18 febbraio 2015

LUIGI BERLINGUER A MILANO. LA SCUOLA DEVE CRESCERE, ANCHE CON LA MUSICA


L’uomo a cui Romano Prodi e Massimo D’Alema affidarono il Ministero della Pubblica Istruzione e dell’Università dal 1996 al 2002 era allora un entusiasta della Scuola e oggi il suo entusiasmo e il suo vigore sono immutati. L’animo e il piglio sono quelli di un guerriero del bene che vuole vincere la sua battaglia per la scuola pubblica italiana e le sue parole incarnano il messaggio che è stato di don Milani, scolpito per sempre nel vangelo laico della Lettera a una professoressa (1967): una scuola senza burocrazia, orientata al riscatto da ogni discriminazione sociale e emarginazione culturale, alla presa di coscienza e all’apprendimento per una cittadinanza attiva e consapevole nella società.

10bramante07FBLa funzione del buon educatore, per don Milani come per Luigi Berlinguer, è quella di trasmettere la gioia di vivere, di combattere e di conoscere; il maestro deve essere per quanto può profeta,scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso (…) e inculcare il piacere di sapere per non essere subalterni.

Ospite a Milano della tredicesima Giornata Europea dei Genitori della Scuola, Luigi Berlinguer è intervenuto sul tema Una scuola di qualità per tutti
e per ciascuno, ponendo come assunto principale la necessità di cambiamento: bisogna cambiare la scuola, perché l’impianto vecchio continua a resistere e fa perdere gran parte dell’energia! E fa questo appello al cambiamento, al superamento dell’ipercognitivismo, parlando da storico del diritto italiano e rivendicando il principio che la scuola di massa deve essere destinata a tutti e deve saper tutelare per tutti il bisogno interiore di crescere.

Rivendica a gran voce il diritto di tutti a imparare non solo a sapere, ma a capire, a scegliere, a diventare cittadine e cittadini e a vivere da protagonisti la propria esistenza. La scuola trascina avanti se stessa, con un apparato invecchiato in cui solo alcuni studenti eccellono, alcuni che sarebbero eccellenti comunque, anche in un’isola deserta! E intanto l’Italia sta perdendo opportunità di crescita culturale collettiva e terreno nella ricerca scientifica.

Non si può tardare oltre a spingere avanti il protagonismo discente, facendone la bandiera dell’autonomia scolastica che deve ancora svilupparsi compiutamente. Bisogna insegnare per problemi e non per epistemi, non fermarsi alla vernice delle nozioni e all’ipercognitivismo, che è soltanto conoscenza attraverso la trasmissione. Basta con una scuola iperlogocentrica, dove si educa la ragione, perché l’uomo e la donna hanno anche una parte destra del cervello: l’elemento primo del pensiero critico è l’immaginazione, la fantasia, la creatività. Molti ragazzi non sono portati per essere filosofi, ma hanno una prorompente creatività: per questo bisogna dare piena dignità all’arte a scuola. È paradossale che in Italia, la culla dell’arte, l’arte possa non essere considerata cultura.

Se entra la musica nella scuola, tutta la scuola è destinata a beneficiare di un radicale cambiamento. L’apertura all’arte porta con sé l’effetto Mozart: recenti esperimenti sulle viti di Montalcino, patria del famoso Brunello, attestano che persino l’uva arriva a maturazione prima e migliora la protezione da insetti patogeni, quando è coltivata al suono della musica di Mozart (1).

E in una scuola a indirizzo musicale (2) si conclude la giornata milanese dell’onorevole Berlinguer, che presenzia soddisfatto all’inaugurazione della prima aula bonificata acusticamente. C’è da sperare che questa iniziativa pionieristica possa far germogliare innovazioni nel campo ancora inesplorato del benessere acustico a scuola e che presto si rivelino i grandi effetti di cambiamenti finora inattuati, ma possibili (3).

 

Rita Bramante

 

 

(1) S. MANCUSO – A. VIOLA, Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, Giunti, 2013

(2) IC Cavalieri scuola primaria e secondaria a indirizzo musicale

(3) M. GLADWELL, Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti, Rizzoli, 2000.



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