28 giugno 2017

GIOCO D’AZZARDO EFFETTO LUDOPATIA

I dati di una piaga sociale e i risvolti politici


Il gioco è uno spazio di gioia e libertà, mentre l’azzardo conduce spesso a diventarne schiavi. Fuori dai casinò in cui, fino a vent’anni fa era confinato, l’azzardo ha rotto gli argini e invaso esercizi pubblici, centri commerciali, circoli ricreativi, spazi di aggregazione inserendosi così nella vita quotidiana, e nei suoi ritmi.

09agnesi24FBA oggi, i punti vendita “abilitati” all’installazione di slot machine sono 98.600 distribuiti su tutto il territorio nazionale (per un totale di ben 407.323 macchinette), ai quali si aggiungono le sale dove è possibile installare i videolotteries e 200 sale bingo, tutti ambiti dove imperversa anche il Gratta e Vinci e una ricca serie di scommesse etc.. Un azzardo di massa che nel 2016 ha sottratto dalle “tasche dei giocatori” italiani 95 miliardi di euro, pari a 260 milioni al giorno e 3 milioni al minuto, portando allo Stato entrate erariali per 10 miliardi di euro, 17 miliardi ai “vincitori” e il restante 68 miliardi agli organizzatori.

Novantacinque miliardi sottratti all’acquisto di beni, alla produttività e all’economia buona. Come se non bastasse siamo perennemente attratti da una perversa pubblicità verso la “fortuna” che però non è bendata bensì gestita opportunamente, come quella delle slot machine che inchiodano migliaia di persone a mettere automaticamente monete in una fessura e premere un pulsante quasi in stato ipnotico, ma ancor peggio con le nuove videolotteries dove paghi in contanti fino a mille euro a partita. Vi è inoltre una pubblicità che invita, anche attraverso la televisione, al gioco on line e alle scommesse, un’ulteriore rischio verso la ludopatia, la patologia dei giocatori impulsivi, attualmente 800 mila, con 1,7 milioni persone a rischio e 12.376 in terapia nel 2015.

Il costo economico e sociale è pari a 30 miliardi (dati della Procura Nazionale Antimafia) a causa dell’indebitamento, dell’usura, del peggioramento dello stato di salute, dell’aumento della criminalità, del riciclaggio e delle risorse da utilizzare in termini sanitari, previdenziali e giudiziari.

Di fronte a questa tragica realtà l’attuale governo propone: la rottamazione di 142.649 macchinette; l’introduzione di distanze di sicurezza a luoghi sensibili (scuole, luoghi di culto, ospedali); orari di interdizione dal gioco (fino a sei ore); utilizzo della carta dei servizi per accedervi; ridurre del 50% i locali interessati; un incremento di fondi per il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Da diversi anni enti locali quali Pavia, Bergamo e Milano (con i suoi 8.000 apparecchi in 170 esercizi pubblici, con costi pari a 2,4 milioni al giorno per 720 milioni all’anno) sono già intervenuti in termini più consistenti per affrontare il problema e giustamente chiedono al Governo più libertà per introdurre ulteriori e più forti argini alla presenza e ai tempi dell’azzardo nei territori di loro competenza. Infine, si richiede la totale eliminazione della pubblicità considerato l’elemento basilare nella causa delle dipendenze, in parole povere introdurre lo stesso schema utilizzato con la legge contro il tabagismo.

Ma come siamo arrivati al raddoppio delle somme giocate, dai 47,5miliardi del 2008 ai 96miliardi del 2016? Luigino Bruni, economista dell’Università di Milano Bicocca ricorda che il governo di allora allo scopo di reperire fondi per la ricostruzione di Perugia, colpita dal terremoto nel 2009, introdusse su tutto il territorio le spietate videolotteries, facendo impennare l’azzardo con lo slogan “più giochi, più aiuti la ricostruzione”. Una irresponsabile cosiddetta “finanza creativa” ripetuta nel febbraio del 2011 aprendo ulteriormente ai giochi on line nella speranza di recuperare perdite di bilancio.

Giovanni Agnesi



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