23 marzo 2010

PEDOFILIA E CHIESA. IL DELIRIO DI MESSORI E GALLI DELLA LOGGIA


Fino a che non ho visto l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia “Un’Italia anticristiana” (Corriere 21 marzo 2010) pensavo che l’articolo di Vittorio Messori ” (il Vaticano Sembra il Solo a fare Notizia”, Corriere, 7 Marzo 2010) fosse il pezzo più grottesco che mi fosse capitato di leggere da parecchio tempo a questa parte. Ma prima di continuare devo spiegare come mai leggendolo mi sia venuto in mente questo aggettivo, piuttosto che altri che pure il pezzo meriterebbe: sono andato a cercare sul Devoto-Oli dove ho trovato la seguente definizione: “di effetto tragicomico fondato su una voluta sproporzione degli elementi costitutivi di un momento drammatico”. Salvo l’effetto (probabilmente non voluto da nessuno dei due autori) il significato del dizionario era il medesimo che avevo in mente io. La parola è esatta, entrambi questi articoli colpiscono per la sproporzione tra la violenza del linguaggio e delle immagini, se così si può dire, e la pochezza, se non la assoluta assenza, di argomentazioni logicamente fondate.

Partiamo dall’articolo di Messori in cui si affronta della questione della cosiddetta pedofilia nel clero cattolico. Questione assai seria che assume una gravità crescente non tanto perché il fenomeno sia in aumento (non ho visto dati in proposito) ma perché oggi il clima di omertà è cambiato, le vittime sono cresciute e possono più facilmente liberarsi del fardello e anche all’interno della Chiesa cresce la consapevolezza e la voglia di denunciare il fenomeno invece di coprirlo. Pratica che invece ha dominato tutta la storia recente (in quella antica il problema non si poneva neppure) come lo stesso Pontefice oggi, bon gre mal gre non sappiamo, riconosce chiaramente.

Invece di ragionare sul problema, e ci sarebbe molto da dire, Vittorio Messori ,che passa per essere un cattolico osservante e quindi dovrebbe essere molto geloso dell’immagine vera della Chiesa, si concentra sul cercare di dimostrare una cosa straordinaria: che le violenze ci sono anche in altri ambienti. E allora? Il sottotitolo è un esempio di insinuazione non comprovata: “GLI ABUSI SONO PRASSI NEGLI AMBIENTI DA CUI VIENE LA DENUNCIA”; lo trovo una vera vigliaccata perché implica molto ovviamente, come del resto tutto l’articolo, che chi denuncia è anche colpevole. Ma quali sono questi ambienti? Le scuole (in realtà secondo l’articolo i convitti laici – mi piacerebbe sapere quanti ce ne sono in Italia) e gli ospedali psichiatrici, che ora sono chiusi e che difficilmente potrebbero essere “gli ambienti da cui viene la denuncia”. Lascio all’autore la responsabilità di sostenere con dati meno aneddotici questa straordinaria affermazione e al lettore di valutarne la generalità.

Mi domando come mai Messori non citi i boy scouts (quelli laici ovviamente) le prigioni, e tutti gli altri collettivi postribolari dai quali nella sua visione siamo circondati. La colpa ovviamente è della liberazione sessuale “non pochi di coloro che si atteggiano a inflessibili moralizzatori, furono apostoli attivi della sessantottarda «liberazione sessuale» e tanto per non far mancare nulla dagli all’aborto “guai anche a chi volesse difendere i bambini non ancora nati; e difenderli non da molestie, ma dalla estirpazione violenta dall’ utero”. Messori probabilmente appartiene a quella categoria di cattolici che, come dice Barney Frank, pensano che la vita cominci al concepimento e finisca alla nascita, ma a questo siamo abituati, qui però veramente la logica sfugge via come lo spirito di Orlando. Come si può mai tirare in ballo il sessantotto per casi di pedofilia che in larga misura risalgono a eventi lontani nel tempo? Forse che il clero irlandese per dirne una, è infiltrato di sessantottardi abortisti?

Ma Messori si è documentato bene e scrive: “Padre Lombardi ha citato l’ inchiesta svolta in Austria dal governo: «Diciassette casi di molestie o violenze ascrivibili a religiosi cattolici, 510 in altri ambienti.” Fantastica precisione documentale: quali sono questi ambienti? Naturalmente non si dice, anche perché probabilmente verrebbe fuori che l’ambiente in cui si verifica il maggior numero di casi è quella famosa famiglia convenzionale che la Chiesa non vuole neppure che si metta in discussione. Che un chierico che deve difendere uno stato indipendente come il Vaticano con la sua politica e la sua diplomazia, passi. Ma che un intellettuale, che scrive per informare e illuminare, usi argomenti di così bassa lega come quello di evitare di parlare del peccato per dire invece, come fece Craxi nel famoso discorso, che peccano anche gli altri, mi sembra difficilmente accettabile.

