14 febbraio 2017

BANDO AREXPO, LA “CORRUZIONE INTELLETTUALE” ED ETIENNE DE LA BOÉTIE

Ruoli, sudditanza, acquiescenza in una vicenda emblematica


Prima di entrare cuore del problema “bando” una premessa è doverosa. Quello di Arexpo è il documento di un’istanza di colonizzazione indirizzata dal colonizzando alla Potenza colonizzatrice: e, guardate un po’, da un organismo che dovrebbe essere consapevole e fiero della sua indipendenza e della sua capacità di giocare un ruolo da principe protagonista e non da vassallo servitore.

09scotticamuzzi06FBArexpo infatti è l’organismo di diritto pubblico creato ad hoc dai massimi esponenti istituzionali della Pubblica Amministrazione italiana – il Governo dello Stato, la Regione Lombardia, il Comune e la Città Metropolitana di Milano – per progettare e realizzare una grande iniziativa di urbanizzazione, comprensiva di un parco scientifico tecnologico: organismo il quale abdica a questa sua missione rivolgendosi al mercato globale (anzi a qualcuno dei signori del mercato globale), affinché faccia lui quello che era stato a esso organismo affidato di fare.

Nessuno dice niente? Non vi pare un caso di debolezza, meglio di ”corruzione”, intellettuale?

C’è invero la corruzione per così dire volgare, della quale tutti parlano per stigmatizzarla, stracciandosi le vesti (e molti facendolo ipocritamente perché sono disposti, se giova, a valersene personalmente); e c’è la corruzione “nobile”, quella alla grande, di cui ha cominciato a parlare qualche isolato e attento osservatore e l’ha chiamata “la corruzione legale”. Io aggiungo una precisazione qualificativa: la prima è corruzione morale; la seconda è corruzione intellettuale: chi la commette, molte volte, è persuaso di “far bene”.

Mi domando se il bando pubblicato da Arexpo non sia un caso di questa corruzione “nobile” (forse la peggiore). Se io ne avessi l’autorità, o il potere, o il dovere (giuridico, o morale o politico), domanderei ad Arexpo come mai, per quali motivi e con quali ragioni, ha scelto la formula di svolgere i suoi compiti istituzionali delegandoli al concessionario selezionato con il bando di gara in questione.

In un prossimo articolo torneremo sulle fondamentali criticità di principio che tal modo di procedere e provvedere presenta, e che lo fanno giudicare sbagliato.

Il caso mi fa venire alla mente quel che scriveva a metà del 1500 Etienne de la Boétie, nel suo pamphlet “Le discours de la servitude volontaire”, sull’inclinazione dei deboli a rendersi schiavi di potenti padroni. È logico e lecito, quindi, chiedere, a chi l’ha deciso, come mai e perché l’ha fatto: ce lo spieghino gli organi responsabili di Arexpo anzitutto, ma poi anche le autorità pubbliche delle quali Arexpo è strumento operativo: il Governo della Repubblica, la Regione Lombardia, il Comune e la Città Metropolitana di Milano dovrebbero in proposito chiedere ad Arexpo perché ha deciso di scrivere il bando così come l’ha scritto, e poi darne ragione ai cittadini.

La posta in gioco è elevata in termini economico/finanziari ma ancor più elevata in termini socio-politici. Non può essere giocata “sotto traccia”. La trasparenza e la discussione pubblica sono requisiti fondamentali di un governo autenticamente democratico.

Sergio Scotti Camuzzi

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti