3 luglio 2018

SARÀ LA FILOSOFIA A SALVARE LA TECNOLOGIA

Dopo l'elezione di Franzini a Rettore della Statale


“Sarà la filosofia a salvare la tecnologia.” Il giorno dopo l’elezione del prof. Elio Franzini a Rettore dell’Università Statale, leggo sul Supplemento Innovazione del Corriere della Sera questo titolo a un’intervista a Piero Angela, e penso che il nuovo Rettore filosofo potrebbe davvero svolgere un ruolo di salvaguardia della Facoltà di Scienze e Tecnologie a Città Studi (1).

07Romanò_25Potrebbe rappresentare da “conservatore”, come è stato definito dai suoi avversari in questa campagna elettorale, la discontinuità innovativa rispetto all’attuale linea del Rettore Vago, “abituato a frequentare i palazzi della politica, anche se da tecnico.” Tanto è vero che secondo il Corsera, il giorno dopo la sconfitta del suo delfino Giuseppe De Luca, Vago avrebbe già ottenuto l’incarico di consigliere personale del governatore Attilio Fontana su “progetti e riforme strategiche della legislatura” (2).

Perché mi ha colpito quel titolo? Perché il prof. Franzini, appena eletto, ha rilasciato dichiarazioni come queste a Repubblica: “Sarà La Statale della condivisione …Mi dispiacerebbe festeggiare il centenario dell’università con la chiusura dei luoghi dove noi abbiamo fondato l’università. Dobbiamo salvare Città Studi” (3).

E ancora nell’intervista al Corriere «Confermo l’interesse dell’ateneo per la nuova sede sul sito Expo, le delibere degli organi si rispettano e ci sono 135 milioni da utilizzare. Però: si dovrà ricostituire un progetto scientifico che non c’è o se esiste non è conosciuto dall’ateneo. Né sappiamo quale sarà il piano di finanziamento, il Consiglio di Amministrazione non lo ha ancora deciso. Il nuovo campus è un’opportunità ma occorre condivisione, coinvolgeremo tutti i dipartimenti. E contemporaneamente si dovrà decidere il futuro di Città Studi».

Su come immagina lo sviluppo del campus cittadino, risponde quindi sottolineo: «Occorre trovare le risorse per salvare Città Studi. Non vorrei festeggiare i cento anni della Statale chiudendo i luoghi dove è stata fondata l’università.” Altri (Vago, nota dell’autrice) hanno dichiarato che “ci metteremo una targa”, io questo lo escludo».

Ora, è chiaro che si aprono nuovi scenari, che l’elezione del nuovo Rettore è soprattutto l’occasione per rivedere la decisione relativa al trasferimento di tutte le facoltà scientifiche a Expo, una decisione non condivisa né all’interno dell’Ateneo (spaccato in due proprio su tale questione) né dalle varie componenti dell’Assemblea Città Studi che da sempre chiedono uno studio comparativo su costi e benefici tra andare a Rho e ristrutturare a Città Studi.

Il nuovo Rettore parla di un progetto scientifico che non c’è o, se c’è, non è conosciuto.

Questo nuovo progetto non potrebbe allora ripartire da quel grande campus scientifico urbano, che avrebbe dovuto sorgere a Città Studi se non ci fosse stato il problema di trovare una soluzione per i terreni di Expo che nessuno ha voluto acquistare?

Soluzione che, a nostro avviso, sarebbe molto più innovativa e in linea con il trend delle università italiane ed europee che si espandono partendo dal loro nucleo centrale, o al massimo duplicandolo in un’altra zona della città. Mentre in questo caso si tratterebbe, come ripetuto un’infinità di volte, di abbandonare tutto per andare in uno spazio ridotto di 100 mila mq, chiuso tra tangenziali e autostrada, con terreni ancora da bonificare, come è il caso di Rho.

Il 22 marzo 2017 avevamo portato a Palazzo Marino una serie di casi studio in tal senso, a dimostrazione di come questi parchi scientifici di ultima generazione si integrino perfettamente con la città, facilitando la collaborazione tra aziende, ricercatori e studenti per creare soluzioni innovative e nuove imprese.

Con le parole d’ordine per questa tipologia di campus: integrazione, collaborazione, tessuto urbano, investimento pubblico e privato, qualità di vita, sostenibilità, vitalità, i vari corsi afferenti alla Facoltà di Scienze e Tecnologie potrebbero finalmente essere rilanciati a Città Studi, dove da 100 anni esiste già il campus scientifico. E dove l’interazione con il Politecnico, che è da sempre una grande ricchezza, si rivitalizzerebbe ulteriormente.

