25 luglio 2016

ACCOGLIERE I MINORI MIGRANTI, A MILANO

"Emergenze sostenibili", una vera strategia pensando al loro futuro con noi


Emergenze Sostenibili è un progetto che per tre anni si è occupato dell’accoglienza dei Minori Stranieri non Accompagnati presenti sul territorio milanese: due consorzi, due fondazioni, un’associazione, sette cooperative sociali del non-profit milanese; ciascuna organizzazione con la propria storia, con la propria metodologia di lavoro, con la propria identità, ma con valori e obiettivi comuni. Soprattutto un gruppo di operatori sociali il cui lavoro quotidiano è quello di saper leggere e riconoscere le trasformazioni sociali urbane e i bisogni delle persone, per progettare, realizzare e promuovere servizi e interventi capaci di intercettare la domanda sociale emergente.

imageL’incontro è stato con uno dei bisogni sociali più complessi delle società contemporanee: l’integrazione dei migranti e in particolare dei giovani adolescenti migranti, quelli che il linguaggio legislativo-normativo definisce MSNA, Minori Stranieri Non Accompagnati (1). Si tratta di adolescenti che partono soli dai propri paesi di origine, alcuni mossi da necessità economiche, altri da guerre e persecuzioni, spinti dal desiderio e dalla speranza di emancipazione.

Il mondo globale è globale per tutti e nel mondo globale le persone si muovono, si spostano, viaggiano. Le motivazioni son per tutti le stesse: cercare una vita migliore di quella che si vive. La pulsione a migrare è una pulsione che appartiene al genere umano in quanto tale e se si fugge da povertà o conflitti questa pulsione diventa irresistibile. Gli adolescenti migranti partono e cominciano un viaggio che nessuno di loro sa come terminerà. Hanno dalla loro una forte determinazione e un “mandato migratorio” da parte della loro famiglia e delle loro comunità.

Negli ultimi anni, il Comune di Milano, come tanti altri Comuni italiani, si è trovato nelle condizioni di dover organizzare l’accoglienza di persone provenienti dalle parti più mortificate del mondo. Quella in corso è la più grande migrazione dalla fine della seconda guerra mondiale e la migrazione dei minori soli è il flusso in maggior crescita. Il progetto Emergenze Sostenibili nasce quindi dalla necessita e dal proposito di offrire a questi ragazzi un’accoglienza innanzitutto dignitosa e rispettosa dei dettami giuridici, troppo spesso elusi, quali la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, dove all’articolo 6 viene sancito il diritto del minore “alla sopravvivenza e allo sviluppo”.

Con il progetto Emergenze Sostenibili abbiamo prioritariamente cercato di trovare luoghi di accoglienza per questi ragazzi. Per noi “come e dove abitiamo” è un elemento che ben caratterizza la nostra idea di comunità territoriale. Nessun grande centro di accoglienza che genera paura, diffidenza e isolamento, ma l’abitare diffuso in appartamento o in piccole strutture comunitarie, come leva principale di un modello d’integrazione inclusivo e integrato. Il valore di essere 12 organizzazioni ha permesso di costruire in tempi rapidi, la rete di appartamenti che hanno in questi anni accolto i ragazzi, appartamenti distribuiti nelle varie zone cittadine, dal centro alla periferia di Milano.

La forma che diamo al nostro abitare, come ricorda bene in una recente intervista lo scrittore Gianni Biondillo, è condizione necessaria ma non sufficiente a garantire “dinamiche d’inclusione sociale” per gli abitanti. Bisogna poi riempire di contenuto i legami personali e sociali delle persone e a farlo non possono essere che progetti di natura culturale che riempiano di nuovi “significati” l’aggregazione e la coesione tra cittadini. L’accoglienza abitativa è solamente una parte di un progetto di vera e propria integrazione sociale, capace di sostenere percorsi virtuosi per la costruzione delle nuove convivenze nei territori e nei quartieri della nostra città.

Emergenze Sostenibili ha accolto e accompagnato verso l’autonomia più di cinquecento ragazzi di un’età compresa tra i 16 e i 18 ani. Al momento, ci sono 137 ragazzi accolti nelle nostre realtà. I ragazzi che sono usciti dal progetto hanno, nella stragrande maggioranza dei casi trovato la propria strada: hanno un lavoro, una casa, dei legami affettivi e una rete sociale. Sono le storie di “successo” dei ragazzi e delle persone che hanno incontrato durante il loro faticoso percorso di crescita che ci fanno ben sperare e affermare che l’integrazione non solo è ammissibile, ma possibile.

L’approccio che abbiamo utilizzato e quello della prospettiva transnazionale che guarda alle migrazioni come esperienze di globalizzazione dal basso (Ambrosini 2008). Per noi l’integrazione non è quindi un processo di assimilazione, ma piuttosto di costruzione di relazioni che rispettino le differenze, le sappiano valorizzare e allo stesso tempo sappiano costruire regole comuni di convivenza.

Milano, come tante altre città europee, e una metropoli multietnica. Basta girarne le strade, i negozi, i parchi, i palazzi per rendersene conto. Ora dobbiamo decidere se l’incontro tra le differenze e le diversità culturali è un processo che vogliamo sostenere, favorire e governare, oppure se vogliamo lasciarlo alla casualità dei processi sociali o alla buona fede delle persone. Da operatori, educatori assistenti sociali che da anni operano sul territorio cittadino diciamo che senza dubbio alcuno questo laissez-faire non è una scelta possibile. La complessità delle nostre società è tale per cui l’integrazione non può compiersi senza un intervento attivo dei soggetti pubblici, del Terzo Settore, della società civile.
Se l’integrazione non viene governata e accompagnata, viene a crearsi quella che Durkheim definiva “anomia”, cioè l’assenza di regole sociali condivise ed accettate che regola il vivere comune, oppure può dar luogo alla proliferazione di tante comunità culturali autosufficienti, autoregolate e spesso in conflitto o in competizione tra loro.
Alla fine di questi tre anni, due apprendimenti si sono rilevati particolarmente significativi. Primo: occuparsi di integrazione sociale significa occuparsi del territorio e del benessere di chi lo abita, sia di chi viene accolto sia di chi accoglie. Secondo: non c’e processo più “partecipato” di questo. Per promuovere quartieri e comunità multiculturali è necessario agire in un’ottica sistemica, chiamare in causa i diversi settori delle politiche pubbliche, la cui frammentazione ha bisogno più che mai di essere ricomposta.

L’integrazione è un processo politico, sociale, culturale e pedagogico che, se adeguatamente governato, può diventare una grande occasione per ripensare e migliorare il nostro modo di vivere insieme. Pensiamo che l’esperienza di Emergenze Sostenibili contenga lezioni preziose sia per gli operatori che lavorano con adolescenti migranti, sia per i normali cittadini che vogliono rapportarsi al fenomeno migratorio senza pregiudizi.

Silvia Bartellini
(1) In base al regolamento del Comitato per i minori stranieri e definito “Minore Straniero Non Accompagnato” il ragazzo con età inferiore ai 18 anni non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione Europea, che si trova in Italia privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti responsabili della sua tutela.

Questo articolo riprende gran parte della prefazione al volume Un’emergenza sostenibile di Alex Foti, edito da Mimesis



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