8 febbraio 2010

SEPARATI IN CASA: GIOVANI E PARTITI


Il rapporto con le giovani generazioni è uno dei grandi temi su cui le organizzazioni politiche hanno da sempre discusso. Si potrebbe quasi affermare che un partito costruisce il proprio futuro sulla sua capacità di formare e di organizzare le nuove generazioni. Per approfondire questo tema senza dilungarci, dobbiamo necessariamente scegliere un’inquadratura e scattare una fotografia. Milano. 2010. Nell’immagine un po’ sfuocata abbiamo immortalato i tre coordinatori cittadini dei movimenti giovanili della Lega, dell’Udc e del Pd; (rispettivamente, Giovani Padani, Giovani Udc e Giovani Democratici) essi rappresentano il nostro campione di riferimento in questa difficile analisi. Antonio Rinaldi e Alberto Balestri, entrambi ventiquattrenni, si occupano dei giovani milanesi rispettivamente per il PD e per l’UDC e Marco Bordonaro, 23 anni, per la Lega Nord. Ci è stato invece impossibile inserire in questo elenco il responsabile cittadino dei Giovani delle Libertà, non per scelta politica, ma per il semplice motivo che le sue risposte non sono pervenute in redazione.

Per iniziare abbiamo rivolto la nostra attenzione alle motivazioni personali attraverso cui un giovane decide di impegnarsi in politica. Per tutti i nostri “mini” dirigenti la strada inizia tra i banchi del liceo o all’università, chi come Rinaldi del PD ricorda che: «Nel corso di un’assemblea scolastica è stato invitato come relatore un rappresentante di un partito e le sue parole e il suo modo di affrontare i problemi mi hanno spinto a impegnarmi attivamente» o chi come Bordonaro della Lega ricorda: «Come diceva il mio professore di filosofia al liceo, la politica o la fai o la subisci e nel mio caso la scelta è stata ovvia». Più approfondita l’analisi di Balestri dell’UDC il quale, a differenza dei precedenti, ha scelto l’impegno politico a partire dall’università: «Non solo per criticare in maniera asettica, ma per portare avanti tematiche costruttive per cercare di cambiare tutto ciò che non va, mettendo in campo energie e idee utili per costruire una società migliore». Impegnarsi in politica non significa necessariamente entrare in un partito eppure i giovani li scelgono, come mai? Rinaldi considera il partito: «Come il mezzo per condividere dei valori che vanno oltre la nostra persona, che creano un beneficio per tanti coinvolgendo coloro che ne hanno più bisogno». L’interesse di Bordonaro il quale sceglie la Lega non come partito ma come movimento è: «Difendere le istanze comuni di un’intera territorialità». Mentre Balestri sceglie il partito, come forma di partecipazione, perché punta al: «Miglioramento del paese e in particolare della collettività».

Se ci si ferma a queste motivazioni si potrebbe tranquillamente affermare che i giovani entrano nei Partiti più o meno per le stesse motivazioni eppure una scelta viene fatta. Puntiamo dunque il nostro sguardo sulle differenze agli occhi di un ragazzo. Alberto Balestri vede nell’UDC: «La continuazione di tutti quei valori e tradizioni, che fanno parte della mia formazione e storia. Una sorta di guerra civile ideologica ha paralizzato il Paese in questi anni. Questo bipolarismo muscolare, in cui non mi ritrovo assolutamente, ha fallito». Meno ideologica e più pragmatica è l’analisi di Bordonaro che racconta la scelta della Lega definendo: «Il sogno di Bossi e Miglio è molto più contagioso dell’influenza A. Posso dire di essere sempre stato leghista, e di essere semplicemente stato “svegliato” dal volantino giusto. Ancor oggi ci sono tanti ragazzi leghisti che non sanno di esserlo». Rinaldi, infine, commenta la sua scelta ricordando che: «Il Partito Democratico, sin dalla sua nascita, si è presentato come un partito riformista, moderno e plurale, aperto alle esigenze della società e attento ai problemi delle persone. Tutte queste caratteristiche, unite alla grande importanza data alle giovani generazioni, mi hanno spinto con convinzione ad aderire al progetto».

