14 novembre 2017

MILANO E L’AGENDA DIGITALE. UNA GRANDE INCOMPRESA

Restare indietro, vendere i cittadini, diventare una colonia


Il tema dell’agenda digitale italiana è al centro di una “nuvola” di iniziative (tutte rigorosamente “passive”, in cui i cittadini sono chiamati ad ascoltare ma non ad interagire), fra queste: il politecnico il 20 novembre organizza a milano pubblica amministrazione 4.0 e il 5 dicembre a roma illustrerà l’avanzamento dell’agenda digitale, il 15 novembre sempre a roma si terrà il selta challenge 2017 sul tema “le infrastrutture critiche per lo sviluppo” che affronterà, fra l’altro, il futuro della rete di tlc, tra rete unica e lancio del 5g.

02longhi38FBL’Agenda Digitale europea nasce in un’altra era (nel 2010) quando il problema era la rete, la sua capacità e velocità di connessione. La sua missione era “banda larga per tutti, per trascinare l’UE verso il commercio elettronico, in una dimensione di grande integrazione grazie alle nuove piattaforme realizzate con le nuove reti di TLC. In questo scenario nasce l’e-government, per una pubblica amministrazione che doveva favorire le piattaforme commerciali offrendo pratiche semplificate e in tempo reale, e l’alfabetizzazione digitale dei cittadini doveva essere massiccia.

La situazione cambia radicalmente negli ultimi cinque anni per effetto di una serie di innovazioni dirompenti: la cloud, che permette di utilizzare memorie virtuali di enorme capacità, Internet of Things, che permette la connessione oltre che delle persone delle cose, dagli oggetti quotidiani fino agli edifici, la robotizzazione, grazie alla quale, gli oggetti sono dotati di strumenti cognitivi sempre più evoluti e in grado di dialogare con le persone, come avviene ormai quotidianamente, ad esempio con le chat-bot (chat che attivano il colloquio con un robot).

Siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale dove i dati (assieme alle risorse naturali) sono la materia prima e gran parte del valore è generato dalla loro manipolazione. Di conseguenza l’Agenda si trova al centro di una serie di rivoluzioni organizzative destinate ad influire sostanzialmente sulla redistribuzione dei poteri:

– la Pubblica amministrazione diventa la proprietaria della più grande miniera di dati, quelli “civici” (anagrafe, sanità, istruzione, mobilità …) generati dai cittadini nel loro ciclo di vita. È di conseguenza chiamata a tutelare i cittadini e, nello stesso tempo, a valorizzarne il patrimonio cognitivo;

– coloro che inizialmente stoccavano dati commerciali nella cloud (Amazon, Apple, Microsoft, Google, IBM,….) provvedono ora alla loro manipolazione, diventano fornitori di servizi cibernetici ad alto valore aggiunto, oltre che alle imprese alla Pubblica Amministrazione. La loro produzione di conseguenza è pesantemente condizionata dalle politiche pubbliche in termini di tutela del patrimonio dei dati e dagli accordi sulla loro possibile implementazione commerciale;

– coloro che sono nati per gestire il chiacchiericcio in rete (Facebook, Tweet, Linkedin, …) oggi hanno un ruolo determinante nella formazione e deformazione delle idee, in forma sostanzialmente estranea al dialogo con la Pubblica Amministrazione. La Pubblica Amministrazione è di conseguenza chiamata a politiche di coinvolgimento attivo sempre più evolute per contrastare l’effetto centripeto dei social;

– diventa consistente il problema della robotizzazione, ossia della completa sostituzione dell’uomo con la macchina. Qui l’intera società deve aumentare la sua consapevolezza (questione che non affronto).

Questa premessa per comprendere l’ultima proposta di Agenda digitale italiana, che sembra essere rimasta al palo di fronte agli tsunami dirompenti che si sono avvicendati negli ultimi anni. Essa è costruita su una ‘bolla’ che immagina una P.A. semplificata grazie a un astratto processo di centralizzazione e cittadini gratificati dall’incremento di efficienza che deriverebbe da questa centralizzazione. Gli ingredienti sono:

– i patrioti. Costituiscono le forze guida dell’operazione: due dirigenti delle major dei servizi cibernetici Amazon e Microsoft si sacrificano per offrire i loro servigi alla Patria. Uno, Diego Piacentini, diventa Commissario Straordinario per l’Attuazione dell’Agenda Digitale, l’altra, Roberta Cocco, diventa Assessore alla Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano. Spiega così il Commissario straordinario Diego Piacentini il suo ruolo nell’intervista a La Repubblica: “Le aziende che gestiscono la tecnologia meglio degli Stati devono porsi il problema di aiutare i paesi a essere più efficienti …”;

– l’integrazione delle reti ad alta capacità (che finalmente partono) con 10 grandi container destinati alla sostituzione dei 10 mila data center della P.A. Essi hanno lo scopo di realizzare e mettere in rete un grande fratello centralizzato in grado di fornire un’evoluzione dell’anagrafe articolata in: Anagrafe Nazionale Popolazione Residente, che subentra alle anagrafi comunali, ed è gestita dal Ministero dell’Interno, Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), che permette di accedere ai servizi della P.A., Pagamenti Digitali (PagoPA), per effettuare pagamenti online verso la P.A.

La grande bolla consiste in una P.A. e in un sistema di saperi che tendono ad eludere i problemi delle innovazioni dirompenti, con effetti preoccupanti: i cittadini non dispongono di strumenti di dialogo attivo con la P.A., ma solo pagine web di informazione passiva, assistiamo al crescere di una democrazia senza cittadini (il caso della Sicilia), perché non c’è tensione o capacità di recuperare la folla di emigrati verso i social, cresce la rabbia e l’insoddisfazione verso gli effetti incontrollati delle nuove tecnologie (il caso di Casa Pound e della crescita della disoccupazione tecnologica da robotizzazione).

Milano in questo complesso ballo non ha pienamente compreso l’importanza di passare:

– dalla supremazia della rete, brillantemente avviata negli anni ’80 con Fastweb;

– dall’efficienza dei nuovi servizi civici, sperimentata in questi ultimi anni con un rendimento superiore alla media nazionale;

alla sperimentazione di nuove forme di democrazia ‘aperta’, realizzabili con una tripla elica fra municipalità, imprese e ricerca.

Non rimane che sperare nell’Emilia Romagna (grazie alla società pubblica LEPIDA), l’unica realtà in grado di accoppiare un valore – l’abbattimento del social divide – con le nuove tecnologie. Ricollegare questa brillante esperienza a una serie scalare di azioni che generino altre esperienze nazionali e internazionali è un passo importante per contrastare una democrazia senza cittadini e la barbarie di una violenza incontrollata. Questo è anche un indispensabile supporto alla sostenibilità del container centralizzato che si sta creando.

Giuseppe Longhi



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