11 maggio 2016

RI-FORMARE MILANO: GUARDARE ALLE AREE IN DEGRADO E ABBANDONO

Un serbatoio di progetti per la città


L’attenzione per gli spazi urbani in stato di degrado e abbandono è sempre più oggetto delle attività di ricerca e progetto e dell’azione pubblica. Si sommano in questo la consapevolezza della necessità del contenimento del consumo di suolo, la crisi che ha modificato in parte il campo di intervento degli operatori economici del settore delle costruzioni e la dimensione degli interventi, una crescente domanda di opportunità abitative e di lavoro in contesto urbano. D’altra parte i casi, numerosi e diffusi, di inutilizzo e abbandono sono causa di degrado in sé ma anche per gli effetti negativi che proiettano all’intorno e quindi sollecitano l’intervento di politiche pubbliche che tendano a rimuovere elementi di insicurezza e bassa qualità del contesto.

03morandi17FBDiverse città hanno messo in atto programmi di mappatura del degrado finalizzati alla conoscenza del fenomeno e alla promozione di attività progettuali per il recupero degli spazi in abbandono. A Parigi si chiude in questi giorni una mostra al Pavillon de l’Arsénal dove sono stati presentati i risultati del concorso Réinventer Paris, un’iniziativa attivata nel novembre 2014 per sollecitare progetti innovativi negli usi e nella forma, cantierabili in tempi brevi, per 23 aree o edifici di proprietà pubblica. A Madrid il gruppo Urban networks con l’Università San Pablo CEU ha individuato, attraverso una mappatura sistematica e analitica che ha riguardato il distretto centrale della città, circa 1000 tra edifici e lotti in degrado o inutilizzati con l’obiettivo di valutare il Valor del vacio – questo è il nome della ricerca – dal punto di vista urbanistico ed economico, quantificando quest’ultimo in 12 miliardi di euro. A Barcellona un sistema di dati territoriali registra e mappa in modo dinamico la situazione dell’inutilizzo e dell’abbandono attraverso le segnalazioni dei cittadini.

In questo quadro e negli stessi anni si inserisce l’iniziativa didattica Ri-formare Milano, avviata per iniziativa di Ilaria Valente, preside della Scuola di Architettura e Società, ora Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni, e dall’assessora all’Urbanistica, Edilizia privata e Agricoltura Ada Lucia De Cesaris e confermata dall’attuale assessore Alessandro Balducci, per coinvolgere laboratori di progettazione e corsi teorici e applicativi nella costruzione di proposte per la riqualificazione di aree e immobili in stato di degrado e abbandono. Dopo una prima selezione di aree nel settore est della città, oggetto del lavoro di decine di docenti e migliaia di studenti, sono stati e sono i casi scelti tra quelli presenti nel Monitoraggio ricognitivo degli edifici e delle aree in stato di degrado e inutilizzo predisposto dal Comune di Milano ed esteso all’intera città.

I progetti hanno coperto, con approcci diversi per taglio disciplinare e per soluzioni immaginate, un numero significativo delle aree censite nella mappatura comunale, cercando di rispondere alla domanda di trasformazione sollecitata da alcuni temi rilevanti per la città: l’apertura dei grandi recinti specializzati (industrie, caserme, scali, attrezzature urbane); il recupero dei frammenti di tessuti e dei vuoti che compaiono a testimoniare processi di trasformazione diffusa, nelle zone centrali e nelle periferie (attività produttive dismesse o residui spazi rurali); la riapertura di edifici – spesso “dismesso d’autore” – condannati (forse temporaneamente) dai cambiamenti nelle pratiche d’uso e di consumo della città o dalla necessità di adeguamento alle normative edilizie, come i cinema o i mercati di quartiere; blocchi di uffici abbandonati, anche se recenti, perché male localizzati e male costruiti.

Attraverso questi esercizi, che nell’insieme costruiscono uno scenario di opportunità, fatto di alternative legate alla possibilità di esplorare, pur con margini di libertà, delle situazioni reali, si è confermata la centralità della questione del progetto sul costruito proponendo un nuovo ciclo di vita (spesso con funzioni e soluzioni innovative, testimonianza dell’attenzione ai cambiamenti sociali e culturali nell’uso della città) per piccole o grandi parti urbane e confrontandosi sul rapporto tra tessuto storico e progetto contemporaneo.

Obiettivo dell’iniziativa didattica, realizzata e arricchita nel tempo con accordi oltre che con il Comune di Milano anche con l’Ordine degli Architetti e con il Centro Sperimentale di Cinematografia – sede Lombardia, è produrre dei materiali di riflessione e confronto sul progetto dell’intervento sul costruito a Milano e nella città metropolitana che siano comunicabili anche al di fuori del contesto accademico: come si è fatto con le mostre (alla Triennale, all’Urban Center, nella Scuola di Architettura, allestite da Barbara Coppetti) con la produzione di materiali multimediali da utilizzare in varie sedi e occasioni, con la realizzazione del sito www.riformaremilano.polimi.it come archivio in progress dei progetti e delle altre attività.

Infatti nelle nostre intenzioni, citando Alberto Ferlenga nel piccolo catalogo di presentazione della mostra in Triennale, “intervenire sul vasto patrimonio di aree e costruzioni fuori uso non è solo una esercitazione accademica. Sottrarre i luoghi alle trasformazioni occasionali per considerarli nel loro insieme rende possibile guardare ai valori perduti, immaginare, attraverso i progetti dei più giovani, una città nuova che sulla vecchia appoggi fortemente le sue radici”.

 

Corinna Morandi
Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano

 



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