4 giugno 2015

LIBERALIZZIAMO LE TANGENTI


Nel 1822 l’American Colonization Society, costituì presso capo Mesurado in Africa una prima colonia di neri liberati in America: alla nuova nazione fu dato il nome Liberia. Il gruppo di ex schiavi divenne la classe dirigente del nuovo Stato, che come primo atto decise di mantenere il sistema schiavista a opera degli ex schiavi stessi, che invece di eliminare un’ingiustizia preferirono svilupparla a proprio vantaggio.

09cingolani21FBNel 1992 a Milano iniziò Mani Pulite, che mostrò agli italiani come funzionava la corruzione, come si truccava una gara, come si veniva concussi, come gli ex schiavi impararono la lezione dello sfruttamento, così gli italiani perfezionarono ciò che non sapevano della corruzione, che adesso dopo più di vent’anni, non solo è più sviluppata che mai, ma dilaga anche nelle piccole cose di tutti i giorni.

“Quanto c’è per me?” è diventata la domanda più frequente rivolta a un intermediario di qualsiasi bene e servizio, sia esso un servizio di pulizia o una polizza assicurativa: domanda rivolta in egual maniera da amministratori pubblici e privati.

La corruzione in questo paese è endemica, nasce e si consolida con il processo unitario, il primo scandalo è del 1867 con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, per non parlare di quello della Banca Romana che rischiò di mettere in discussione la stabilità monetaria del nuovo stato.

Anche durante il fascismo, che una certa vulgata cerca di rappresentare come un periodo meno corrotto, non mancavano le occasioni, a tal proposito è interessante leggere quanto scriveva un osservatore esterno, come l’addetto militare giapponese Mitsunobu venuto a Roma in seguito al patto Tripartito: “… è concetto generale in Italia che i funzionari del Governo, le gerarchie e i funzionari del Partito si arricchiscono sempre. Si chiamano intelligenti quelli che ingannano la legge a loro profitto, comprano grandi terreni, costruiscono belle ville, intascando il denaro pubblico. In Italia esistono sentimenti in contrasto tra le differenti regioni e tutti cercano solo l’interesse personale. Ho l’impressione che gli italiani non abbiano il senso della responsabilità, dicono sempre “non è colpa mia” si sforzano di giustificarsi, senza scusarsi o riconoscere la loro responsabilità … ho qualche dubbio sulla fede degli italiani“.

Visto che non è cambiato niente, anzi è peggiorato tutto, cosa si può fare a più di venti anni da mani pulite? Un mezzo potrebbe essere quello di limitare fortemente l’utilizzo del cottimo fiduciario, cioè la possibilità di dare appalti senza gara. Infatti, nell’ordinamento italiano il cottimo fiduciario è una modalità di acquisizione di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, rientrante tra le cosiddette procedure in economia, semplificate rispetto alle procedure ordinarie. Può essere utilizzato per l’affidamento di un appalto pubblico di lavori, forniture o servizi a un imprenditore o, più in generale, a un operatore economico (il cottimista). Professionali uffici tecnici riescono a scorporare un appalto in tanti piccoli moduli da poter affidare senza gara, per poi ricostruirli durante la realizzazione dell’opera.

Anche per le assicurazioni, visto che il cottimo fiduciario viene applicato anche per i servizi, funziona così, valenti tecnici, che potrebbero lavorare come underwriter dei LLoyds, tale è la loro professionalità, scorporano garanzie, durate e scadenze, che poi i soliti broker prestigiosi collegano con polizze complementare con diverse compagnie, il tutto con coperture perfette e diversificate. Viva il libero mercato.

Sui servizi sociali poi la pratica è diffusa e apparentemente difficile da controllare perché fondazioni, onlus, enti religiosi, cooperative sociali hanno una dispensa di presunta autorevolezza morale che le salvaguarda, anche se lo scandalo di Roma dovrebbe insegnarci qualcosa.

Bisogna evitare che si possano vincere gare al “massimo ribasso”, con importi che vengono poi regolarmente modificati in aumento con “le varianti in corso d’opera”, durante lo stato di avanzamento dei lavori. L’abuso del cottimo fiduciario, e della” variante in corso d’opera” trasferiscono la corruzione nello scambio tra i subappaltatori e gli altri soggetti economici, in un ambito in cui spesso la politica diventa un interlocutore complementare.

All’interno di queste scelte politiche ci vorrebbe una battaglia culturale positiva, in particolare tra i giovani. In un mondo di furbi parlare in negativo delle tangenti non avrebbe molto successo, ma dare un valore a un lavoro ben fatto, con un riconoscimento reale al merito sarebbe già qualcosa, a cominciare dalla scuola.

Oppure, si potrebbe fare una scelta, di “limitazione del danno” più in linea con il sentiment di un paese cattolico sempre pronto a perdonare tutto, cioè liberalizzare le tangenti. Sembra che Valletta, presidente della Fiat dicesse che un direttore dell’ufficio acquisti che rubava il 20% era onesto, anche lui pensava a un franchigia e parlava del privato.

Si potrebbe riconoscere l’80% di appalti di beni e servizi a soggetti ben identificati: fondazioni, ogni partito e corrente ne ha almeno una, cooperazione, rappresentanze religiose; li facciamo diventare stakeholder. Il rimanente 20% verrebbe riservato ai bravi, agli innovatori e gli onesti. Questo 20% sarebbe in grado, in base alla competizione vera, di produrre eccellenze. Stesso criterio per le assunzioni pubbliche.

Sarebbero i nuovi 1000, pronti a salpare in questo nuovo mare per rifare l’Italia. Dopotutto era il criterio adottato in Rai, nella prima repubblica e dei buoni risultati li aveva ottenuti. È un provocazione? Sì, forse, ma se non facciamo così ci prenderemo in giro per altri 150 anni.

 

Massimo Cingolani



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