15 febbraio 2010

PRIVATE E PREMIATE


È sempre piuttosto singolare il rapporto della stampa quotidiana col mondo della scuola. Spesso si chiudono gli occhi di fronte a situazioni macroscopiche, a dir poco scandalose, poi li si riapre all’improvviso su aspetti secondari e si grida alla scoperta, alla sorpresa, all’emergenza … e si sa che quando viene evocato questo termine la sensibilità nazionale è soddisfatta …. Un caso recente è quello delle scuole private di Milano: un paio di settimane fa alcuni quotidiani hanno realizzato lo scoop dell’anno avendo scoperto che un quinto o forse più degli insegnanti che in esse lavorano sono senza abilitazione, a dispetto della normativa relativa al riconoscimento della condizione di scuola paritaria che prevede che gli insegnanti assunti abbiano la stessa qualifica degli insegnanti della scuola statale. Naturalmente i gestori degli Istituti paritarie sono stati pronti ad accampare tutte le possibili scuse, come ad esempio quella del l’esaurimento di alcune graduatorie, come se questo problema si fosse presentato all’improvviso e si fosse, appunto, di fronte a un’inaspettata emergenza.

In realtà la questione delle scuole private si pone in termini molto differenti. Da troppi anni nelle piccole e grandi città (e la nostra non fa certo eccezione) si moltiplicano istituti scolastici formalmente paritari ma che offrono la possibilità di percorsi “didattici” che non corrispondono per nulla agli standard di qualità forniti dalle scuole pubbliche, ma sono decisamente più bassi, non di rado inesistenti sul piano formativo. Ma ciò non costituisce un problema per chi gestisce queste scuole, anzi se ne fanno vanto e pubblicità: in queste scuole – garantiscono – è possibile recuperare due, tre anni scolastici in pochi mesi. Il loro obiettivo dichiarato non è quindi fornire una corretta preparazione agli studenti, ma procurare un titolo di studio, in qualunque modo esso possa venir conseguito.

Basta far parte di una commissione degli esami di Stato in cui si presentino anche candidati provenienti da questi diplomifici per toccare con mano questo vero e proprio scandalo. Con queste premesse è facile capire che la qualità dell’insegnamento è proprio l’ultimo degli aspetti presi in considerazione da chi dirige questi istituti: è importante che gli insegnanti, sottopagati e reclutati in maniera quanto meno discutibile, ottemperino alle disposizioni di chi comanda; che siano anche preparati e abilitati non ha proprio nessuna importanza. Naturalmente non tutte le scuole private sono in questo stato: ve ne sono di serie, con un impianto didattico adeguato e trasparente, ma le molte, in cui il rapporto tra discente e docente si basa sull’assunto che il denaro può tutto e che chi paga la retta è il padrone di chi gli insegna la matematica o l’inglese, costituiscono un modello corruttivo anche per le altre scuole e quindi sono una vera e propria iattura per l’intero sistema formativo italiano.

Su di esse le autorità scolastiche dovrebbero vigilare ed esercitare un controllo stringente, e invece si sprecano le deroghe alle norme, i riconoscimenti ufficiali e gli attestati di qualità (?) che prendono in giro di fatto coloro, insegnanti e studenti, che lavorano seriamente giorno per giorno; e i giornali, anche quelli ritenuti più attendibili, continuano a parlare in maniera acritica e indiscriminata della scuola privata come scuola di qualità … .

In Lombardia, poi, il problema è aggravato dal sistema del “buono scuola”, che da quest’anno è inglobato nel sistema della “dote per la libertà di scelta” tanto esaltata da Formigoni e presa come modello anche dall’attuale governo. Come dimostrano i dati pubblicati dalla Regione stessa, il buono scuola nel 2009 è andato a
98.392 a studenti che hanno frequentato la scuola privata: circa 47 milioni di euro sono stati utilizzati per coprire il 25% della retta, fino a un tetto massimo di 1.050 euro, di coloro che frequentano le scuole private e le cui famiglie hanno presentato l’ultima dichiarazione dei redditi per un ammontare fino a 46.597 euro. Invece coloro che frequentano le scuole pubbliche possono ricevere la “dote” della Regione Lombardia nella cifra massima di 320 euro (per la secondaria superiore) solo se l’indicatore del reddito familiare (solo in questo caso è richiesto l’ISEE!) non supera i 15.458 euro! La disparità di trattamento balza all’occhio: senza nessuna verifica fiscale vengono favoriti coloro che invece di affrontare gli studi con serietà e sacrificio cercano e trovano tutte le scappatoie per arrivare al pezzo di carta senza conseguire un minimo di effettiva preparazione.

Questo fenomeno, che è un continuo attentato alla serietà della scuola, nella nostra regione è in continuo aumento: qui negli ultimi anni il numero delle scuole paritarie ha avuto un incremento del 14%, trend che non ha riscontro nel resto del Paese. Così la Lombardia, regione evoluta e aperta a orizzonti europei, si candida ad avere un sistema scolastico e formativo sempre più privo di qualità e di controlli: davvero un bell’investimento per il futuro del Paese, governatore Formigoni! Non è proprio sufficiente la motivazione tutta ideologica della “libertà di scelta” per rendere sensato questo stato di cose e accettabile il fatto che un’imponente quantità di denaro pubblico sia destinato a sostenere l’insieme delle scuole paritarie, anche quelle che non danno nessuna garanzia di offrire agli studenti una preparazione valida ed adeguata , ma solo una scorciatoia per il diploma.

                                

 

Vincenzo Viola


 



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