21 settembre 2016

NON SOLO LIBRI: LE BIBLIOTECHE DI CONDOMINIO

Le politiche per un buon vicinato tra cultura e coesione sociale


Si dice che in principio l’idea abbia trovato spazio per realizzarsi a New York, la città che vive avanti alle altre, anche perché capace di sperimentare per prima nuove forme di coabitazione e di relazione sociale e culturale. Proprio a New York, in quartieri di benestanti, dopo la piscina, la palestra, la sauna e la lavanderia, si iniziò a introdurre in alcuni palazzi (il Book Club del Toren Condominium, Brooklyn), locali adibiti a biblioteca di condominio, scoprendone il valore aggiunto, il maggior prestigio per l’edificio e  il valore socializzante: molti nuovi inquilini attraverso la biblioteca stringevano più facilmente amicizia con i loro vicini.

10bocci30fbIn realtà la storia dell’architettura moderna ci ha raccontato esempi pionieri: dagli edifici dell’abitare collettivo del razionalismo di Le Corbusier ai quartieri popolari degli anni ’20, come il Karl Marx Hof di Vienna, in cui alla funzione dell’abitazione familiare si aggiungevano a corollario una serie di funzioni condivise tra gli abitanti del condominio: spazi comuni d’uso e non di passaggio, come la lavanderia, l’asilo nido, luoghi di relazione e ricreazione, dove incontrarsi, giocare, discutere.

A Milano le prime biblioteche di condominio a vedere la luce sono state quelle di via Rembrandt  12, in uno stabile civile, e quella di via Solari 40, in uno storico isolato di edilizia popolare. La storia di via Rembrandt nasce dalla caparbia e idealista determinazione di un singolo, il suo fondatore, Roberto Chiapella, che approfittando della decisione di fare a meno di un custode fisso, propone ai condomini di utilizzare l’appartamento del portiere per ospitare una piccola biblioteca.

Questo luogo accogliente cresce in quantità di opere e in fama in breve tempo, ospita non solo libri – parecchi, oltre 2000, catalogati e continuamente rinnovati, regalati dai condomini, dai vicini di via e da donazioni – ma anche incontri, per grandi e piccoli, e ha una bella presenza e attività sui social (la pagina FB ha più di 10.000 like). Il libro è in realtà un pretesto, lo strumento, per costruire migliori relazioni di buon vicinato tra gli inquilini, e trasforma lo spazio – una stanza – in luogo, che diventa nel tempo un riferimento per incontrarsi per l’intero quartiere, in una parola un luogo dove fare e consolidare comunità.

Solari 40 e Rembrandt 12, non sono rimaste sole, e negli ultimi due anni sono cresciute in presenza e visibilità altre simili o più piccole realtà spontanee come in via Rucellai, in via Gambino, in via Orti, solo per citarne alcune. Succede poi che anche il Sistema Bibliotecario Urbano di Milano, in particolare il settore Innovazione, ci metta la testa, comprendendo il valore di queste iniziative spontanee e mettendoci la sua competenza a supporto, accompagnando nuove nascite e impegnandosi nel costruire reti, perché non restino monadi solitarie.

Su queste esperienze nate spontaneamente e sulla competenza aggiunta del Settore biblioteche di Milano, ho costruito un incontro  aggiungendo un  nuovo tassello, un interlocutore in grado di trasformare iniziative individuali spontanee in un rinnovato modello di abitare laddove più c’è bisogno che la cultura diffusa diventi strumento per realizzare coesione sociale e comunità dialogante: il gestore di condomini di Edilizia Residenziale Popolare del Comune di Milano, MM.

Un interlocutore che si è dichiarato disponibile a sperimentare l’introduzione di queste iniziative negli spazi di sua competenza, lontani dal centro città.

In quei quartieri dove i condomini di edilizia popolare, sono la forma edilizia più presente: piccole città, fatte di tanti appartamenti, con un tessuto connettivo interno trascurato e molti spazi commerciali vuoti o parzialmente utilizzati. La biblioteca di condominio  restituisce un significato collettivo alla funzione dell’abitare, per questo diventa ancora più utile e strategica la sua presenza lì, dove è più a rischio di perdersi. Il nome biblio-teche non è più sufficiente, o è perlomeno riduttivo, per raccontare la vocazione che questi luoghi possono e devono avere.

È una forma di condivisione di relazioni e di cultura diffusa che deve essere incoraggiata, e supportata, perché quando i numeri delle famiglie residenti superano il centinaio, più difficilmente l’iniziativa nasce spontanea. Chi gestisce questo patrimonio abitativo sa che è possibile se non è iniziativa preconfezionata, ma frutto di percorsi anche partecipati dagli inquilini e non solo. C’è un mondo da coinvolgere, a partire dai custodi sociali, dal sindacato inquilini, dalle associazioni che sviluppano la loro attività sul territorio, perché proprio all’interno dei condomini popolari nascano luoghi di relazione, incontro e di aggregazione come le biblioteche.

Tutti gli strati sociali e le diverse fasce generazionali possono essere coinvolte nella gestione di questi spazi. La sperimentazione del 2015 del Comune di Milano, che ha assegnato tramite bando a giovani, alloggi popolari minimi a costi calmierati a fronte di una disponibilità di ore per il volontariato di vicinato, può essere una delle strade da percorrere, estendendola a più alloggi e includendo il volontariato culturale in spazi collettivi. Così come l’affidamento degli spazi a piano terra ad artigiani e associazioni che a loro volta possono essere coinvolti nel tenere vivo uno spazio di aggregazione aperto a tutti gli inquilini.

Tante le possibilità.

L’apertura di MM e del Comune di Milano deve tradursi da promessa a impegno a sperimentare, supportando, anche con la comunicazione, quelle esperienze in embrione che sopravvivono con le proprie forze e contemporaneamente dando vita a nuove biblioteche condominiali, una per zona, in condomini ERP di proprietà comunale gestiti da MM, sfruttando spazi esistenti e non utilizzati al piano terreno e destinati a usi commerciali. Sperimentazione che può diventare modello anche per Aler e per le cooperative edificatrici, che, anche negli stabili di nuova costruzione possono pensare a uno spazio espressamente dedicato a questo scopo.

Con un po’ di coraggio, e fiducia, consapevoli che magari qualche libro in più entrerà nelle case, qualche conoscenza da buongiorno e buonasera in ascensore, si trasformerà in amicizia, qualcuno si sentirà meno solo, e qualcun altro, più intraprendente, avrà voglia di varcare i cancelli e far conoscere quella bella esperienza anche agli altri del quartiere.

 

Paola Bocci
Presidente Commissione consigliare Cultura Comune di Milano

 

 



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