E i soldi per ristrutturare, riqualificare, riorganizzare la cittadella universitaria in modo più organico rispetto all’esistente? Si potrebbe pensare di rimettere finalmente mano al famoso Patto per la Lombardia nel quale Governo e Regione hanno stanziato 130 milioni per la Statale affinché vada a Rho.

Sappiamo che l’art.8 prevede la possibilità per le Parti di modificare il Patto.

In un nostro vecchio articolo avevamo già preso in considerazione questa eventualità e ci chiedevamo “Perché non destinare quei fondi per la creazione della Città del sapere, della ricerca e dell’innovazione nel quartiere Città Studi – Lambrate – Rubattino, come sarebbe logico, dati anche i numerosi Istituti di ricerca già esistenti, a partire dal CNR?”

Inoltre, la Circolare 1/17 del Ministro per la coesione territoriale e del Mezzogiorno, in particolare al punto C – Revoca delle risorse – prevede che le obbligazioni giuridicamente vincolanti (OGV) debbano essere assunte entro un termine stabilito. In caso contrario saranno revocate.

Allo stato attuale non sembrano esserci ancora obbligazioni giuridicamente vincolanti; si potrebbe pensare di ridefinire la destinazione d’uso dei 130 milioni e riallocarli in tutto o in parte, come suggerito sopra, dopo che verrà ricostituito il nuovo progetto scientifico in modo collegiale e condiviso con tutti i Dipartimenti interessati, cosi come dichiarato dal nuovo Rettore.

I cittadini di Città Studi hanno sostenuto con passione la sua candidatura, confidando che il progetto verrà ridiscusso radicalmente tenendo conto delle esigenze e delle richieste dei vari Dipartimenti. In particolare dei Dipartimenti di Matematica e Informatica (questi ultimi avranno presto un edificio nuovo fiammante e funzionale in via Celoria!) che ripetutamente hanno espresso la loro volontà a non volersi trasferire.

Una risposta per Città Studi

Confidano nel termine “condivisione” che fa intendere anche a un nuovo dialogo tra i vari decisori e tutte le componenti interessate, cittastudiani compresi.

Per fare questo ci vorrà anche l’appoggio di quelle forze politiche al Governo che dicono di voler vigilare su come e quanti fondi vengano stanziati per le grandi opere, spesso oggetto di critiche. In particolare il Movimento 5 Stelle di Milano si è molto speso contro il trasferimento a Rho. Speriamo che a livello nazionale ci sia la stessa sensibilità. Potrebbe inoltre essere oggetto di riflessione lo stanziamento annuo di 150 milioni per 10 anni a Human Technopole, deciso dal governo Renzi e criticato all’epoca dalla senatrice Elena Cattaneo.

Per l’area Expo si potrebbe riprogettare il grande parco alimentare votato dalla quasi totalità dei milanesi nel referendum consultivo del 2011 così come lo spazio permanente di Parco Experience per i grandi concerti: ricordo quello bellissimo dei Pearl Jam del 22 giugno scorso che ha visto la presenza di 80.000 persone!

La partita è ancora aperta. Con l’elezione a Rettore di Elio Franzini si è verificato quello che solo fino a pochi mesi fa sembrava impossibile, visto che la vittoria del suo avversario Giuseppe De Luca veniva data per certa. Anche il trasferimento a Expo viene dato da mesi per certo da tutti i principali media. La società di sviluppo immobiliare che si sta occupando del progetto East Uptown a Cascina Merlata, dà per scontata la presenza dell’Università. Non c’è come ripetere tipo mantra una determinata notizia in continuazione, facendola apparire come un’opportunità unica, per azzerare il senso critico dei lettori, trasformandoli in cittadini passivi e consenzienti, e infine conniventi.

A me piace invece pensare che in tutta questa vicenda potrebbe avere ragione Mark Twain: “Non sapevano che fosse impossibile, e per questo riuscirono a farlo”.

Marina Romanò

(1) Corriere Innovazione, Supplemento al Corriere della Sera del 29/6/2018, pag.3
(2) Corriere della Sera Milano del 29/6/2018, pagina 3
(3) la Repubblica Milano del 29/6/ 2018, pagina 7


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