27 luglio 2016

M4, SCALI, POST EXPO: GLI ESAMI A SETTEMBRE

Le ferie inquiete di qualcuno in Giunta


Ci voleva il provvido Cantone per scoperchiare la pentola della M4 e il pasticcio delle incompatibilità e dei conflitti di interesse, ma c’è anche altro. Tutto quello che i giornali hanno scritto in questi ultimi giorni, l’avevo anticipato su ArcipelagoMilano il 23 marzo scorso: circostanze storiche, cifre, personaggi. Resta il sospetto che si sia voluto rinviare la “scoperta” per lasciar correre il tempo, chiudere Expo, eleggere il nuovo sindaco, nominare gli assessori e, per finire, non turbare gli equilibri di Governo andando a “sfrucugliare” una vicenda, che nel suo tortuoso cammino aveva visto tra gli attori anche Maurizio Lupi, presente al calo della prima talpa a Linate, ministro delle Infrastrutture dal 2013 al 2015 con Letta e poi con Renzi, personaggio ciellino influente a Milano ai tempi della Moratti e dell’assessore all’urbanistica Masseroli e ora comunque in quella fragile maggioranza che conosciamo.
imageTutti dunque sanno o sapevano. Nei momenti decisivi della vicenda troviamo anche Giuseppe Salatra il 2009 e il 2010 e quel discusso personaggio finito agli onori della cronaca giudiziaria che è l’ingegner Giuseppe Acerbo, suo collaboratore, un’assidua presenza a vario titolo nei ranghi comunali durante la vicenda M4 e, per ironia della sorte, insignito dell’Ambrogino d’oro.
Il suo merito di allora fu quello di aver fatto passare il progetto Botta di risistemazione del Teatro alla Scala come banale variante di un progetto precedente, tutto diverso ma, se non ricordo male ad anni di distanza, consentendo di non rifare l’appalto già assegnato al raggruppamento di imprese guidato dal Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna. Paese di navigatori.
Le cronache di questi ultimi giorni ricordano che la delibera di Giunta, fortemente voluta dall’assessore Maran e dalla maggior parte della Giunta, trovò l’opposizione di Ada Lucia de Cesaris, allora assessora all’urbanistica e di Francesca Balzani, assessora al bilancio. Inascoltate. Dunque di tanta inspiegabile pervicacia l’unico responsabile fu proprio Maran. Perché? Perché anche contro il parere di un autorevole tecnico del Comune come l’ingegner Tarricone?
Le ragioni delle oppositrici in Giunta erano tutte legate all’eccessivo onere economico che il Comune si stava accollando e forse anche per gli oneri che il Comune committente si sarebbe dovuto accollare in merito agli interessi passivi sul finanziamento, congrui al momento dell’offerta, anni prima, ma assolutamente fuori mercato nel 2014.
Peggio vanno le cose se guardiamo a com’è stato condotto l’avvio dei cantieri in città.  Dal 2011, anno di insediamento della Giunta Pisapia, si conosceva perfettamente il progetto, il tracciato e le interferenze con il traffico veicolare e pedonale e, per finire, gli ostacoli inevitabili alle attività commerciali. Perché si sono aspettati anni ad avvertire i semplici cittadini e i commercianti? Perché costringerli a organizzarsi in comitati di difesa? Perché obbligare in questo modo il Comune a indennizzi che si sarebbero potuti evitare consentendo ai commercianti di spostare altrove le loro attività per tempo e oculatamente?
Ma la domanda chiave è un’altra, e qui rimando ancora al mio articolo di marzo: perché tra i due progetti rimasti in gara non si è scelto quello dell’Impresa Pizzarotti che aveva un assai minore impatto negativo sulla città, vista la tecnologia usata?
Perché questa valutazione non è stata lasciata a MM, oggi estromessa, che meglio di chiunque altro conosce Milano e i suoi problemi? Chi li ha scelti e chi sedeva intorno al tavolo delle trattative con gli attuali concessionari? Qual era il livello di preparazione di questi interlocutori sia sul piano tecnico sia finanziario? Perché l’assessore di allora alla mobilità, siamo nel 2011, non ha nominato una commissione per un prudente riesame dell’intero progetto che sarebbe stato il più importante della nuova Giunta? Adesso i buoi sono scappati e solo per merito di alcuni comitati si è provveduto a operazioni di attenuazione degli inconvenienti, sopratutto in materia ambientale. M4, un’operazione di successo!
C’è molto ancora da scavare, perché ogni volta che si prendono in mano le carte di quella vicenda ci si pongono nuove domande, soprattutto in materia di intrecci di interesse, per alcuni il sale della vita, per altri una dannazione nazionale.
Per venire agli altri punti dolenti della ripresa di settembre, guardiamo agli scali ferroviari, al loro destino e al nuovo ruolo di Maran come assessore all’Urbanistica. In una recente riunione, presenti molti esperti e docenti universitari, ha ribadito la sua volontà di concludere un accordo con le Ferrovie sulla falsa riga di quello non ratificato dal Consiglio Comunale. Molti i pareri contrari ma, tra le righe, una stupefacente affermazione: “dobbiamo pensare la Milano del 2030!”. Ma come? Adesso? Ma chi si candida a governare la città non dovrebbe aver chiaro almeno quello? Tutta una campagna elettorale alle spalle e ci si fa ancora questa domanda? Spero proprio che non sia così: ci dia la “sua” visione e capiremo se saranno cinque anni di dissenso, di discussione o di consenso. Per favore, però, non ricominciamo la melina dell’“ascolto”.
Ultimo, ma non certo per importanza il dopo Expo, Human Technopole e dintorni: per il momento, e sono passati 9 mesi, una gestazione diremmo normalmente umana, adesso aspettiamo con ansia il parto. Il Governo, in altre faccende affaccendato tra referendum e legge elettorale, sembra meno caldo.  Di che sono lastricate le vie della politica italiana?

Luca Beltrami Gadola



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