20 dicembre 2016

BEPPE SALA CONTAGIATO DA UN PAESE MALATO

Non voler guardare alla origine del male


Comunque finisca la vicenda umana, politica e giudiziaria di Giuseppe Sala e quella di Milano, rimasta attonita in questi giorni, io vorrei che i 400 e più sindaci e tutti gli amministratori locali che hanno manifestato solidarietà a Sala si mettessero una mano sulla coscienza: pensano che sia possibile continuare a governare un Paese in questo modo e soprattutto con queste leggi? Troppe volte, anche recentemente in televisione, ci siamo sentiti dire da sindaci e da assessori che senza correre il rischio di finire davanti ai magistrati o davanti alla Corte dei Conti non si riesce ad amministrare. E allora?

Nella vicenda Expo la Corte dei Conti ha rilevato “anomalie” nella gestione degli affidamenti diretti non ritenendo sufficienti le ragioni addotte sotto la voce dell’estrema e indifferibile urgenza. E allora?

Durante gli ultimi 18 mesi dei cantieri Expo era chiaro a tutti che vi era un regime di “sospensione” normativa e legislativa e antimafia perché non potevamo non riuscire ad aprire i cancelli per la data prevista. Troppa urgenza. E allora?

Allora guardiamoci in faccia e cerchiamo di capire se il nostro Paese è un malato incurabile e forse persino terminale o se, in un sussulto di dignità, si possa cominciare a risolvere il problema alla radice.

Una premessa. È da sempre, dalla nascita delle Opere Pubbliche, che tra stazioni appaltanti e imprese di costruzione si gioca una partita contrattuale con le carte truccate: io impresa so che tu committente non sei in grado di fare progetti completi, ben fatti, che non richiedano varianti anche solo per essere completi e dunque ti offro condizioni di prezzo assurde, ribassi folli e il giorno dopo la firma del contratto mi metto al tavolo con i miei tecnici e i miei avocati per cominciare a presentare le cosiddette riserve e recuperare quel che ho perso in sede di offerta. Tu, amministrazione pubblica, sei debole, hai la coda di paglia perché non sei riuscita ad appaltare un progetto ben fatto e completo e in genere hai una fretta maledetta di finire le opere. Spesso la conclusione di un contratto è il ricorso all’arbitrato e i costruttori, (lo ero anch’io), sanno che l’arbitrato è una lotteria, magari ti danno ragione dove hai torto e torto quando ha ragione. Una valanga di riserve qualcosa partorisce sempre. La vicenda Expo è dunque emblematica. E allora?

Veniamo dunque agli altri aspetti di questa gloriosa pagina di storia italiana. E alla ricerca delle responsabilità.

Da dove cominciamo? Tutto sulle spalle di Giuseppe Sala? Ci siamo dimenticati dei balletti del fantasioso Lucio Stanca, grande manager di IBM, del suo doppio stipendio da senatore e da Amministratore delegato di Expo? I capricci per avere i suoi lussuosi uffici in Piazza del Duomo? Il tutto mentre passavano i mesi, mesi preziosi?

Ci ricordiamo il balletto dei commissari? Chi e con che deleghe? Ci ricordiamo i soldi che arrivavano col contagocce e il ministro leghista delle Finanze Giulio Tremonti che si metteva di traverso e non mollava i capitali necessari? Ci ricordiamo il balletto per le aree? Cabassi e Fiera Milano che giocavano la loro partita al rialzo?

Ci vogliamo dimenticare che tutti gli enti pubblici proprietari di aziende di servizio le hanno trasformate in S.p.A. con la scusa della snellezza gestionale ma nella sostanza per liberarsi dei lacci e lacciuoli del Codice degli appalti da poco rifatto, come se nulla fosse? Abbiamo dimenticato che il Codice degli appalti è il “brodo di coltura” della corruzione e delle infiltrazioni mafiose?

La magistratura e l’ANAC sono andate ad accertare le responsabilità che il Codice degli appalti assegna ai RUP (Responsabile Unico del Procedimento) che si sono succeduti durante i lavori di Expo? Quello che il maledetto Codice degli appalti dice sulla responsabilità dei progettisti per l’incompletezza dei progetti e i danni provocati alla stazione appaltante ce lo siamo dimenticati nella penna?

Perché continuare?

Riprendendo un famoso modo di dire di Di Pietro, siamo di fronte a un dissesto legislativo e morale “ambientale” e, se fossimo un Paese civile, capiremmo che è vero, ce lo dice l’articolo 27 della Costituzione: la responsabilità penale è personale e dunque chi ha commesso un reato penale va singolarmente colpito. Qui siamo invece di fronte forse a una gigantesca associazione a delinquere contro il bene comune.

Una nota di passaggio: questa volta l’accusa alla magistratura di essere a orologeria o di muoversi politicamente si è sentita meno. Forse qualcuno ha capito che sono le cattive leggi a generare una cattiva magistratura.

Si apre una stagione elettorale tra le più difficili, saremo ossessionati dai dibattiti tra minoranze a maggioranze nei congressi di Partito, tra fautori di sistemi elettorali, tra soli al comando e tutti (nessuno dunque) al comando, tra rivendicazioni di patenti di democraticità, scarso interesse: sugli scaffali della politica potremo trovare chi si faccia carico dei veri problemi della “ricostruzione” di un Pese civile? Che ci dica come e che ci “metta la faccia” e se ne vada davvero se fallisce?

 

Luca Beltrami Gadola

 



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