15 febbraio 2010

LA NUOVA SEDE DELLA REGIONE: MIRABILIA O MISERABILIA URBIS?


Sono tra i pochi architetti milanesi che non sono corsi a visitare il nuovo palazzo della Regione in occasione della festa per la sua inaugurazione, non mi sento in colpa. Diffidavo dell’inaugurazione di un complesso che è ancora un cantiere, fatto passare per finito con apparati da discoteca, addobbi e tirate a lustro per scopi puramente pre-elettorali. Ciò che conta dell’architettura è il senso che gli spazi progettati hanno per chi ci vive e li usa, quindi preferisco rimandare ogni giudizio a una visita da normale cittadino, in un giorno qualsiasi. Il che non è ancora potuto avvenire essendo il complesso appunto un cantiere: anche la piazza è vuota, deserta e visibile solo filtrata da una cortina di bambù, ridiventata inaccessibile ai non addetti.

Comunque sul nuovo complesso qualche idea me la sono fatta. Tralascio i pochi dettagli di architettura discutibili, il progetto è bello, ma non posso non sentirmi preso in giro da chi ha sostenuto che “Con questo progetto abbiamo voluto rappresentare i monti e le valli lombarde, con il sinuoso accostarsi di crinali e spazi vuoti, e il corso dei fiumi che aprono la strada verso la pianura, sedimentati nella cultura e memoria collettiva, sono alla base del disegno dell’edificio: i fabbricati diventano le dorsali montuose del nord della Regione mentre le piazze e gli spazi aperti sono le valli attraversate dai fiumi”.

Visto che i “crinali” sono bestioni ondulati di venticinque metri che quasi si toccano, per analogia allora i grattacieli circostanti dovrebbero rammentarci le guglie del Resegone, e la distesa di condominii multipiano che costituiscono il tessuto di Milano dovrebbero sembrarci un armento di vacche al pascolo nella pianura. Spero che la paternità di una tale baggianata (questo sì termine lombardo) sia di qualche giovane e sprovveduto editor e non del progettista, che ritengo invece abbia fatto bene il suo mestiere.

Il nuovo complesso, pur non finito, suscita inevitabilmente due interrogativi, uno frivolo e l’altro più serio. Il primo accompagna dovunque la nascita di gli spazi pubblici artificiali, pensati e progettati a tavolino e non prodotti dall’accumulo della storia urbana: la piazza sarà viva e frequentata, o resterà un deserto? Possiamo sperare che questa piazza diventi per esempio come il Sony Center in Potzdammerplatz a Berlino, frequentatissimo dalla mattina a tarda sera? Sicuramente no, neanche se si potesse riempire a forza di negozi, ristoranti, bar e fontane: mancano tutte le necessarie sinergie storiche, politiche, commerciali, dei trasporti che si possono trovare nel centro di una capitale come Berlino. Il quartiere Gioia, in una città come Milano, di sinergie non ne offre nessuna.

La piazza coperta ha due punti di contatto con la città che la circonda: da un lato sfocia arenandosi subito su via Melchiorre Gioia, luogo tra i meno vivibili di Milano, e dall’altro termina contro un’altra strada di scorrimento automobilistico, ancor meno attraente, attraversata la quale c’è un distributore di benzina e una negletta zona verde. Ovviamente i progetti di riqualificazione dei dintorni non mancano, più o meno cervellotici (vedi quello di ricostruire una specie di Swissminiatur geofisica con finti fontanili e finte colline a raffigurare il paesaggio lombardo, estesa fino a piazza Carbonari) , mentre manca il senso dell’intera operazione.

Equi-distante (nel senso, appunto, di piuttosto distante da ambedue) rispetto alla Stazione Centrale e alla Stazione Garibaldi. Equi-distante da tutto ciò che può costituire sinergie vitali, con qualche bar racimolerà gli impiegati degli uffici vicini in pausa-pranzo, che dovranno comunque attraversare stradoni pieni di traffico per un piatto di pasta in piazza. E per le altre 23 ore del giorno? Aspettiamoci che tra qualche mese compaiano degli imbarazzanti ma ben disegnati cancelli, che impediscano l’accesso serale a barboni e skaters. Oppure un’idea semiseria l’avrei. Se la Regione ne ha il coraggio, trasferisca d’ufficio nella piazza alcuni bar della movida milanese. Almeno il popolo della notte potrà schiamazzare fino a tardi ben isolato e senza dar fastidio ai normali, visto che gli uffici sono chiusi di notte, e facilmente controllato. La piazza sarà così garantita viva e vitale a tutte le ore.

Ma veniamo all’interrogativo serio. La crisi, che tutti sappiamo sarà duratura, già ne ha falciati moltissimi, e continuerà a falciare posti di lavoro. Posti che appunto occupavano spazi negli edifici per uffici. Che anch’essi quindi diventano dei “disoccupati”. Per trasferirsi nel suo nuovo palazzo la Regione svuoterà le sedi esistenti. Che serve allora costruirne altri di palazzi, enormi come Palazzo Lombardia, se quelli esistenti si stanno già svuotando? E se Milano è piena dovunque di edifici per uffici vuoti o semivuoti, dal vicino palazzo Galfa fino a via Ripamonti? E’ legittimo domandarsi se coloro che si dovrebbero occupare del benessere dei cittadini, più che della loro immagine, si parlino tra loro almeno ogni tanto.

La Regione si costruisce una sede faraonica, voluta in tempi di vacche grasse e finita quando le vacche sono pelle e ossa, Citylife ci regalerà il Gobbo, lo Smilzo e lo Storpio, e intanto interi quartieri di uffici sono già da anni semivuoti. Quartieri che hanno prodotto sì occupazione, per il tempo che è servito a costruirli: ma che hanno anche consumato risorse non rinnovabili e compromesso per sempre il territorio su cui sorgono. In realtà questo complesso è l’ennesimo e costoso atto d’irresponsabile narcisismo del potere a spese nostre, che non produrrà alcun effetto positivo sulla qualità della vita dei cittadini, e al di là delle finezze del suo disegno, va giudicato per quello che è. Un’elegante e mostruoso spreco di risorse.

Ormai questo c’è, teniamocelo. Vediamo invece se non siamo davvero in grado di fermare o almeno rallentare il delirio immobiliarista che ci riempirà di altri grattacieli inutili. Il Resegone non ha abbastanza guglie per giustificarli tutti.

 

Giorgio Origlia



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti