30 novembre 2016

NOTIZIE DAL FRONTE DELLA QUARTA LINEA (M4)

Si sta cancellando una parte di Milano. Inevitabile?


Stiamo seguendo le vicende della futura M4 da un po’, e ciò che constatiamo con crescente convinzione è lo scarto tra l’immagine “pubblica” di una Milano orientata al progresso e la realtà quotidiana di chi questa città la anima e la crea ogni giorno. Da un lato la “trascendenza” delle istituzioni impegnate a costruire il futuro, dall’altro l’umanità vera che vive con dedizione e impegno quotidiano, e che oggi vede i suoi sforzi travolti dai progetti che dovranno trasformare Milano in una città più smart, moderna, e proiettata verso il futuro ma che, nel presente, tolgono carattere e bellezza ai quartieri e mortificano i cittadini.

09di_paola39fbChi scrive ha raccolto la testimonianza di due donne coraggiose Daniela (Bertolo) e Donatella (Di Stefano), amiche, socie e proprietarie della (ormai ex) gelateria I gelati di Naninà (in via Foppa 52) che, dopo mesi di resistenza e lotta contro la devastazione dei cantieri della M4, lo scorso 28 ottobre hanno dovuto chiudere la loro attività e rinunciare (almeno temporaneamente) al loro sogno.

Daniela, Donatella, qual è la storia di Naninà?
L’idea di aprire una gelateria ci è venuta per gioco (non per “caso” perché nulla si sceglie con questo criterio); per tutta la vita abbiamo fatto altro (Daniela era Responsabile amministrativa in uno studio; Donatella Account manager in un’agenzia di comunicazione), poi abbiamo deciso di concretizzare una nostra passione comune (per la cucina e la pasticceria). Così nel 2012, grazie a un finanziamento (erogato in parte da Regione Lombardia) da restituire in 5 anni, abbiamo aperto I gelati di Naninà (acronimo che contiene le parti dei nostri nomi, più un suffisso accentato che mette allegria).

È iniziato così un percorso fatto di dedizione, sperimentazione, artigianalità (vera), sacrifici, ma anche grande soddisfazione. In breve tempo la nostra attività è diventata un punto di riferimento per il quartiere, un luogo di ritrovo dall’atmosfera familiare, un’oasi di pace grazie anche al piccolo giardino con panchine che abbiamo realizzato a nostre spese (5 mila euro) partecipando nel 2012 al bando comunale per l’“adozione del verde pubblico”.

Dalla primavera del 2012 al dicembre del 2014, ci siamo recate un paio di volte in Comune, per la pratica relativa alla concessione d’uso dell’area occupata dal giardinetto, e siamo sempre state tranquillizzate circa la fattibilità della M4 che, a detta loro, non sarebbe mai stata realizzata “per mancanza di fondi”.

Come si è svolta la comunicazione del progetto M4 da parte delle istituzioni? Come è proseguita la vostra attività?
Il 22 dicembre del 2014 l’assessore Maran (senza aver pubblicizzato con la capillarità necessaria la riunione ai commercianti/abitanti di zona) annunciava che, da lì a poco, sarebbero iniziati i lavori per la realizzazione della linea 4 della metropolitana milanese.
È stata solo la prima di una lunga serie di prove di distacco e disinteresse da parte delle istituzioni, che non si sono in alcun modo occupate dei problemi che sarebbero occorsi alla popolazione nelle zone interessate dai cantieri né si sono premurate di informarli a tempo debito su quanto sarebbe accaduto.

Purtroppo, sin dall’inizio, si è percepito un vero e proprio scollamento tra il Comune e i cittadini.
Ad esempio, non si capisce secondo quale criterio si scelga di indire riunioni pubbliche, per commercianti e abitanti delle zone interessate, in pieno orario di lavoro (alle 17.30-18.00); significa costringere un negoziante a chiudere in anticipo o un dipendente a chiedere un permesso, o in alternativa garantire la minore partecipazione possibile. Anche le promesse di effettuare sopralluoghi per verificare il disagio di commercianti e residenti sono più volte cadute nel vuoto.

Sulla scorta di queste premesse, per ricevere un’informazione adeguata abbiamo inviato numerose richieste a chi di dovere, almeno per essere avvertite in tempo circa i lavori di cantierizzazione. Il risultato è che da un giorno all’altro ci siamo ritrovate con le ruspe a 5 cm dalla vetrina, il giardino spazzato via, nessun dispositivo di sicurezza per tutelare i passanti (passatoie di metallo senza protezioni, sacchi con detriti lasciati in giro), transenne messe in modo da impedire l’accesso ai negozi ai passanti, obbligati a camminare a bordo strada. Solo l’interesse dei giornalisti e le e-mail inviate in Comune e a Confcommercio, hanno fatto sì che le cose migliorassero.

In ogni caso ormai, da mesi le spese superavano di gran lunga gli incassi. E non solo per un fisiologico calo delle vendite connesso alla stagione: il fatto è che nelle condizioni attuali, via Foppa non invoglia nessuno al passeggio. È in atto un processo di desertificazione che dovrebbe incentivare ad accelerare i tempi dei lavori, ma non è quello che sta accadendo.

Lo scorso 28 ottobre Naninà ha chiuso i battenti; anche volendo, con l’imminente apertura del cantiere davanti al nostro negozio non avremmo potuto continuare a lavorare, non solo a causa della mancanza di visibilità che a breve toccherà al nostro tratto di strada (con la chiusura di quel pezzo di via e le cesate alte 3 metri), ma soprattutto perché, con polvere ovunque (come sta accadendo ai negozianti di via De Amicis e via Lorenteggio, dove la cantierizzazione è già avviata da tempo), non avremmo potuto garantire le condizioni igieniche indispensabili per la salvaguardia del prodotto offerto ai clienti.

Qual è stato il ruolo dei Comitati cittadini di zona?
La comunicazione con le istituzioni è stata di certo agevolata dai Comitati di zona: il Dezza-Foppa-Solari, che ha ottenuto dei risultati facendo un ricorso al TAR, e l’Associazione AsseLor (Asse Lorenteggio-Bolivar-Foppa), nata all’inizio del 2015, che si è molto adoperata per ascoltare quotidianamente le esigenze dei cittadini e riferirle alle istituzioni. Il Presidente Mario Smanio e il Segretario Enrico Balossi si dedicano anima e corpo all’Associazione e alla risoluzione dei problemi di commercianti e residenti, dimostrando una disponibilità encomiabile. Sono state e saranno ideate attività di vario genere per cercare di risollevare le sorti dei piccoli imprenditori e creare dei momenti di incontro per chi vive nel quartiere, per cercare di rivitalizzarlo. La nostra Associazione ha fatto di tutto per convincere chi di dovere a reintegrare servizi che erano stati soppressi, senza pensare alle conseguenze sulla vita della città. Per esempio, entro Natale, dovrebbe essere attivato un servizio di navette di collegamento per favorire la mobilità da un capo all’altro dell’area chiusa al traffico.

Speriamo solo che il Comune non se ne prenda il merito, dato che questo risultato è esclusivamente frutto della nostra costante insistenza sul problema!
Ci teniamo molto poi a citare e ringraziare pubblicamente l’Architetto Monica Asnaghi, di Confcommercio, che ha preso a cuore le problematiche dei commercianti con un’umanità e una professionalità straordinarie.

Cosa ha fatto e cosa sta facendo di concreto il Comune per aiutare i commercianti danneggiati dai cantieri della M4?
Il mese scorso il Comune ha approvato un piano per “comunicare il progetto” e promuovere un “turismo di cantiere”, ma forse invece che preoccuparsi di rendere i cantieri «visivamente più belli» (per esempio con le luminarie natalizie), avrebbe dovuto informare tempestivamente i cittadini e dimostrarsi capace di rispondere alle loro domande.

Per tamponare i danni di un progetto troppo invasivo e condotto senza sufficiente coerenza, il Comune ha predisposto sussidi economici di varia entità a parziale copertura di spese correnti o investimenti per il trasferimento delle attività gravemente danneggiate dalla presenza dei cantieri. A partire dal 2017 sono inoltre previsti sgravi fiscali e la possibilità, per le aziende gravemente danneggiate, di affittare a canone agevolato 22 immobili demaniali a uso commerciale.

Peccato che i risarcimenti arriveranno troppo tardi, a singhiozzo e non saranno sufficienti né a coprire i mancati incassi dell’ultimo anno né tantomeno a investire in nuove attività. I locali messi a disposizione dal Comune sono molto periferici (tranne due casi), non sempre hanno le caratteristiche che la legge impone a determinate attività (come la nostra) e necessitano di una ristrutturazione che non tutti possono permettersi, dato che bisogna anticipare l’esborso per i lavori da effettuare.

A noi, per aprire una nuova gelateria, i soldi erogati dal Comune non bastano, tra lavori idraulici, elettrici, trasloco dei macchinari e deposito per non si sa quanti mesi. Se fossimo un negozio solo di vendita di prodotti la spesa per ricominciare sarebbe certamente minore. Anche nella proposta del trasferimento dunque non è stata fatta una necessaria distinzione fra le varie tipologie di negozi e le problematiche connesse. Inoltre, non per tutti i commercianti risulta vantaggioso spostarsi e investire nella fidelizzazione di una nuova clientela per poi, eventualmente, trasferirsi di nuovo dopo il 2022.

Che cosa si sarebbe dovuto fare ma non è stato fatto?
Si sarebbe dovuta coinvolgere la cittadinanza da subito, ci sarebbe dovuto essere più impegno nello studio del progetto e nella comprensione degli effetti che la sua realizzazione avrebbe avuto sulle attività delle zone interessate e sulla vita delle persone. Si sarebbe dovuto operare con sollecitudine, competenza, serietà, ma anche con umanità e comprensione, dando informazioni tempestive e aiutando i commercianti in tempo utile.

Noi e gli altri negozianti di zona non siamo «bottegai lamentosi contrari al progresso» come ci hanno definiti. Siamo solo amareggiati per l’indifferenza riservataci dai membri di un’Amministrazione che dimostra di non avere alcun contatto con i cittadini e la vita reale e che, cercando il lustro del “progresso futuro” è riuscita a togliere prestigio e bellezza a una parte della città, mortificando l’entusiasmo di chi l’animava. Forse il Comune ha dimenticato che la “Città” non è fatta solo di infrastrutture ma, innanzitutto, di persone.

 

Chiara Di Paola

 

 


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