23 marzo 2010

LIBRI MILANESI: LA TRINCEA DELLA DENUNCIA


Ai libri continuiamo a dovere molto. Pazienza che la televisione ci invada a reti unificate (e a parità di linguaggi). Ai libri dobbiamo intanto ciò che sopravvive di pluralismo nel campo dei media (un merito diviso, in che parti si dovrebbe discutere, con le radio: provare l’effetto che fa ascoltare Radio2, Radio24, Radio Kiss Kiss e Radio Maria che cerca di inoltrarsi tra le onde di Radio Popolare). Grazie ai libri può capitare in libreria di scorgere in un angolo “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”, editore Mondadori, autore indovinate chi, sommerso da titoli come “L’unto del signore”, “Il regalo di Berlusconi”, “Papi, uno scandalo politico”, “Ad personam”, “Il patto”, “La questione immorale”, “Un inverno italiano”, “Italia annozero”, “Anno horribilis”… L’affresco dei tempi presenti.

Perché resiste il pluralismo nei libri? Intanto i libri costano poco a chi produce e, tutto sommato, a chi li compra. Non chiedono grandi investimenti, uno stampatore si trova e un autore, anche di qualità, non pretende molto d’anticipo e le royalties non vanno oltre l’otto per cento sul prezzo di copertina. Non occorrono tirature milionarie, con tremila copie si può andare alla pari. Ma evidentemente conta il contesto: da una parte, per l’attualità, quello politico culturale, dall’altra, per la storia quello che vien dettato dalla tradizione, dalla costanza di una tradizione. Milano non c’è dubbio che una tradizione editoriale la possegga. In Italia è stata una capitale dell’editoria e credo continui a esserlo.

Proprio la presenza di questa tradizione (il che significa esperienze, capacità professionali, risorse umane in tutti i sensi, sinergie…) ha aiutato nuove iniziative, che si sono affiancate alle imprese storiche, e in un certo senso incalzandole, nel campo dell’attualità politica e sul terreno della denuncia (so che ad alcuni questo termine apparirebbe stretto: diciamo allora del racconto e dell’analisi critici dei guasti italiani): così accanto a Rizzoli, Feltrinelli, Garzanti, BaldiniCastoldiDalai, ecco prima Melampo e poi Chiarelettere. Una letteratura di denuncia non è una novità: le malefatte del potere offrono da un’eternità trame letterarie straordinarie. Il momento (un momento che si trascina da anni) è però particolarmente generoso, un’enciclopedia dello scandalo (di politica, di banche, di grandi lavori, di appalti truccati, di terremoti e di mafie, di frane, di escort, eccetera eccetera, una catena infinita).

La stessa brutalità dello scontro politico avrà creato qualche difficoltà all’opposizione, ma ha pure alimentato un pubblico di lettori “a sinistra” (ovviamente semplifico), ben disposti a chi offre argomenti al loro malessere. Ne ha approfittato Garzanti che ha ad esempio pubblicato i primi libri di Marco Travaglio e ha continuato con una serie di testi di più intenso carattere saggistico, solo alcuni su temi d’interesse internazionale, gli altri perlopiù legati alle vicende italiane, come il libro di Tranfaglia su Berlusconi o quello di Giancarlo Galli sul sistema bancario (all’indomani del tracollo di Fiorani), ma anche cercando scrittura di alta qualità letteraria (con Stajano, ad esempio). Ne ha approfittato Rizzoli, come spiegano il prezioso “Termitaio”, di Alberto Statera (in un certo senso anticipatore: vedi il sottotitolo “I signori degli appalti che governano l’Italia”) o la fortunata coppia Stella-Rizzo. Ma anche, per la Bur, con grafica più aggressiva.

Feltrinelli ha proseguito lungo una strada conosciuta da tempo (ma quella “vecchia” ci appare più militante e ideologica). Melampo è nata “firmata” da Nando Dalla Chiesa e dalla sua, combattiva, storia politica. L’esperimento più originale mi sembra quello di Chiarelettere, casa editrice avviata nel 2007 da Lorenzo Fazio, un passato all’Einaudi e poi a Mondadori, infine editore indipendente (possiede il 30 per cento, un altro 49 per cento è di Stefano Mauri, il resto è diviso tra Guido Roberto Vitale e Sandro Parenzo). Per spiegarne il senso, Lorenzo Fazio riprende l’immagine del “cane da guardia”: “Cane da guardia della società civile di fronte ai poteri, che ci dovrebbero rappresentare, poteri politici, economici, religiosi…”. Scegliendo temi “dalla parte della gente”, talvolta apparentemente poco “politici”, poco scandalosi (parlando ad esempio di incidenti sulla strada, ma cercando le tante ragioni di un’emergenza nazionale), valorizzando bravi professionisti, spesso giovani, spesso poco noti. “Cerchiamo – ci dice Lorenzo – la precisione della scrittura, quindi la leggibilità, la chiarezza e contano gli argomenti sentiti che rivelano impegno civile, dimostrandone il loro peso sulla nostra esistenza”. Conseguente la scelta grafica: copertine leggibilissime e sobrie, il titolo in caratteri alti, il nome dell’autore in basso in corsivo. “Avevo in mente certi manifesti Feltrinelli degli anni settanta. Con questa idea mi sono rivolto a un grafico inglese, David Pearson, ex Penguin Book”. I risultati sono arrivati? “Ovviamente bisogna stare sul mercato per vivere. Ma siamo stati premiati: l’inchiesta di Gianluigi Nuzzi, ‘Vaticano s.p.a.’ ha raggiunto le duecentomila copie”. Dove si vende? Sorpresa: più al sud che al nord, in Sicilia più che in Lombardia. E non solo se si scrive di mafia.

 

Nicola Tranfaglia, Vent’anni con Berlusconi (1993-2013). L’estinzione della sinistra, Garzanti

Corrado Stajano, La città degli untori, Garzanti

Alberto Statera, Il termitaio, Rizzoli

Ferruccio Pinotti Udo Gumpel, L’unto del Signore, Bur

Nicola Biondo Sigfrido Ranieri, Il patto, Chiarelettere

Peter Gomez Antonella Mascali, Il regalo di Berlusconi, Chiarelettere

Claudio Gatti, Fuori orario. Le prove del disastro Fs, Chiarelettere

Davide Carlucci Giuseppe Caruso, A Milano comanda la ‘ndrangheta, Ponte alle grazie

Isaia Sales, I preti e i mafiosi, BaldiniCastoldiDalai

Gianfranco Mascio, Il libro viola. Storia del movimento NoB Day, BaldiniCastoldiDalai

Curzio Maltese, La bolla, Feltrinelli.

 

 

Oreste Pivetta



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