A questo punto ci mancano le due questioni più concrete, cioè, come un partito favorisce la partecipazione delle nuove generazioni e quali sono i temi forti su cui i giovani s’impegnano a Milano. Sulle modalità di partecipazione giovanile Bordonaro ci tiene a tracciare dei distinguo rispetto agli altri schieramenti definendo la sua Lega Nord, il vero partito dei giovani: «Da sempre le nostre “pattuglie” parlamentari, i nostri consiglieri regionali e in genere i nostri amministratori sono giovani e giovanissimi; io stesso sono stato eletto consigliere provinciale a Varese a soli 20 anni ed ero il più giovane di tutto il paese. I nostri “anziani”, spesso, favoriscono i giovani volenterosi e in gamba. Il più grande merito però è del nostro movimento giovanile, il Movimento Giovani Padani e le sue declinazioni studentesche (il Movimento Studentesco Padano) e universitarie (il Movimento Universitario Padano): in questa realtà si crea un ambiente perfetto per fare politica giovanile». La risposta da Antonio Rinaldi mette in luce ulteriori differenze: «Il Partito Democratico riconosce formalmente all’organizzazione giovanile autonomia politica e organizzativa. Concretamente mette a disposizione risorse finanziarie, materiali e luoghi fisici per “fare politica”. Inoltre garantisce che all’interno di ogni organo dirigente del Partito ci sia una quota riservata ai giovani scelti per merito e competenza». La risposta di Balestri fa intuire che l’UDC sta costruendo, proprio in questo periodo, una base giovanile: «La Costituente di Centro, concretizzerà un movimento giovanile snello, indipendente dal senior, aperto all’esterno che porterà un maggiore allargamento alla società civile e ai giovani. La militanza attiva comunque rimane uno dei migliori modi per favorire la partecipazione e la formazione politica delle nuove generazioni. Inoltre, a breve faremo corsi di formazione permanenti aperti a tutti».

Teniamo presente che la nostra fotografia iniziale è stata scattata su Milano e l’ultimo punto che resta da esaurire riguarda proprio le tematiche su cui le diverse organizzazioni giovanili si occupano o si sono occupate nella nostra città. Rinaldi rispondendo sul lavoro portato avanti dai Giovani Democratici ha dichiarato: «In primis il tema dei parchi e dell’eco-sostenibilità: non è concepibile che a Milano le tematiche dell’inquinamento e del verde siano trascurate. Altro tema è quello dell’abitare: è sempre più difficile per un giovane prendere un’abitazione in affitto e ancor più acquistarla. Inoltre abbiamo già avviato un lavoro sui trasporti notturni: è assurdo pensare di avere mezzi pubblici che a mezzanotte smettono di circolare. Collegato a questo c’è il tema della movida: non accettiamo che Milano diventi una città dormitorio, senza spazi e momenti dove i ragazzi possano vivere una sana e positiva socialità». Interessanti le differenze sottolineate da Bordonaro sui contenuti dei Giovani Padani: “Potrei fare un mero elenco di tutto ciò che non va a Milano, ma preferisco avanzare l’idea di un nuovo modello per la città ovvero quello berlinese. Milano potrebbe avere lo stesso grado di vivibilità della città tedesca. Milano semplicemente non è più Milano: la lotta dovrebbe essere principalmente contro il degrado urbano, il traffico e l’inquinamento, i quartieri ghetto con serissimi problemi di criminalità, lo spaccio, le sacche d’illegalità, i campi nomadi. Servirebbero grandi campagne per “liberare” zone intere come quella dei Navigli. Il milanese, negli anni, si è abituato allo schifo spesso credendolo immutabile. La città deve ritrovare la sua identità e il suo slancio, ricordandosi che è una città per lavoratori, studenti e turisti, non certo per delinquenti e spacciatori. Un’ultima provocazione: immaginate di essere uno studente Erasmus nordeuropeo a Milano: cosa pensereste della città, dei plotoni di venditori di rose, delle auto parcheggiate ovunque per la mancanza cronica di parcheggi, degli spaccini sui Navigli?». Di grande respiro è l’ultima risposta, quella di Balestri per i giovani dell’UDC: «Credo che alcune tematiche siano universali e trasversali, soprattutto per noi giovani, indipendentemente dal colore della casacca. Sicuramente tra quelle che ci stanno maggiormente a cuore e per cui ci battiamo c’è, in particolare modo in questo periodo di crisi economica, il lavoro. Poi l’istruzione, la meritocrazia e l’ambiente».

Per chiudere in simpatia, abbiamo chiesto ai tre nostri giovani coordinatori di descrivere il loro partito con tre semplici aggettivi per capire come venisse percepito e abbiamo notato che su questo ognuno ha delle precise idee. Alberto Balestri definisce la sua UDC: «Indipendente, in continua evoluzione e naturalmente di centro». Marco Bordonaro ha detto che la Lega è: «Decisa, coerente e onesta anche intellettualmente». Mentre Antonio Rinaldi vede il PD come un partito «Democratico, riformista e moderno». Come dimostra questa intervista, buona parte dei giovani ha ancora fiducia nei partiti e li vede ancora come lo strumento per il bene della collettività. Da questa fotografia è emerso che un giovane, quando si avvicina a un partito, lo fa fondamentalmente per motivazioni simili, indipendentemente dal partito scelto, ciò che possiamo distinguere è la strada percorsa. Tutti questi ragazzi sognano un futuro meno incerto e attraverso le loro diversità contribuiscono a costruirselo nel migliore spirito democratico. Auguri, Milano vi aspetta.

Giorgio Uberti



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