22 giugno 2016

BEPPE SALA QUALE SINDACO?

I poteri per una grande città


Abbiamo il nuovo sindaco, bene. Calano anche se di poco gli elettori e rimane sul tavolo il problema della rappresentatività, il favore di un milanese su quattro è poco. Andiamo oltre, anche se per qualche giorno saremo bombardati dagli esperti in analisi sociologiche, antropologiche, sondaggisti vari e dichiarazioni politiche a tutto campo di chi ha perso ma è come se avesse vinto, di chi ha vinto ma non ammette di non essere l’unico artefice della vittoria. “As usual” e a futura memoria per gli alleati di nuove battaglie.

01editoriale23FBInvece il tormentone sul collegamento tra queste amministrative e il prossimo referendum costituzionale ci accompagnerà per mesi, fino all’autunno; è dunque meglio mettere le mani avanti con qualche riflessione perché, alla fine, del nuovo sindaco e del suo ruolo si finirà col dover parlare: una cosa seria per l’agenda al futuro.

Il Disegno di legge costituzionale n°1429-D, il Renzi-Boschi per essere chiari, che tante discussioni ha animato e animerà, tra comitati del sì e quelli del no, secondo alcuni è un arretramento verso un autoritarismo pericoloso per altri è un passo avanti verso una governabilità agile e dinamica. (modifiche dell’art. 55). L’argomento dei risparmi di spesa con la riduzione del numero dei senatori e il loro “gratuito volontariato” è stato abbandonato perché risibile.

La vera obiezione è che se si fosse voluto fare qualcosa di veramente innovativo, agile e dinamico, e uscire dal recinto della vecchia politica e delle riforme “perché sì”, bisognerebbe andare anche a rivedere tutta la parte riguardante gli organismi periferici di governo, in quanto istituzioni, e il loro rapporto con l’ambito territoriale che li concerne, con un obiettivo di riorientamento della materia costituzionale agli obbiettivi della crescita sociale, culturale ed economica dei prossimi anni.

Se è vero che tutto è legato al PIL, anche se è ripugnante, e aspettando che il BES (Benessere equo sostenibile) prenda il sopravvento, prendiamone atto e regoliamoci di conseguenza. PIL e aumento della produttività fanno parte dello stesso discorso e, ovviamente, dei discorsi di rapporto tra noi e la UE. L’aumento del PIL vuol dire crescita della ricchezza del Paese ma non dimenticando che questa ricchezza perché sia dinamica va distribuita diversamente.

Allora possiamo cominciare a ripensare alla ragion d’essere delle Regioni a Statuto speciale, tanto debitrici all’ansia postbellica per il separatismo o ai confini geografici delle Regioni, frutto di cartografia politica ottocentesca, ovviamente non orientata alla dinamica economica di un Paese industriale ancora non nato.

Possiamo poi passare ai poteri delegati alle Regioni e alle leggi sull’amministrazione locale, frutto in un passato recente di un desiderio autoritario di chi in quel momento pensava soprattutto alla propria autoriproduzione politica. Le leggi che presiedono al governo locale, in nome di una presunta stabilità sembrano fatte contro le collettività locali e i loro organismi rappresentativi. In questo scenario un ruolo particolare l’avranno i rapporti tra Stato e comunità locali: Comuni e Città Metropolitane, Milano in primo luogo.

L’ha avvertito anche Ilvo Diamanti in un recentissimo articolo a caldo sui risultati elettorali: i rapporti tra Stato e collettività locali è in discussione, oggi è asimmetrico e squilibrato e non rispecchia il dato di fatto ossia che  la Città è il luogo nel quale tutto accade, tutto si produce, tutto si consuma, tutto è declinato al futuro a cominciare dai rapporti sociali e politici. L’avvenire dell’Europa, dei suoi Paesi ma persino del mondo è nelle mani delle città e di chi le governa.

Ma quali sono i poteri del sindaco? Con quali poteri piovuti dall’alto si confronta?

Ha a che fare direttamente o indirettamente, per ragioni strumentali, con tutte le strutture gerarchiche del potere centrale che governano la città, dal prefetto, al questore, al procuratore capo, senza dimenticare l’intendente di finanza o il capo compartimento delle ferrovie: tutti poteri non elettivi. E a sua volta svolge funzioni di autorità locale del potere centrale (responsabilità della salute pubblica, vigilanza sull’ordine pubblico, tenuta dei registri dello stato civile, ecc.).

Come capo della comunità la patrocina, la promuove, la interpreta, la rappresenta: deve avere la forza per curarne gli interessi, promuoverne lo sviluppo, tutelarne le specificità nei confronti dello Stato. Un sindaco “sindacato” deve dotarsi di strumenti e poteri adeguati nell’interesse della sua comunità ma anche del Paese, se è vero, ed è vero, che il ruolo delle città e il loro peso sono profondamente mutati.

Cities are where the future happens first“, sulla base di questo assunto le maggiori città mondiali si alleano per condividere le sfide, creando reti e diplomazie che bypassano i governi centrali: si pensi al C40 Cities Climate Leadership Group, City Protocol, Eurocities, al Food Policy Pact promosso da Milano sviluppando il tema di Expo.

Un protagonismo che pone i sindaci (e le comunità che rappresentano) interlocutori inter pares, formalizzando una democrazia orizzontale (globale) che tiene testa ai rapporti tra Stati e organismi sovranazionali.

Beppe Sala che sindaco sarà?

Luca Beltrami Gadola e Giulia Mattace Raso

 

 

 

 



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