18 febbraio 2015

PIAZZA XXIV MAGGIO. UNA PIAZZA “MILANESE”. PECCATO


Tra qualche tempo, almeno per l’apertura di Expo, sia la Darsena sia Piazza XXIV Maggio dovrebbero essere sistemate ma anche oggi, incomplete, meritano alcune considerazioni, soprattutto per quel che riguarda la piazza. Come molte vicende milanesi anche questa parte da lontano, da un concorso internazionale bandito dal Comune di Milano nel 2004 che ha visto vincitori un raggruppamento composto dall’architetto Paolo Rizzato, l’architetto Sandro Rossi, la società Bodin et Associés, la società d’Appolonia S.p.A. e la società Manens Intertecnica S.r.l, al quale è stato dato l’incarico per la redazione dei progetti preliminare, definitivo ed esecutivo.

01editorialeo7FBCi sono voluti otto anni per arrivare all’approvazione del progetto esecutivo e solo nell’agosto 2013 i lavori sono cominciati e il progetto è stato preso in carico da Società Expo 2015. Perché questo lunga premessa? Perché nove anni sono molti nella realtà di oggi e molte cose sono cambiate nella società milanese e soprattutto nella sua percezione della vita cittadina, nei suoi aspetti di uso degli spazi aperti e dei rapporti tra pedoni, mezzi privati e mezzi pubblici.

La giuria era senz’altro competente e non voglio qui esprimere giudizi sul progetto vincitore che non finisce però di piacermi, soprattutto per la parte che riguarda il mercato coperto; così come non capisco perché si sia mantenuto e addirittura ampliato il chiosco della pescheria, esterno rispetto al mercato comunale: un mero ossequio a diritti acquisiti, la palla al piede del nostro Paese.

Ma di tutto l’insieme la parte meno convincente è proprio la sistemazione della Piazza XXIV Maggio nella parte verso Corso San Gottardo. Il bando stesso del concorso e di conseguenza tutti i partecipanti hanno guardato verso la Darsena e i caselli daziari e la Conca del Naviglio con un atteggiamento tipicamente duomocentrico, senza prestare grande attenzione
a quella parte di piazza che volge le spalle alla Darsena e guarda verso la periferia. Basta osservare i rendering del concorso pubblicati dall’Ordine degli Architetti o quelli di Società Expo SPA o del Comune per rendersene conto. Il nodo da sciogliere era, ed è, tipicamente milanese. Noi chiamiamo “piazze” nella maggior parte dei casi spazi destinati a essere solo svincoli di traffico: il problema di oggi è proprio farne invece delle piazze.

La soluzione proposta per Piazza XXIV Maggio è stata invece di accentuarne questo carattere di svincolo: corsie per il traffico su gomma e corsie per i mezzi dell’Atm limitati da alti cordoli e passaggi pedonali, aiuole dalle forme stravaganti e funzionali più al traffico che al paesaggio verde.

Mancano dunque tutte le caratteristiche della piazza: la complanarità della superficie, la mancanza di ostacoli per una libera circolazione pedonale, l’omogeneità della pavimentazione, un arredo urbano (pali, segnaletica, inserti vari) disegnato anche nel dettaglio e non casuale, un verde pensato in quanto tale e l’attenzione alle attività commerciali che si affacciano sotto i portici.

Anticipo, perché le immagino e le conosco, le obiezioni: Piazza XXIV Maggio ha comunque un problema di transito di flussi veicolari che va regolato. Si tratta invece di scegliere una gerarchia tra veicoli e pedoni e qualità della vita di questi ultimi. Non siamo la sola città al mondo che si è trovata ad affrontare questo problema e di solito altrove si è privilegiato il pedone e lo si poteva fare anche qui, cominciando a istituire una “Zona 30” (meglio una “Zona 20”) e dando la precedenza ai pedoni in questa parte della piazza, delimitando le corsie solo con dei segni superficiali sulla pavimentazione come le righe gialle e le righe blu. Si poteva fare e non si è fatto, ormai è tardi e non mi si dica che sarebbe stato un sogno non vedere le auto parcheggiate ovunque: l’arroganza e la disubbidienza degli automobilisti va vinta, la vita va migliorata.

Siamo la città europea leader per diffusione di interdittori del parcheggio selvaggio, catenelle, archetti e panettoncini. (Perché nessuno parcheggia sul sagrato del Duomo che pure è accessibilissimo?). Quel che si può ancora fare è risistemare l’arredo urbano come scelte, come posizione, come finiture, come progetto. Oggi, per quel che si vede, Piazza XXIV Maggio è all’insegna del mal fatto, della folle sovrapposizione di competenze, dello spreco d’inutili cordoli monumentali, di selva di pali, alcuni verde ramarro altri grigi, collocati a caso e con una varietà di pavimentazioni che ricordano la giubba di Arlecchino. Si è persa una bella occasione: dopo otto anni di dibattiti e scontri culturali e politici si arriva a una realtà che nega qualsiasi tentativo di cambio di passo nell’arredo urbano.

Luca Beltrami Gadola

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