27 marzo 2018

REDDITO DI CITTADINANZA, PRECEDENTI NELLE REGIONI ITALIANE E ALL’ESTERO

Un panorama variegato da capire


Alla partenza della nuova legislatura del nostro Paese il tema del reddito di cittadinanza è un tema che promette di animare l’avvio dei lavori parlamentari. La relazione di accompagnamento del disegno di legge presentato nell’ottobre 2013 dal gruppo del Movimento 5 stelle, unico testo finora disponibile, definisce il reddito di cittadinanza “universale, individuale e non condizionato al verificarsi di condizioni particolari”, ma dice nel contempo che il disegno di legge vuole raggiungere un primo livello di protezione dei cittadini contro la povertà.

06taranto12FBIn conseguenza della globalizzazione che colpisce le attività economiche dei paesi industrializzati con la perdita di numerosi posti di lavoro, dalla fine dello scorso secolo molte regioni italiane hanno introdotto misure di protezione di chi perde il lavoro chiamate in modo vario, ma rispondenti in qualche modo all’obiettivo di breve termine previsto dal disegno di legge dei 5stelle.

Iniziarono negli anni 2000 alcune regioni tra cui Campania, Veneto, Sicilia, Basilicata, Lazio e Friuli Venezia Giulia, mentre nell’aprile 2016 fu la Lombardia a istituire il reddito di autonomia in risposta alle condizioni di povertà assoluta in aggiunta ai servizi attivati sul territorio dagli enti locali. Tale provvedimento, che scade a giugno di quest’anno, prevede l’esenzione dal superticket, un bonus famiglia di 180 € per figlio sia in caso di gravidanza sia di adozione, l’azzeramento dei costi dei nidi e un’indennità fino a un massimo di 300€ al mese fino a 6 mesi per la fruizione di servizi di orientamento e formazione per i disoccupati. Per anziani e disabili in condizioni di non autosufficienza con ISEE uguale o inferiore a 20.000 € è inoltre previsto un bonus di 480 € al mese per 12 mesi.

Anche la Regione Puglia ha introdotto nel 2016 un provvedimento chiamato Reddito di dignità che prevede un investimento di circa 100 milioni di €; tale provvedimento, introdotto in parallelo al REI nazionale di cui si farà cenno tra poco, prevede un sussidio economico e attività formative.

Nei mesi finali della legislatura, probabilmente sollecitato dalla proposta dei 5 stelle in vista della campagna elettorale, anche il governo nazionale ha varato un provvedimento entrato in vigore nel dicembre 2017 chiamato Reddito di inclusione (REI) la cui entrata in vigore è prevista a luglio di quest’anno. Il REI introduce un reddito a favore di chi si trova in povertà condizionato alla disponibilità a impegnarsi per reperire un lavoro. Il REI si rivolge a circa 700.000 persone – a fronte di un reddito di cittadinanza previsto dai 5 stelle di circa 9 milioni di persone – e ha già raccolto nel primo mese oltre 75.000 domande prevalentemente concentrate in 3 regioni meridionali – Campania, Sicilia e Calabria.

La mancanza di domande in Puglia, oltre che nel Trentino Alto Adige, si spiega in parte per la presenza del RED regionale (per il quale tuttavia è stata sospesa per due mesi la presentazione di domande per evitare la sovrapposizione con le domande al sistema nazionale REI). Le misure regionali sono state introdotte da troppo poco tempo per poterne valutare l’efficacia e la reale utilità per le persone destinatarie.

Se questa è la situazione italiana alla vigilia della possibile applicazione del reddito di cittadinanza – del quale fornirò i dettagli in un prossimo articolo – va detto che numerosi paesi esteri si sono mossi più o meno in parallelo a noi. Qualcuno ricorderà che nel 2016 fu lanciato nella vicina Svizzera un referendum per l’introduzione di un reddito di base respinto a larga maggioranza dei votanti.

Ciononostante la città di Zurigo si appresta a sperimentare l’introduzione di un reddito di base incondizionato e universale diretto a tutti i cittadini, adulti e bambini, svincolato quindi dall’impegno a prestare un’attività lavorativa. In questo senso il test di Zurigo, che potrebbe essere seguito da Losanna, rappresenta un modello più simile a quello preconizzato da Beppe Grillo anche in recenti interviste: il reddito di nascita che preconizza l’introduzione di un reddito per tutti, legato al solo essere in vita e tale da consentire a chiunque di ricevere dallo Stato un reddito prescindendo dal lavoro.

I casi testé illustrati (ma ve ne sono altri avviati in Finlandia, in alcune città tedesche e olandesi, in Scozia e nel Nord America) indicano come le misure avviate o preconizzate nel mondo con nomi diversi oscillino tra due modelli: il reddito universale e incondizionato di base e il reddito diretto a coprire momenti di assenza di lavoro e a favorire il rientro in attività lavorativa da parte di chi l’abbia persa.

Vedremo in un prossimo articolo la proposta dei 5 stelle del 2013 e come i successivi interventi verbali di rappresentanti di tale movimento oscillino tra questi due modelli.

Roberto Taranto

 

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