12 aprile 2017

ARCIPELAGOMILANO, IL DIRETTORE E I SUOI LETTORI

Non scambiare il tono coi i contenuti


Da quando ho fondato e dirigo questo settimanale, sono passati nove anni e ho ricevuto parecchie lettere alle quali ho sempre risposto nella rubrica La posta dei lettori. Si trattava in genere di dissenso o di consenso a quanto avevo scritto in un editoriale. Questa volta un amico mi scrive criticando un mio atteggiamento “generale”, forse condiviso anche da altri, che merita una risposta articolata. Ecco la lettera.

Caro Luca, leg01editoriale14FBgo quasi sempre con interesse i tuoi interventi e quasi sempre, al termine, mi domando: ma ne vale la pena? Riconosco la qualità e lo spessore unitamente al carattere astioso e denigratorio rivolto agli altri, a taluni altri. Milano sta vivendo un momento magico, unico, in continuo movimento (meglio corsa) verso la costruzione di una città più efficiente, più vivibile e più bella.

Durante il Workshop per gli scali di dicembre mi sono emozionato: si parlava della Milano del futuro, della Milano migliore, più affascinante i cui lavori saranno terminati, probabilmente quando noi, io e te, non ci saremo più ed è anche per questo che mi sono emozionato. Perché si parte ora che io e te ci siamo e ciascuno, può dare il proprio contributo (per costruire e non per demolire).

Oppure si preferisce che le cose restino come sono per altri 30 o 40 anni? Ho assistito alla presentazione del progetto Boeri ed è bellissimo, così come, credo, lo sia quello degli altri professionisti. Ma sai com’è: competere tra campioni è bellissimo, andrà bene comunque.

Per me e per molti miei amici e conoscenti, la Giunta di Milano, la giovanissima Giunta di Milano mi aiuta a rimanere convinto che nei giovani si può e si deve avere fiducia, il futuro è loro e noi, che ci siamo impadroniti del loro spazio dobbiamo favorirli, incoraggiarli e, se ne siamo capaci, aiutarli.

Mi domando come mai nessuno ha scritto alcunché sullo sciopero assurdo dei lavoratori di ieri? …(omissis).

Con stima
Nino Buscemi

Caro Buscemi mi dici, se ho capito bene, che forse non vale la pena di affrontare i problemi della nostra città con un atteggiamento astioso e denigratorio perché, sempre se ho capito bene, avrebbe solo l’effetto di tarpare le ali alla città che ha ripreso a volare.

Vorrei risponderti con ordine. Sono astioso? Non credo, sono piuttosto rammaricato nel vedere che dietro questo vento che gonfia le vele di Milano sembra non vi siano quei saperi e quelle buone pratiche indispensabili per andare avanti senza perdersi: come ha detto Renzi, anche solo qualche giorno fa, “non c’è vento buono per il marinaio che non sa navigare”.

Questa “felice” atmosfera ci fa sottovalutare i problemi di sempre e non basta per risolverli: gestire male i beni comuni, non rimediare come si potrebbe alle disuguaglianze sociali, essere inutilmente interpellati nelle pantomime della “partecipazione”, contrastare quasi solo a parole mafia e camorra, non riorganizzare la macchina burocratica, gestire il potere delegato dai cittadini prevalentemente ai fini di una carriera personale, non fare nemmeno le “riforme senza spese” quelle dei famosi Convegni degli amici del Mondo* della fine degli anni ’50 e che sono ancora lì. E l’elenco potrebbe continuare.

Dunque in alcuni miei pezzi non c’è astio ma soprattutto rammarico e forse un po’ di frustrazione nel notare che molte delle cose che vengono scritte su ArcipelagoMilano, molti dei dibattiti aperti sono uno sforzo di idee e di proposta che non trovano l’attenzione che si meriterebbero.

Quanto alla denigrazione, questo no, io non denigro, esprimo giudizi e rivendico la libertà di farlo. Spesso i miei giudizi sono duri. Accuso alcuni politici di non essere trasparenti, di nascondere o favorire interessi che, a mio modo di vedere, contrastano col bene comune ma lo faccio a viso aperto perché la funzione della stampa libera è quella di azzannare i polpacci al potere, di non dar tregua, di incalzare perché facciano quello che hanno promesso in campagna elettorale, di scoprirne le contraddizioni, le superficialità quando non anche l’ignoranza.

Per finire, nessuno meno di me vuol “bloccare” qualcosa per il piacere dell’opposizione preconcetta. Quando propongo di sospendere (non fermare) un processo in corso è perché, pur condividendone invece i fini, temo che la superficialità di chi lo gestisce porti tutto nel noto labirinto dei “ricorsi” e degli intoppi o che ci si perda in dibattiti dove prevale il “sentito dire”.

Caro Nino, mi ricordi che bisogna far largo ai giovani, e non “impadronirsi” del loro spazio. Personalmente non mi sono mai impadronito di nulla, tantomeno dello spazio (politico): se ne ho, me lo sono conquistato. Mi ricordi com’è giovane la Giunta attuale, anche se non lo sono tutti i suoi membri. Ti confesso che sono stufo del giovanilismo e dell’uso di “giovane” come sostantivo o aggettivo che porti con sé significati soltanto positivi, soprattutto nel glossario autoelogiativo del renzismo. Ogni età ha i suoi connotati, i suoi vizi e le sue virtù, così come ci sono vecchi che si atteggiano a giovani e giovani che si esprimono con la saccente arroganza tipica dei vecchi. Meglio lasciar perdere l’anagrafe. Noto solo con preoccupazione che in genere i “regimi” fanno sempre appello ai giovani per radicarsi e poi nessuno li ferma più, nemmeno l’età.

Con altrettanta stima,
Luca Beltrami Gadola

*) Famosa serie di convegni sul malgoverno organizzati nelle fine degli anni ’50 dal giornale Il Mondo, fucina di intellettuali laici, riformisti e radicali: Pannella, Scalfari, Pannunzio, Libonati, Piccardi. Villabruna e molti altri.



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