11 marzo 2015

MILANO COSA VUOL FARE DA GRANDE? DI CHI È LA GOVERNANCE?


Il territorio della città metropolitana di Milano è un sistema eterogeneo, a densità variabile e in continua trasformazione, dove le forme urbane più compatte si sono progressivamente trasformate in sistemi complessi e multipolari, nei quali l’unico elemento di continuità è rappresentato dalle reti di mobilità.

È uno spazio metropolitano tipico delle società occidentali contemporanee che hanno visto l’esplosione dei principali centri urbani e una progressiva, e spesso scomposta, antropizzazione di nuovo suolo. Se Max Weber enfatizzava il ruolo delle città quali luoghi di integrazione socioculturale e di crescita economica (“l’aria di città vi farà liberi“) oggi sono le aree metropolitane i principali laboratori per l’innovazione e lo sviluppo.

02righini10FBÈ quindi fondamentale ripartire da questa prospettiva territoriale per ridefinire un sistema di governo locale innovativo che possa contribuire al rilancio della regione urbana milanese, che rappresenta la realtà metropolitana più strutturata in Italia, anche sfruttando l’occasione dell’evento di Expo2015.

La riforma Delrio, che ha istituito le città metropolitane, attribuisce a esse un ruolo strategico per lo sviluppo delle comunità e dei territori metropolitani, crea massa critica sufficiente per consentire loro di competere a livello nazionale e internazionale. Per poter essere il “motore” di questo processo è necessario, però, che i nuovi enti abbiano un’effettiva e forte leadership sul territorio, così da promuovere attive e propositive sinergie territoriali.

Molte ricerche internazionali, in particolare quelle elaborate dall’OCSE, da oltre un decennio sostengono che la qualità del futuro delle aree metropolitane dipenderà dalla capacità di governance pubblica che sapranno esprimere in quanto sarà l’elemento fondamentale per promuovere uno sviluppo in grado di garantire che l’aumento della competitività economica sia integrato con politiche attente ai temi di sviluppo sociale e ambientale, al fine di creare territori con elevati livelli di qualità complessiva della vita.

Dello stesso orientamento sono le indicazioni che arrivano dall’Unione Europea, dalla Carta di Lipsia del 2007 al documento Cities of Tomorrow del 2011, in cui viene attribuita una sempre maggiore attenzione al tema delle politiche urbane. L’Agenda urbana, insieme all’Agenda digitale, è parte integrante della strategia Europa 2020, con un ruolo determinante attribuito proprio ai contesti urbani/metropolitani.

Ciò che appare evidente è che oggi, con una riforma del titolo V ancora in discussione, è complicato capire l’esatta allocazione di competenze e risorse in capo ai nuovi enti (città metropolitane ed enti di area vasta) in un quadro in cui si fatica a dare forma e struttura a un sistema delle autonomie locali alternativo rispetto al precedente.

In questo contesto però, il potenziale della riforma Delrio appare al palo e la possibilità, per le principali aree metropolitane così come per le forme di cooperazione intercomunale previste dalla legge, di innovare la propria tradizione amministrativa, incerta e in affanno. Dall’approvazione della riforma Delrio i dibattiti sulla città metropolitana milanese sono per lo più stati incentrati sulla forma istituzionale del nuovo ente, forse investendo troppo poco nell’elaborazione di un progetto per il futuro del territorio. Ora però, a consiglio metropolitano insediato e a statuto approvato è giunta l’ora, per Milano, di decidere “che cosa fare da grande”.

È tempo di elaborare un’agenda di sviluppo per discutere delle politiche, per sviluppare un progetto per la città e per la comunità metropolitana. L’ambiente, il territorio, la casa, le infrastrutture, il welfare, l’economia, le vocazioni funzionali dei territori devono diventare argomenti di discussione, di confronto e di proposta per far crescere, anche nei cittadini che non hanno seguito da vicino il percorso costitutivo del nuovo ente, il senso di appartenenza a un’unitaria comunità di scala metropolitana.

L’elaborazione del Piano Strategico da un lato e del Piano Territoriale Metropolitano dall’altro saranno, in questo senso, processi decisivi per comprendere che ruolo intende giocare la città metropolitana e se c’è la volontà di intraprendere un percorso strategico – programmatico che porti a costruire un quadro di principi e obiettivi per lo sviluppo di lungo periodo per tutta la regione milanese.

Per poter fare questo è fondamentale coinvolgere e coordinare gli stakeholders e la società civile nelle sue svariate forme (associazioni, organizzazioni no profit, organizzazioni non governative, sindacati, università, etc.) con l’obiettivo di delineare un quadro di valutazione per le decisioni politiche urbane e territoriali in corso e future che sia in grado di ricondurre alcuni singoli progetti urbani in discussione (due su tutti: la proposta di un nuovo stadio sull’area Portello e l’ipotesi di un campus universitario sulle aree Expo) in una visione complessiva di sviluppo che non può che avere un orizzonte metropolitano di medio-lungo periodo.

Da dove partire? Il Centro per l’Economia e Business Research ha condotto una ricerca sulla sostenibilità urbana, l’Arcadis Sustainable Cities Index 2015, che pone l’accento su tre indicatori: persone, impatto ambientale e sviluppo economico. Sono sette le città europee virtuose che appaiono in cima alla classifica con Francoforte al primo posto, seguita da Londra e Copenaghen. L’unica presenza italiana è Roma, che compare al 24° posto della classifica complessiva (trentaduesima per la qualità di vita delle persone, ottava per l’impatto ambientale sul pianeta e trentacinquesima per lo sviluppo economico).

Lavorare su quei tre indicatori, far guadagnare posizioni a Milano, anche prendendo spunto dai temi dell’Agenda Urbana europea, dovrebbe essere una priorità del nuovo piano metropolitano. Aumentare l’attrattività e la competitività del sistema economico prevedendo spazi adeguati e di qualità per nuovi cluster di ricerca e produzione, dare priorità ai progetti di trasformazione e di riuso degli spazi già urbanizzati, integrare le nuove localizzazioni insediative con scelte infrastrutturali per il trasporto pubblico, progettare nuove infrastrutture verdi in grado di connettere gi spazi aperti periurbani, mantenere un sistema di trasporto pubblico adeguato alle nuove esigenze di mobilità dell’intera regione, rafforzare la rete di interazione tra municipalità, associazioni, società civile e gruppi di interesse possono rappresentare alcuni ambiti sui quali investire a livello metropolitano per recuperare terreno, poter competere con le altre grandi città europee e “diventare grandi”.

 

Serena Righini



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