Mi permetto di rimandare a uno dei grandi insegnamenti cristiani che il mio parroco mi ha inculcato e che da allora ha sempre regolato il mio ethos di laico. Vangelo, Luca 6: 41-42: “Perché guardi il fuscello che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? Come puoi dire a tuo fratello: Fratello, lascia che io tolga il fuscello che hai nell’occhio, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell’occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere il fuscello che è nell’occhio di tuo fratello.” Ipocrita!

Ernesto Galli della Loggia alza ulteriormente il tiro, non è solo la questione della pedofilia: siamo minacciati da una vera ondata. Vale la pena di riportare l’elenco di nequizie che secondo Galli della Loggia sono attribuite alla Chiesa. Naturalmente il colpevole di queste accuse è sempre vago.

“Il celibato, il maschilismo, la pedofilia, l’autoritarismo gerarchico, la manipolazione della vera figura di Gesù, l’adulterazione dei testi fondativi, la complicità nella persecuzione degli ebrei, le speculazioni finanziarie, il disprezzo verso le donne e la conseguente negazione dei loro «diritti », il sessismo antiomosessuale, il disconoscimento del desiderio di paternità e maternità, il sostegno al fascismo, l’ostilità all’uso dei preservativi e dunque l’appoggio di fatto alla diffusione dell’Aids, la diffidenza verso la scienza, il dogmatismo e perciò l’intolleranza congenita: la lista dei capi d’accusa è pressoché infinita, come si vede, e se ne assommano di vecchi, di nuovi e di nuovissimi.”

Bah! Il celibato (che c’entrano i cristiani? I pastori protestanti si sposano!), il principio gerarchico che gli uomini e le donne di Chiesa chiamano “ubbidienza”, non l’ostilità, ma il divieto dell’uso di preservativi, il dogmatismo, a cominciare dai numerosi dogmi della Chiesa (come vogliamo chiamarli?) non li hanno stabiliti i laici cattivi per prendersi beffe degli ingenui credenti, li ha elaborati la dottrina della Chiesa nel corso di secoli, come si può dedurre da qualsiasi catechismo:la trinità, dal concilio di Costantinopoli del 381, il dogma del figlio: Nicea 325; Maria madre di dio: Efeso 431,la transustanziazione, la Vergine immacolata, l’infallibilità del Papa quando parla come Papa, Concilio Vaticano I 1870 e via dogmatizzando.

Come possiamo definirla una credenza così? Non dogmatica? Del resto uno dei peggiori nemici della Chiesa è il relativismo, ma l’antonimo di relativismo è assolutismo. Ora tutti questi sono fatti, possono essere accettati o meno, ma non si può far gli spiritosi usando un artifizio retorico di bassissima lega basato sul paradosso. Galli della Loggia deve essere onesto intellettualmente: o ritiene che questi aspetti siano effettivamente caratteristiche della Chiesa Cattolica e li sottoscrive, e allora dovrà pure accettare che altre persone siano in disaccordo (senza voler richiamare tutti quelli squartati, bruciati, o messi alla ruota in tempi passati per non averli voluti accettare) e che se ne possa discutere senza sbeffeggiarli preventivamente. Queste furberie de segunda, non gli fanno onore.

Quanto all’appoggio di gran parte dell”establishment clericale cattolico al fascismo e ad altri sistemi autoritari a cominciare dal Franquismo, Galli della Loggia da storico dovrebbe sapere che si tratta di una questione molto dibattuta (non sull’an, come direbbe un giurista ma sul quantum) e un cattedratico di Storia Contemporanea non può permettersi di liquidarla come se fosse una lepidezza della squadra avversaria; c’è una questione di rispetto per i lettori che vanno informati non disinformati.

