non modifica la legislazione per rendere la nascita di un figlio un evento che di fatto rimane tutto sulle spalle della donna. Per prima cosa bisogna chiedersi perché si abortisce e chi abortisce. Intanto non credo che nessuna donna prenda la decisione a cuor leggero: è sempre un trauma. Vi ricordate il libro della Fallaci: “lettera a un bambino mai nato”?

La mia età mi pone al di sopra del problema, perché dopo i 50 anni il problema non si pone più.

Intanto i figli si fanno in due: quindi come prevenire gli aborti. Né Cota né Zaia nella loro crociata stanno parlando di prevenzione. Prevenzione significa educazione sessuale, significa “valori”, ma significa anche servizi per le mamme. Avere un bambino, in una situazione di famiglie mononucleari o addirittura di donne single, significa, se il coniuge o compagno non è collaborativo, spesso per le donne rinunciare alla loro carriere, che dico, rinunciare al lavoro tout court. Infatti in Italia il tasso di attività delle donne è il più basso d’Europa. D’altra parte se l’asilo nido costa più dell’Università, non possiamo scandalizzarci se il tasso di natalità in Italia è 1, 39 per donna. Il risultato è un invecchiamento della popolazione, con gli ultra sessantacinquenni superiori al 20% della popolazione. Mi pare strano che nessuno, quando di parla del tasso di sviluppo dell’Italia, richiami il problema dell’invecchiamento della popolazione. Per fortuna che ci sono gli immigrati, che sono giovani e lavorano per noi!

Dicevo prevenzione. Ma quale prevenzione è possibile se i modelli dei nostri giovani sono “il grande fratello”, mentre la castità, la vecchia “purezza di Maria Goretti” sono ideali non più presenti. Cosa vedono i nostri ragazzi? Da cosa sono educati? Anche se vanno nelle scuole cattoliche, così care alla gerarchia, per cui i Vescovi appoggino un modello di leader che proprio della castità non sa che farsene, poi i giovani sono frastornati da spettacoli televisivi che annullano completamente i messaggi ricevuti in casa e a scuola. Richiamare al valore della persona, al fatto che l’amore non significa sesso, è la sfida perduta di questa generazione. Vorrei ricordare che trent’anni fa legge sull’aborto voleva eliminare una pratica molto diffusa, quella degli aborti clandestini, che facevano morire le donne. E’ a questo che i politici della Lega vogliono ritornare? Alla messa al bando, fino alla morte, delle donne che abortiscono. Ma per il figlio non è intervenuto anche un uomo? E questo partner perché non si prende le sue responsabilità?

La lotta all’aborto si ottiene con la prevenzione, sull’educazione sessuale prima, e poi con istituti e servizi per favorire la natalità. Tenendo con che i figli fanno bene non solo ai genitori, ma a tutta la collettività, e che le pensioni di domani potranno essere pagate solo se ci saranno giovani che lavorano (la capitalizzazione è una pura illusione, in quanto se i capitali, risorse finanziarie, non sono valorizzati col lavoro, risorse umane, non producono autonomamente ricchezza! Abbiamo visto come la sovrastruttura finanziaria dei primi anni 2000 abbia portato a una crisi gravissima). Quindi servizi per la natalità. Se gli asili nido fossero gratuiti, e soprattutto ci fossero, se ci fossero servizi per le mamme nei primi mesi di vita dei bambini, quando la mamma, dopo il parto, rimane spossata e dare da mangiare 6 volte al giorno a un bimbo non è una passeggiata, probabilmente nascerebbero più bambini.

La Francia è un esempio in questo campo. Purtroppo forse il ricordo di politiche del ventennio per le culle piene, per avere “carne per la guerra”, è forse troppo presente in alcuni politici, con il risultato che mancano politiche per la famiglia e gli stessi assegni familiari sono “un’elemosina”. Per evitare l’aborto ci sono molte vie. Anche la Chiesa ammette la paternità responsabile: i metodi naturali, che si associano a una concezione di una persona “responsabile” sono accettati, ma non ditemi che in Italia tutti sono seguaci della Chiesa: le chiese sono vuote, chi va a messa è una minoranza e soprattutto la prevalenza è di persone anziane!

Quindi prevenire l’aborto con le pratiche anticoncezionali, con educazione, evitando che le ragazze si “regalino”, come fanno le protagoniste delle trasmissioni televisive: forse meno veline e meno calciatori in TV, direi meno TV tout court, sarebbe la cura migliore contro l’aborto. E alla Chiesa chiedo, invece di parlare solo di aborto, di insistere per la tutela della vita non solo prima che nasca, ma anche dopo: gli immigrati sono persone nate, perché a essi meno attenzione che a un feto?

 

Alessandra Tami

 

 

 


 



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