Mi fermo qui, ognuno dei punti elencati da Galli della Loggia può essere oggetto di critiche legittime alla Chiesa Cattolica, metterli assieme come sindrome anticristiana prefigura un “figuro ateista”, da vecchio zio libero pensatore, che non mi sembra faccia più parte del mondo comune in un paese in cui la Chiesa cattolica è così dominante. Ma no, il nosttro è convinto del contrario e pensa che esista una sindrome “anticristiana” composta dai tre seguenti elementi: Il modernismo e l’illuminismo (e te pareva!) la mancanza di senso storico degli italiani (mi scusi signor storico ma voi che fate questo mestiere vi siete mai interrogati sul perché?) e il noto cinismo (ma si è mai letto tutti assieme un po’ di editoriali dei cosiddetti “terzini?). Ma quel che colpisce più di ogni altra cosa è la rozzezza del fascio messo assieme da GdL, che ovviamente se ne accorge e cerca il corner. “Il bersaglio vero e maggiore è nella sostanza l’idea cristiana nel suo complesso, come dicevo, ma naturalmente, non foss’altro che per ragioni numeriche e di rappresentanza simbolica, sono poi quasi sempre il cattolicesimo e la sua Chiesa a essere presi in special modo di mira. Dappertutto, ma, come è ovvio, in Italia più che altrove.” La confusione regna sovrana: il celibato è un problema interno alla Chiesa Cattolica e non ci si venga a dire che i pastori protestanti sono anti-cristiani perché si sposano. Ma è addirittura clamorosa l’inclusione della questione del matrimonio degli omosessuali e dell’omofobia, nella sua usuale onfalofilia Galli della Loggia trascura il piccolo particolare che ci sono cristiani (non cattolici) che su questi temi (per esempio l’accettazione di donne o gay dichiarati nel clero alto) dibattono e si dividono. Che c’entra l’anticristianesimo in queste dispute tra cristiani?

Ma su tutto, dice il nostro, domina l’egemonia della scienza. Ora, come sostiene un mio amico informatico che se ne intende, per sopravvivere nella nostra società informatizzata occorre essere moderatamente (e sottolineo) paranoici., a cominciare dai cellulari, dalla email e da Google. Ma qui la paranoia (intesa come “delirio [cronico] basato su un sistema di convinzioni a tema persecutorio non corrispondente alla realtà”) mi sembra esca dai binari. Nel mio liceo l’unica altra ora, oltre a quella di religione, in cui la feccia adolescenziale si scatenava era l’ora di Scienze, non dico neppure cosa succedeva quando lo sventurato parlava di “monocotiledoni”. La nostra cultura è interamente dominata da giuristi, umanisti e esteti. Tutta la paideia italiana è narrativo-retorica e da nessuna parte nella formazione scolastica compare qualche forma di ragionamento logico-sperimentale (if…then). Ma tanto per vedere come la Scienza comanda in Italia leggetevi questo pezzo di intervista (agenzia “Zenit” – 5 settembre 2006):

“L’identità italiana non è solo genericamente cattolica, ma si definisce in funzione del Papato. La vocazione dell’Italia non è solo ospitare il Papato, ma servirlo, permettere al Papato di svolgere il suo ruolo universale. L’Italia è se stessa quando serve la Chiesa, l’Italia rinnega la propria vocazione, tradisce la propria identità, quando rifiuta la Chiesa. Alla universalità si oppone in questo caso il particolarismo, destinato ad avere il suo esito nella guerra civile, malattia plurisecolare dell’Italia. Non a caso Massimo Viglione definisce il Risorgimento come “una rivoluzione contro la millenaria identità degli italiani che ha provocato e tutt’oggi provoca un permanente stato latente di guerra civile”.

Chi afferma ciò non è certo un modernista (è il presidente della Associazione Lepanto e insegna università dei Legionari di cristo) ma è sopratutto il VicePreesidente del Consigliio Nazionale delle Ricerche, la più importante istituzione politica del paese. E sarebbe questo il paese in cui lo scientismo sparge cultura “anticristiana”?

Mi spiace per Galli della Loggia ma l’Italia e gli italiani non sono anticristiani, anzi credo che siano molto profondamente direi filosoficamente cristiani; mi metto tra loro pur essendo non credente e laico – il termine spregiativo laicista non lo accetto perché allora sarei del tutto legittimato a chiamare Della Loggia (e Messori) oscurantista). Quello che in misura crescente, soprattutto tra i giovani, molti (credenti, cristiani, cattolici o no) non sopportano più sono le ipocrisie e le argomentazioni causidiche. Forse la Chiesa cattolica, se non il Cristianesimo tutto, avrebbe bisogno di difensori di un diverso livello e di difese moralmente e intellettualmente più consone alla natura etica e universale dell’istituzione. Le chiamate di correo, soprattutto se post factum e del tutto strumentali, lasciamole ai Craxi, alle discussioni del lunedì mattina o alla giustizia da “Porta a Porta”, non mi risulta che nel Vangelo il concetto che la colpa per un peccato venga diminuita dalla denuncia di un peccato altrui affiori da alcuna parte.

 

Guido Martinotti



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